Il palinsesto di Archimede: la rinascita del pensiero matematico

Il palinsesto di Archimede: la rinascita del pensiero matematico

La storia del palinsesto di Archimede di Siracusa e di altri suoi testi condannati all’oblio per tanti anni e poi riscoperti per caso in un codice sopravvissuto agli eventi storici più disastrosi.

Un palinsesto è per i filologi un po’ come il graffito con i pastelli a cera per un bambino che sta imparando a disegnare. Eccitante e affascinante allo stesso modo, perché un foglio apparentemente nero potrebbe celare, sotto il primo strato, testi e colori insospettabili. Per i non addetti ai lavori, il palinsesto è un manoscritto – papiraceo o pergamenaceo – il cui testo originario (scriptio inferior) è stato cancellato o semplicemente coperto con un altro testo (scriptio superior). Riportare in vita la scrittura più antica di questi manoscritti – procedura che richiede moderne tecniche digitali e strumenti all’avanguardia – significa restituire al mondo un tesoro altrimenti destinato, per varie ragioni, all’oblio.  

Tra i più celebri, è degno di nota il palinsesto di Archimede, la cui scoperta rivelò la mente e la logica di un vero e proprio genio matematico.

Il palinsesto di Archimede

Come per la maggior parte dei classici, anche il testo di Archimede fu condannato principalmente per la negligenza dei cristiani che non sempre distrussero intenzionalmente la letteratura pagana, ma a volte semplicemente la trascurarono perché non più interessante. Omero era un modello di retorica, Euclide un pilastro fondamentale per la geometria. Archimede, invece, non era reputato degno di esser salvato; era famoso, ma poco letto, troppo complicato e, quindi, non indispensabile. Iniziò, dunque, come molti altri testi, la sua «corsa contro la distruzione».

Questa corsa ebbe come meta quella che è stata definita, a ragione, «un’arca per la letteratura antica»: Costantinopoli. Il suo Noè fu l’imperatore Teodosio. Qui, infatti, la conservazione della letteratura antica era una esigenza fondamentale; il filosofo Temistio aveva progettato la costruzione di uno scriptorium per la trascrizione e il restauro di manoscritti. In seguito l’imperatore Teodosio II incrementò lo sviluppo di questo centro di studi letterari.

Fortunatamente, Costantinopoli fu la sola città ad attraversare il Medioevo quasi indenne e, con essa, anche tutto il suo patrimonio culturale. Quasi sicuramente, nello stesso scriptorium e con la stessa sete di conoscenza, venne copiato Archimede, il quale sopravvisse in ben tre codici: il codice A, il codice B e il codice C.

Il codice sopravvissuto

I primi due sono ormai perduti. È soltanto attraverso il codice C che il Metodo, lo Stomachion e il trattato Sui corpi galleggianti del matematico siracusano del III secolo a. C. sono pervenuti fino a noi in lingua greca. Ed è proprio questo codice pergamenaceo ad aver incuriosito ed impegnato i filologi di tutto il mondo.

Il codice sopravvisse ad una delle catastrofi più note dell’antichità, l’incendio di Costantinopoli, quindi della sua Biblioteca, nel corso della quarta crociata del 1204; fu l’evento più disastroso per la trasmissione dei classici.

Il codice fu poi smembrato, i bifogli vennero sfregati con una spugna imbevuta in succo d’arancia, un acido naturale utilizzato in passato per cancellare le lettere, infine levigati con una pietra pomice. Il testo di Archimede fu interamente seppellito, in ordine sparso, sotto un libro di preghiere copiato da uno o più monaci cristiani, i quali, quasi certamente, non ne avevano la minima consapevolezza.

Le prime “riscoperte” del palinsesto di Archimede

Lo studioso greco Papadopoulos-Kerameus, nel 1899, descrisse il palinsesto e tradusse un’iscrizione che informava che il codice era appartenuto alla collezione del monastero di San Saba; è probabile che il testo archimedeo sia stato inconsapevolmente preservato per qualche tempo dai monaci di San Saba che ne celebravano le preghiere della scriptio superior.

Il monastero fu tomba, ma anche rifugio per il palinsesto. I manoscritti del monastero di San Saba, nel XIX secolo, entrarono a far parte della biblioteca del Santo Sepolcro di Costantinopoli. Proprio qui il testo matematico in questione fu rinvenuto dallo studioso tedesco Konstantin von Tischendorf, il quale tuttavia non aveva la minima consapevolezza del suo valore. Fortunatamente, Papadopoulos, nel catalogare il codice, trascrisse anche una parte del testo superiore e poche righe del testo inferiore eliminato.

Nel 1906 ci fu la svolta decisiva: il professore Johan Ludvig Heiberg di Copenhagen, dopo aver letto le righe del trattato matematico riportate da Papadopoulos, vi riconobbe il pensiero di Archimede e si precipitò a Costantinopoli.

La notizia della scoperta di testi archimedei nascosti sotto un libro di preghiere si diffuse tra gli intellettuali di tutto il mondo, facendo non poco rumore.

La nuova scomparsa

Nel XX secolo il palinsesto scomparve nuovamente.

Durante la guerra greco-turca del 1919-1922, in cui ebbe luogo lo sterminio dei greci in Turchia, molti manoscritti del Metochion furono trasferiti nella Biblioteca nazionale greca di Atene, senza il permesso delle autorità turche. Il manoscritto, tuttavia, non raggiunse mai Atene e finì nelle mani di un privato in Francia. Fortunatamente, forse.

La storia del palinsesto e dei suoi trasferimenti è alquanto contorta e forse ancora non del tutto chiara, ma la ricostruzione più plausibile è quella secondo cui il manoscritto, nel 1934, si trovava presso un antiquario di Parigi di origine ebraica, Salomon Guerson.

I Tedeschi entrarono a Parigi nel 1940 e Salomon tentò di nascondersi e di portare in salvo alcune opere d’arte che di certo i nazisti avrebbero requisito. Tra queste, vi era il prezioso palinsesto. Egli cercò in ogni modo di affidarlo ad un amico fidato e trovò un acquirente interessato nella figura di Marie Louis Sirieix, eroe della resistenza, viaggiatore e uomo colto. Il manoscritto rimase abbandonato in una cantina per diversi anni, risultando poi irrimediabilmente danneggiato da umidità e muffa. Fu la figlia, Anne Siriex, a comprendere quanto preziosa fosse quell’eredità, tanto da decidere di rivolgersi alla sezione “Manoscritti” della casa d’aste Christie’s a New York, che acquistò il palinsesto.

Studio e digitalizzazione del palinsesto di Archimede

Un certo Signor B. lo comprò all’asta per 2.200.000 dollari e accettò la richiesta avanzata dal direttore del Walters Art Museum di Baltimora, Gary Vikan, e da William Noel, un curatore del museo, di concedere che il palinsesto fosse esposto e studiato.

La storia del palinsesto di Archimede e i successivi studi che su di esso furono compiuti sono soltanto un esempio tra tanti dell’interesse e dell’entusiasmo instancabile degli studiosi per i palinsesti, nonché una dimostrazione dell’importanza quasi sacra di questi codici dalle risorse imprevedibili.

A partire dal 1999, i due team impegnati nello studio del palinsesto di Archimede (uno diretto da Roger Easton, professore di Scienza delle immagini al Rochester Institute of Technology e dal professor Keith Knox, direttore scientifico dello Xerox Digital Imaging Technology Centre a Rochester e l’altro guidato da Bill Christens-Barry, un fisico della Johns Hopkins University) tentarono un’elaborazione elettronica delle immagini digitali su diverse bande spettrali; il loro scopo era rivelare al mondo intero i testi sepolti nel palinsesto e non più visibili.

Le tecniche utilizzate permisero di iniziare a decifrare il testo di Archimede, ma soprattutto di individuare gli altri testi contenuti nel palinsesto, quali cinque fogli del discorso di Iperide contro Dionda, sette fogli con un commento di un filosofo cristiano contro Aristotele, unico caso nel mondo antico, e alcuni testi bizantini.

È grazie a questa titanica impresa se ora Archimede sopravvive nella sua versione informatica.

 

Fonte immagine: Pixabay

A proposito di M. S.

Laureata in Filologia, letterature e storia dell’antichità, ho la testa piena di film anni ’90, di fotografie e di libri usati. Ho conseguito un Master in Giornalismo ed editoria. Insegno italiano, latino e greco, scrivo quando ne ho bisogno e intervisto persone. Vivere mille vite possibili attraverso gli altri è la cosa che mi riesce meglio, perché mi solleva dalla pesantezza delle scelte.

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