Il teatro di Bretch e Beckett è espressione del teatro antinaturalista. In questo articolo andiamo ad analizzare le due importanti rivoluzioni del modo di fare teatro di Bretch e di Beckett, entrambe con l’obiettivo di fornire uno spaccato della realtà contemporanea. Il teatro di Bretch è stato utilizzato in particolare come strumento politico; il teatro di Beckett invece è stato caratterizzato dalla rappresentazione di episodi di quotidianità messi in scena in maniera scomposta in modo da creare un effetto tale da definirlo teatro dell’assurdo.
Il teatro di Bretch e Beckett: lo strumento politico di Bretch
Il teatro di Bretch è detto teatro politico, cioè un teatro che offre una critica molto dura degli aspetti negativi della società moderna con lo scopo di portare il pubblico a prenderne coscienza e a reagire. Bertolt Bretch è un esponente molto importante della cultura del Novecento, in particolare nel teatro con la sua critica alla realtà che tocca aspetti economici e sociali. Il linguaggio che l’autore utilizza nel suo teatro fa sì che esso possa essere definito teatro epico, caratterizzato da un linguaggio popolare, dall’utilizzo di canzoni e dalla presenza di scene tra loro sconnesse con l’obiettivo di suscitare stupore e condurre il pubblico verso una riflessione critica. Il pubblico, quindi, secondo Bretch non doveva essere semplice spettatore, ma doveva partecipare attivamente alla scena. Il suo teatro prevedeva inoltre la proiezione di filmati, la presenza di cartelli con didascalie che spiegavano le scene e soprattutto una scenografia non più naturalistica, in questo ritroviamo la caratteristica antinaturalista del suo teatro. Il modo di fare teatro di Bretch e Beckett segna una rivoluzione sotto vari punti di vista. Ad esempio, gli attori nel teatro di Bretch hanno un atteggiamento diverso, essi non dovranno più immedesimarsi nei personaggi, piuttosto dovranno recitare mettendo in risalto i loro gesti e la loro mimica come se fossero esterni a loro. Gli attori quindi nel teatro di Bretch partecipano attivamente alle scene mettendo in atto anch’essi una critica: questo effetto è definito dall’autore effetto di straniamento, cioè di allontanamento dell’attore dal personaggio.
Il teatro dell’assurdo di Beckett
Il teatro di Bretch e Beckett presenta importanti punti di connessione, primo fra tutti il desiderio di portare il pubblico verso una riflessione critica. A partire dagli anni Cinquanta si diffonde una rivoluzione teatrale conosciuta come teatro dell’assurdo e il maggiore rappresentante di essa è l’irlandese Samuel Beckett. Le opere di Beckett hanno l’obiettivo di rappresentare una realtà che appare del tutto insensata e di trasmettere agli spettatori il senso di crisi, angoscia e solitudine che dilagava sempre più nella società contemporanea, cioè quella del Secondo dopoguerra, e lo fa attraverso situazioni e dialoghi surreali. Questa condizione tragica è inoltre espressa da Beckett con toni grotteschi vicini al comico e con uno humor feroce che rendono l’opera tragica e comica allo stesso tempo, da qui la definizione “teatro dell’assurdo”. Questo senso di surreale è espresso anche dal linguaggio utilizzato da Beckett nelle sue opere caratterizzato da frasi ripetute più volte e in maniera ossessiva, frasi sconnesse recitate senza nessi logici e l’aggiunta di battute recitate balbettando.
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