Nel modello valenziale, il verbo regola la struttura della frase nella quale esso è sempre presente e ne costituisce il punto di appoggio, in quanto proprio dal verbo sono regolati i rapporti sintattici esistenti tra le “parti” principali della frase.
In ambito didattico, con il modello valenziale, si notano due “modi” diversi per lo studio della frase, e cioè:
- Un’impostazione che parte dal soggetto, dalla sua individuazione;
- Un’opzione che porta invece all’individuazione del verbo.
Nella prassi usuale, si tende a tenere in considerazione il soggetto, come informazione principale della frase, per poi passare al verbo. Da questo tipo di approccio alla frase emerge di conseguenza il concetto di predicato, inteso come “ciò che si dice del soggetto” e una distinzione tra predicato verbale, che fornisce l’informazione relativa al soggetto attraverso un verbo, e predicato nominale, l’informazione viene data tramite una copula, costituita dal verbo essere o altri verbi copulativi, più un aggettivo.
Questo tipo di prassi ha dei limiti, che possono essere così riassunti:
- Parte dall’assunto “chi fa che cosa”, non tenendo conto del fatto che le forme linguistiche corrispondono ad un solo modo di rappresentazione della realtà;
- Il predicato coincide solo con il verbo o la copula, per cui non viene data un’informazione completa sul soggetto;
- I complementi vengono visti come semplici completamenti delle informazioni date dall’oggetto diretto e dal complemento di termine;
- Il concetto di frase (minima) non può essere definito, se non nell’accezione di “combinazione di parole”;
- I verbi impersonali e le costruzioni ad essi legati non vengono tenuti in considerazione, visto che l’informazione principale della frase viene individuata nel soggetto.
Passando all’altro tipo di prassi, quella riferita al modello valenziale, se si tiene conto del verbo, si nota innanzitutto che esso può essere riconosciuto attraverso le sue forme e ci fa comprendere la struttura della frase, con le informazioni che essa contiene. Nel momento in cui ci si pone la domanda relativamente agli elementi che devono essere associati al verbo, per avere il concetto di frase minima, si scoprono le valenze del verbo.
Il termine di valenza attribuito ai verbi si deve al linguista francese Lucien Tesnière, il quale si rifece alla pratica didattica del latino, in cui si parte dall’individuazione del verbo per poi passare a quella degli altri elementi ad esso collegati. Tesnière parla anche del verbo come “rappresentazione teatrale”, in cui la frase costituisce un “piccolo dramma” che vede il verbo come una sorta di “regista” e i suoi argomenti come attori o meglio come attanti.
Attraverso le valenze, si arriva alla struttura centrale della frase, il cui nucleo è costituito dal verbo e dagli elementi ad esso necessari, gli argomenti.
Identificando il nucleo della frase, si può:
- Riconoscere l’oggetto-frase, il che è necessario per poter comprendere il suo funzionamento;
- Tenere in considerazione anche i verbi impersonali, come facenti parte dello “schema” della frase;
- Comprendere i rapporti, le relazioni esistenti tra gli elementi costituenti il nucleo della frase;
- Risalire al significato del concetto di predicato, inteso come tutto ciò che è presente nel nucleo della frase;
- Stabilire un ordine di tipo radiale, in relazione a quanto può essere incluso, aggiunto al nucleo;
- Distinguere gli argomenti del verbo da altre espansioni che si collocano all’esterno del nucleo, ma portanti comunque informazioni;
- Ottenere una chiara visione degli elementi ( pochi) formanti il nucleo.
In questo modo si ha un modello della grammatica valenziale che spiega e chiarisce in modo semplice e sintetico la grammatica, la lingua e il suo funzionamento, basato su una visione strutturale del nucleo, il che riconduce al concetto di lingua come struttura.
Si è messo in evidenza come il nucleo della frase, secondo il modello valenziale, sia costituito dal verbo e dai suoi argomenti, ognuno con una funzione diversa. Il primo argomento di tutti i verbi, ad esclusione di quelli zerovalenti, è costituito dal soggetto: questo, in relazione al verbo, si accorda e si collega ad esso, di solito precede il verbo e in italiano può essere sottinteso.
Nel caso dei verbi bivalenti, trivalenti e tetravalenti si hanno altri argomenti, che vengono invece posposti al verbo, vengono definiti oggetti e possono essere distinti in oggetto diretto, collegato direttamente al verbo, ed oggetti indiretti, collegati al verbo attraverso le preposizioni, tranne nei casi in cui essi siano pronomi o avverbi.
A costituire gli argomenti del verbo sono nomi, pronomi, avverbi e anche frasi ( completive); la funzione di soggetto o di oggetto viene stabilita in base alle relazioni grammaticali con il verbo e non da un punto di vista semantico, tale funzione cioè non dipende e non viene data dal ruolo semantico delle parole nella struttura della frase.
Emerge una nuova “immagine” della frase, intesa come frase semplice o meglio frase singola: essa costituisce il nodo centrale dello studio della grammatica ed è costruita attorno ad un verbo centrale. Da questo dipendono le espansioni, definite come elementi “periferici” e che aggiungono al nucleo nuove informazioni, di vario tipo (per esempio, tempo, causa, luogo). Esse creano comunque nuovi nuclei, dai quali si forma la frase multipla, costituita da due o più frasi dipendenti; frase complessa (= “intrecciata”), quando le due frasi sono dipendenti l’una dall’altra; e di frase composta, quando vi è invece “parallelità” fra le frasi.
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