La letteratura mondiale è ricchissima di storie d’amore, molte a lieto fine ma altre ancora terminano in maniera tragica. Si pensi ad esempio a Romeo e Giulietta in cui lei, vedendo lui morto, decide di suicidarsi per evitare di vivere senza il suo amato. Questo tipo di storie sono molto celebri nelle arti teatrali dove vengono rappresentate attraverso i drammi. In particolare, nella letteratura giapponese una scena di grande effetto è quella data dal fenomeno dello shinju, ovvero il doppio suicidio d’amore.
Il fenomeno dello shinju in epoca Tokugawa
Questo atto suicida è particolarmente in voga durante il periodo Tokugawa. In questa epoca infatti, i matrimoni non erano legami sentimentali creati dal reciproco amore che i due amanti provano l’uno per l’altro ma semplicemente degli accordi economici che si instaurano tra l’uomo e la famiglia della sposa. Questo tipo di rapporto portava gli uomini a ricercare una valvola di sfogo attraverso i quartieri di piacere dove si intrattenevano con prostitute, poteva succedere però, che da questi rapporti carnali si sviluppassero dei sentimenti tra le cortigiane e i loro clienti. Questo tipo di relazioni avevano delle pesanti ripercussioni a livello sociale e molto spesso non erano accettate, a meno che l’uomo non riuscisse a riscattare la donna pagando la sua libertà. Questo portava molto spesso al fenomeno dello shinju, in cui i due amanti si uccidevano contemporaneamente sperando di risvegliarsi nella Terra Pura e poter così godere del loro amore senza nascondersi. C’è da riconoscere che la pratica del suicidio nella cultura giapponese non viene condannata, anzi, più volte durante periodi di guerra i samurai praticavano il seppuku, ovvero lo sventramento: si lasciavano trafiggere dalla loro spada per evitare di finire vivi nelle mani dei nemici. Proprio come la pratica del seppuku quindi, anche il fenomeno dello shinju poteva essere un riscatto sociale per la coppia, che poteva liberarsi della gogna sociale e dimostrare apertamente il proprio amore agli occhi degli altri.
Lo shinju nel teatro giapponese
In epoca Tokugawa la scena del doppio suicidio d’amore divenne particolarmente popolare nelle arti teatrali, a tal punto che il governo del periodo fu costretto a vietare questo tipo di performance a causa del fatto che molte coppie utilizzavano il fenomeno dello shinju per tentare di rinascere e vivere felicemente il loro amore. In particolare tra i drammaturghi più famosi del Giappone, che misero in atto questo fenomeno nei loro drammi, ricordiamo Chikamatsu Monzaemon, autore di testi teatrali del Joruri e del Kabuki. Monzaemon spesso, narra fatti di cronaca del suo tempo, parla di quello che era il contrasto più sentito del tempo: quello tra giri e ninjo ovvero tra il senso del dovere e le passioni umane. Tra le sue opere più importanti che trattano il fenomeno dello shinju ricordiamo il Sonezaki shinju, ispirato a un doppio suicidio realmente accaduto. La trama narra la storia d’amore di un uomo già promesso in sposo a un’altra donna e una prostituta, l’uomo per amore della donna rinuncia al suo matrimonio e anche alla dote proveniente da esso, così i due amanti non possono fare altro che affidarsi allo shinju. Altro testo particolarmente affascinante è lo Shinju ten no amijima, questa volta però il fenomeno dello shinju si sviluppa in maniera diversa: i due amanti pur di non disonorare la dignità della moglie dell’uomo commettono un suicidio separato, sperando comunque di potersi amare in un’altra terra.
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