Die Brücke (Il Ponte) è un’avanguardia artistica che nasce in Germania il 7 giugno del 1905 dalla cooperazione di un gruppo di studenti di architettura Jugendstil: il fondatore Hermann Obrist, Fritz Bleyl, Erich Heckel, Ernst Ludwig Kirchner e Karl Schmidt-Rottluff. Nel 1906 si aggiunsero Emil Nolde, conosciuto per il suo naturalismo primordiale e Max Pechstein, e solo nel 1910 Otto Müller.
La nascita di Die Brücke a Dresda nel 1905: contesto storico e culturale
Die Brücke, insieme al gruppo del Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) sono ascrivibili all’Espressionismo tedesco, che prende le distanze dai precedenti movimenti artistici, più precisamente dall’Impressionismo, diffusosi tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. La Germania all’inizio del XX secolo stava vivendo un periodo di grandi trasformazioni sociali e politiche, caratterizzato da un rapido processo di industrializzazione e urbanizzazione, ma anche da forti tensioni sociali e da un crescente nazionalismo. In questo clima di incertezza e di crisi dei valori tradizionali, nacquero diversi movimenti artistici e culturali che esprimevano un senso di disagio e di ribellione nei confronti della società borghese e delle sue convenzioni.
La realtà raffigurata come un’impressione sognante, senza contorni, estesa ed astratta, leitmotiv degli impressionisti, aborrisce gli espressionisti che al contrario vi si immergono, rinnegando quella trasognata leggerezza. Il termine Espressionismo è stato coniato proprio per esasperare la dimensione emotiva delle loro opere, una manifestazione angosciosa e oppressiva, dettata dal pessimismo generato dal periodo storico in cui vivevano.
Il Manifesto di Die Brücke: un ponte verso il futuro dell’arte
Il pensiero fondante che ha accompagnato il movimento è espresso in una xilografia di Ernst Ludwig Kirchner, che riprende il nome del gruppo stesso, e ne rappresenta il vero e proprio Manifesto.
Con la fede in un’evoluzione, in una nuova generazione di creatori e di fruitori d’arte noi convochiamo l’intera gioventù, e in quanto giovani portatori del futuro intendiamo conquistare la libertà di operare e di vivere opponendoci ai vecchi poteri costituiti. È dei nostri chiunque sappia dar forma direttamente e senza falsificazioni a ciò che lo spinge a creare.
(Programma de Il Ponte, 1906, di Ernst Ludwig Kirchner)
L’influenza di Nietzsche e il concetto di “transizione”
Die Brücke si propone di distaccarsi dall’accademia, dall’antico, dal passato per dar vita a un nuovo futuro. I membri non hanno una formazione prettamente pittorica, realizzano opere non rifinite, prediligendo tecniche artigianali, come la xilografia e la pittura a olio. Per questa ragione, il nome del movimento è ispirato all’opera di Friedrich Nietzsche Così parlò Zarathustra, nella quale il potenziale dell’umanità è rappresentato dalla metafora del ponte (Die Brücke), che si distacca dal passato per avvicinarsi a nuove forme di espressione.
La grandezza dell’uomo è di essere un ponte e non uno scopo: nell’uomo si può amare che egli sia una transizione e un tramonto. Io amo coloro che non sanno vivere se non tramontando, poiché essi sono una transizione.
(Prologo di Così parlò Zarathustra, 1885)
In tal senso, il ponte simboleggia la loro volontà di protrarsi verso un avvenire in cui la cultura artistica è scevra di convenzionalità e orientata verso un’espressività nuova, emotiva e violenta. Per distaccarsi dall’arte esposta nei salons, aderente a un canone mitico e religioso, gli artisti si radunano nel quartiere operaio di Dresda e attingono ispirazione da postriboli e dai luoghi di incontro.
Lo stile di Die Brücke: colore, forma e angoscia esistenziale
L’ambiente circostante è d’ispirazione per questa avanguardia artistica, i membri si abbandonano ai propri istinti, ritraendo paesaggi dai colori carichi, eccessi di rossi, di blu, di verdi e di gialli, dai forti contrasti e dalle forme lineari. I colori non sono usati in modo naturalistico, ma espressivo, per comunicare emozioni e stati d’animo. Le forme sono spesso semplificate e deformate, con linee spezzate e angolose che accentuano il senso di disagio e di tensione. I soggetti preferiti sono scene di vita urbana, nudi, ritratti e paesaggi, interpretati in modo da esprimere l’inquietudine e l’alienazione dell’uomo moderno. Ritrangono corpi dalle sagome dure e appuntite, senza prospettiva o proporzione, e dai volti deformati e angustiati.
Le ispirazioni: Van Gogh, Munch e il primitivismo
Le principali ispirazioni sono Vincent Van Gogh e Eduard Munch, ma hanno attinto molto anche dal primitivismo e dalle rappresentazioni semplici ed essenziali di quel periodo, in particolare dall’arte africana e da quella oceanica. Traspare un senso di angoscia e turbamento interiore che pervade gli artisti, tipica della frattura di inizio secolo, periodo che ha condensato eventi che presagivano la Prima Guerra Mondiale.
Ernst Ludwig Kirchner: il maestro delle figure inquiete
Ernst Ludwig Kirchner lascia alle spalle l’architettura, per abbracciare l’arte pittorica, diventando uno degli artisti più influenti del movimento, tanto da redigerne il Manifesto stesso. Le sue opere sono influenzate dall’arte primitiva, la pittura tedesca del Cinquecento, la scultura polinesiana e Paul Gauguin oltre alle stampe giapponesi.
Le sue opere sono rappresentative per il canone del gruppo, sia per i soggetti, raccogliendo paesaggi, volti e corpi, sia per lo stile che propone, i colori altresì penetranti e le linee acuminate, semplici e taglienti.
“Cinque donne per strada”: la critica alla società borghese
Kirchner pone una particolare attenzione per la figura femminile, centrale nella maggior parte delle sue opere. Quest’iconografia non è solitamente associata ai tratti duri e spietati degli espressionisti, e si traduce in immagini drammatiche, visi deformi e mostruosi, corpi nudi, duri e tesi. Ricorre spesso la figura della prostituta, visi marcati ferocemente truccati, anaffettivi, dai quali non trapela né l’amore, né alcun tipo di sentimento, rapporti che sono destinati alla perversione e alla depravazione. L’opera rappresentativa per il tema è Cinque donne per strada (Fünf Frauen auf der Straße) del 1913, che manifesta la sofferenza dell’uomo moderno, con un’inversione dei valori tradizionali, della donna angelo del focolare, madre di famiglia, verso una femme fatale impudica, avida, che vende il suo corpo per diventare sempre più ricca.
“Marzella”: l’innocenza perduta e la malizia
D’altronde, Kirchner riesce a dare anche un’altra rappresentazione di donna inquieta e tormentata, con qualche differenza dalla visione presentata precedentemente. Nel suo quadro Marzella (1910), ritrae un’adolescente seduta sul letto. È nuda e il suo volto ancora bambinesco e il fiocco tra i capelli giocano un contrasto con i lineamenti pesantemente marcati dal trucco. Marzella è una visione maliziosa, indecente e spudorata d’innocenza corrotta, consapevole della propria indole e la abbraccia senza vergogna. Quest’opera incarna i temi dell’opera kirchneriana, l’ipocrisia della società dominata da falsi valori e conservatrice.
Die Brücke e Der Blaue Reiter: due anime dell’Espressionismo tedesco
Die Brücke e Der Blaue Reiter (Il Cavaliere Azzurro) furono i due principali movimenti dell’Espressionismo tedesco. Pur condividendo l’interesse per l’espressione di emozioni forti e per il rinnovamento dell’arte, i due gruppi avevano approcci e finalità diverse. Die Brücke era più orientato verso una rappresentazione cruda e diretta della realtà, con una forte carica di critica sociale, mentre Der Blaue Reiter, fondato da Vasilij Kandinskij e Franz Marc, era più interessato alla spiritualità e all’astrazione, e mirava a esprimere l’essenza interiore delle cose attraverso il colore e la forma.
Lo scioglimento di Die Brücke e l’eredità del movimento
Il gruppo Die Brücke si sciolse nel 1913, a causa di divergenze interne e di differenti percorsi artistici intrapresi dai singoli membri. Tuttavia, la loro esperienza ebbe un’influenza profonda sull’arte tedesca e internazionale del XX secolo, aprendo la strada ad altre avanguardie come il Dadaismo e il Surrealismo. L’eredità di Die Brücke si ritrova nell’uso espressivo del colore, nella deformazione della figura, nella rappresentazione senza filtri della realtà e nell’impegno sociale e politico di molti artisti successivi.
Conclusione: Die Brücke e la sua impronta indelebile sull’arte del Novecento
Die Brücke ha rappresentato una rottura radicale con la tradizione artistica precedente e ha contribuito in modo decisivo alla nascita dell’arte moderna. La sua carica innovativa, la sua forza espressiva e la sua capacità di interpretare le inquietudini del proprio tempo hanno lasciato un’impronta indelebile sull’arte del Novecento e continuano a influenzare gli artisti contemporanei.
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