Il termine “epifania” ha un significato profondo e multiforme, che si estende dalla sfera religiosa a quella letteraria. In letteratura, l’epifania rappresenta un momento di improvvisa rivelazione, un’illuminazione che permette a un personaggio (o al lettore) di comprendere una verità profonda sulla realtà, su se stesso o sul mondo circostante. Ma qual è l’origine di questo termine? E come è stato utilizzato da alcuni dei più grandi scrittori della letteratura, come James Joyce e Gabriele D’Annunzio?
Cos’è l’epifania? Significato religioso e letterario
L’origine del termine: dalla Grecia antica al Cristianesimo
Il termine epifania deriva dal greco ἐπιϕάνεια (epiphàneia), che significa “manifestazione”, “apparizione”, “venuta”.
Nell’antica Grecia, il termine era utilizzato in senso religioso per indicare la manifestazione di una divinità agli uomini, attraverso un segno, un sogno, una visione o un’apparizione diretta.
Con l’avvento del cristianesimo, il termine “epifania” ha assunto un nuovo significato, riferendosi alla festa che commemora la manifestazione di Gesù Cristo ai Magi, considerata la prima rivelazione della divinità di Gesù al mondo.
L’epifania in letteratura: una definizione
In letteratura, il termine “epifania” indica un momento di improvvisa rivelazione, un’illuminazione, una presa di coscienza da parte di un personaggio (o del lettore), che gli permette di comprendere una verità profonda sulla realtà, su se stesso o sul mondo.
L’epifania può essere scatenata da un evento apparentemente banale, da un oggetto, da una parola, da un’immagine, da un ricordo, che assumono improvvisamente un significato nuovo e inaspettato.
James Joyce e l’epifania come rivelazione improvvisa
L’epifania in *Dubliners* (*Gente di Dublino*)
Il primo scrittore a utilizzare il termine “epifania” in senso letterario è stato l’irlandese James Joyce (1882-1941), uno dei più importanti e influenti autori del XX secolo, noto per la sua tecnica narrativa innovativa, lo stream of consciousness (flusso di coscienza).
Joyce utilizza il concetto di epifania in particolare nella sua raccolta di racconti Dubliners (Gente di Dublino), pubblicata nel 1914.
Nei racconti di Dubliners, Joyce descrive la vita quotidiana di personaggi comuni nella Dublino di inizio Novecento, una città che l’autore percepisce come paralizzata e stagnante.
I personaggi di Joyce sono spesso intrappolati in una routine monotona e frustrante, incapaci di realizzare i propri sogni e aspirazioni.
L’epifania, in questo contesto, rappresenta un momento di rottura, un’improvvisa presa di coscienza della propria condizione, che può portare (ma non sempre porta) a un cambiamento, a una fuga, a una ribellione.
Esempi di epifania nei racconti di Joyce
Un esempio di epifania in Dubliners si trova nel racconto “Eveline”, in cui la protagonista, una giovane donna che sogna di fuggire da Dublino con il suo fidanzato, all’ultimo momento, paralizzata dalla paura e dal senso del dovere, rinuncia alla sua fuga. Un altro esempio si trova nel racconto “The Dead” (“I morti”), in cui il protagonista, Gabriel Conroy, ha un’epifania sulla sua relazione con la moglie e sulla sua vita, dopo aver ascoltato una canzone che evoca un amore passato della moglie.
Gabriele D’Annunzio e l’epifania come manifestazione del divino
L’epifania ne *I Re Magi* dalle *Laudi*
Anche nella letteratura italiana, il termine “epifania” è stato utilizzato con un significato simile a quello joyciano, ma anche con accezioni diverse.
Gabriele D’Annunzio (1863-1938), uno dei maggiori esponenti del decadentismo italiano, utilizza il termine “epifania” in senso religioso, ma anche in un senso più ampio, per indicare la manifestazione del divino nella natura e nell’arte.
Nella poesia I Re Magi, contenuta nella raccolta Alcyone (il terzo libro delle Laudi del cielo, del mare, della terra e degli eroi), D’Annunzio descrive l’arrivo dei Magi a Betlemme, guidati dalla stella cometa, per adorare il Bambino Gesù.
Il panismo dannunziano e l’unione tra uomo e natura
Nella poesia, la natura stessa sembra partecipare all’evento miracoloso, con una luce vermiglia che risplende nella notte e con i fiori che sbocciano come se fosse primavera.
L’epifania, in D’Annunzio, è quindi una manifestazione del divino, ma anche una rivelazione della bellezza e della potenza della natura, con cui l’uomo può entrare in comunione attraverso l’arte e la poesia. Questo è un esempio di panismo dannunziano.
Ecco un esempio dell’uso del termine epifania in letteratura (nel contesto della poesia di D’Annunzio): Una luce vermiglia // risplende nella pia // notte e si spande via // per miglia miglia e miglia. // Oh nova meraviglia! // Oh fiore di Maria! // Passa la melodia // e la terra si ingiglia. // Cantano tra il fischiare // del vento per le forre, // i biondi angeli in coro; // ed ecco Baldassarre, // Gaspare e Melchiorre // con mirra, incenso e oro.
Epifania in letteratura: un concetto chiave per comprendere la modernità
L’epifania, in letteratura, è un concetto chiave per comprendere la modernità e la crisi dell’individuo contemporaneo.
Sia in Joyce che in D’Annunzio, l’epifania rappresenta un momento di rottura, di rivelazione, di presa di coscienza, che può portare a un cambiamento, a una trasformazione, ma anche a una maggiore consapevolezza della propria condizione esistenziale. L’epifania è quindi un tema ricorrente nella letteratura del Novecento, e continua a essere utilizzato da molti scrittori contemporanei.
By Kam Abbott of Nanaimo, Canada – Handfasting of Ivannia & Jon – 100_1505, CC BY 2.0, Wikipedia