Il 23 novembre 1980 alle ore 19:34 la vita di molte persone è cambiata per sempre: una scossa di magnitudo 6.9 colpì l’Irpinia provocando migliaia di vittime e danni indelebili. Per 90 secondi la scossa, con epicentro tra i comuni di Lioni, Teora e Conza della Campania in provincia di Avellino, fece tremare gran parte del sud Italia. Il terremoto del 1980 è stato uno dei più devastanti nella storia d’Italia, in questo articolo vi parleremo della tragedia avvenuta quasi 45 anni fa.
Le conseguenze del terremoto del 1980
Il sisma provocò la morte di 2914 persone, oltre a circa 8800 feriti e 280000 sfollati tra le provincie di Avellino, Salerno e Potenza. La violenza del terremoto fu tale da far crollare interi palazzi anche a Napoli, mentre inIrpinia furono rasi al suolo interi paesi. I soccorsi tardarono ad arrivare a causa dell’isolamento geografico, del pessimo stato di diverse infrastrutture, tra cui quelle per la radiotrasmissione che causò gravi problemi di comunicazione, e a causa del crollo di strade di accesso e di diversi ponti. Inoltre, la Protezione civile fu assente e disorganizzata, provocando il panico tra la popolazione che vide arrivare i soccorsi soltanto dopo cinque giorni. L’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini denunciò gravemente la mancata organizzazione e il ritardo dei soccorsi, quindi spinse all’azione gruppi di volontari e diverse istituzioni. Non mancarono conseguenze politiche come la rimozione del prefetto di Avellino e le dimissioni, respinte, del ministro dell’interno Rognoni.
La ricostruzione e i cambiamenti legislativi
I finanziamenti stanziati furono notevoli ma, nonostante ciò, la fase di ricostruzione durò oltre dieci anni; non mancarono scandali legati alla corruzione e sprechi di fondi pubblici. Il terremoto del 1980 ha segnato fortemente la storia del nostro Paese tanto da apportare modifiche alla gestione delle emergenze e riforme nella normativa antisismica. La Protezione civile venne riorganizzata in maniera efficiente, inoltre vennero creati dei piani di prevenzione più strutturati per evitare una riproposizione degli stessi errori di quel tragico novembre del 1980.
Il ricordo sempre vivo del terremoto del 1980
Per far comprendere l’impatto che questa tragedia ha avuto su chi l’ha vissuta in prima persona abbiamo intervistato una donna, abitante di Montella (AV), ovvero uno dei paesi duramente colpiti dal terremoto del 1980.
L’intervista
Quanti anni aveva il 23 novembre 1980?
Avevo 14 anni
Dove si trovava?
Ero a casa mia, stavo facendo i compiti.
Ha capito subito che si trattasse di un terremoto?
No, all’inizio pensavo fosse scoppiata una bomba.
In che modo ha reagito?
Il movimento era forte, impediva di camminare. Mi aggrappai allo stipite della porta nell’attesa che tutto crollasse. Sentivo le urla di mio padre e di mia sorella: ero convinta che fossero già sotto le macerie! Poi mi padre ci chiamò, dopo essersi appurato che le scale non fossero crollate e ci fece uscire uno alla volta. Quando fummo fuori e ci rendemmo conto che nostro padre non c’era, io e mia sorella tornammo indietro e lo aiutammo a scendere le scale, essendo molto malato.
Ricordi cosa successe dopo?
Mio padre piangeva, era convinto che mio fratello, che non era ancora tornato, fosse morto sotto le macerie visto che frequentava una zona del paese molto più sismica. Poi qualcuno accese un fuoco, furono prese delle vecchie sedie e quando mio fratello tornò la situazione sembrò calmarsi, fin quando venimmo a sapere dei primi morti.
Hai avuto perdite importanti?
Per fortuna no, ma fui colpita dalla notizia della morte del padre di una mia carissima amica.
Quale ricordo ti è rimasto impresso dopo più di 40 anni?
Lo sgomento nell’apprendere l’entità del fenomeno e il numero dei morti.
Come apprendesti la notizia di terremoti in altre zone?
Con sconcerto, dolore e tristezza, e un immediato impulso ad essere solidale.
Se si ripetesse un avvenimento come questo, con l’esperienza di oggi, come affronteresti la situazione?
Credo che l’esperienza centri poco perché in queste situazioni si reagisce d’impulso.
Per quanto riguarda gli aiuti, cosa ricordi in particolare?
I soccorsi tardarono ad arrivare, poi ci fu l’aggravante del cattivo tempo: neve, acqua e freddo. Personalmente ricordo che fu costruita una tenda di fortuna dai miei parenti da Roma, che dopo un po’ cedette sotto la neve. Dopo qualche giorno, arrivò con una roulotte da tre posti, eravamo in 9! Solo a gennaio ne avemmo altre 2, tornammo a casa nel luglio dell’81.
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