Illuminazione buddista: 7 principi per raggiungerla

Illuminazione buddista: 7 principi per raggiungerla

Più di 2500 anni fa nacque in India il Buddismo, una dottrina religiosa e filosofica diffusissima in tutto il mondo. Il buddismo si basa sugli insegnamenti (Dharma) di Siddharta Gautama, oggi conosciuto come Buddha (che significa “il risvegliato”, in quanto è stato il primo a raggiungere l’illuminazione), che ne è il fondatore. Il fine ultimo del buddismo è l’illuminazione buddista, uno stato di felicità duraturo e di profonda comprensione della realtà, che permette di porre fine al ciclo del samsara (il ciclo di rinascite, percepito come una condizione di sofferenza) e di accedere al nirvana (uno stato di liberazione e pace interiore, il “paradiso buddista”). L’illuminazione, quindi, non è un concetto astratto, ma un’esperienza trasformativa che cambia radicalmente la percezione della vita.

Siddharta Gautama e il cammino verso l’illuminazione

Si narra che Siddharta Gautama sia stato un principe che visse nell’India del Nord nel VI secolo a.C., all’interno del suo palazzo, circondato da ricchezza e benessere per tutta l’infanzia e la gioventù. All’età di 29 anni, ebbe quattro incontri che cambiarono radicalmente la sua vita: vide un malato, un anziano, un defunto e un asceta. Questi incontri lo resero profondamente consapevole della sofferenza inerente all’esistenza umana, nota come *Dukkha*. In seguito a questo evento, decise di abbandonare i suoi beni e la sua famiglia per trovare un modo per porre fine a tutte le sofferenze del mondo. Dopo vari tentativi, avvicinandosi a diverse pratiche ascetiche e meditative, raggiunse l’illuminazione, meditando sotto un albero, conosciuto come l’albero della Bodhi, dando quindi vita al buddismo. La sua esperienza sotto l’albero della Bodhi è centrale nel buddismo e rappresenta il momento in cui Siddharta comprese le Quattro Nobili Verità e l’Ottuplice Sentiero, i fondamenti della sua dottrina.

Illuminazione buddista: i 7 fattori del risveglio (Bodhi-anga)

Il buddismo indica 7 principi fondamentali, chiamati Bodhi-anga (“I 7 fattori del risveglio”), come elementi chiave per poter raggiungere l’illuminazione. Questi fattori fanno parte dei Saptatrimsad Bodhipakkhika Dhamma (37 fattori del risveglio spirituale buddista). Questi sette fattori non sono abilità separate ma qualità interconnesse da coltivare insieme.

Si tratta di 7 qualità, conosciute anche come “ricchezza interiore”, che permettono di sviluppare le proprie capacità mentali e, quindi, di “risvegliarsi”. Queste qualità non sono da intendere come tappe sequenziali, ma come aspetti interconnessi da coltivare simultaneamente:

Consapevolezza (Sati): il primo passo verso il risveglio

È importante avere sempre consapevolezza di sé stessi e di quello che ci circonda, di cosa si fa e del perché, sempre e senza distrarsi. Questo significa essere presenti nel momento, osservando i propri pensieri, emozioni e sensazioni fisiche senza giudizio. Un esempio può essere il pensare all’atto di respirare e quindi farlo in modo consapevole, il che richiede uno sforzo mentale maggiore e una maggiore attenzione. La pratica della mindfulness, derivata da antiche tradizioni buddiste, è un ottimo modo per coltivare la consapevolezza. Sati implica essere pienamente presenti in ogni azione, sia essa mangiare, camminare o lavorare.

Investigazione del dharma (dharmavicaya): comprendere la dottrina per l’illuminazione

Investigare il dharma significa sviluppare la capacità di saper distinguere la verità dal falso, ovvero non credere per pura fede cieca alla dottrina buddista, ma verificarne la veridicità attraverso esperienze personali e una riflessione critica. Significa, quindi, studiare gli insegnamenti del Buddha (il Dharma) e applicarli alla propria vita per verificarne la validità. Questo fattore incoraggia un’indagine attiva e un esame attento degli insegnamenti, piuttosto che un’accettazione passiva.

Energia (Viriya): la forza per perseguire il risveglio

C’è la necessità di mettere energia all’interno delle azioni che vengono svolte, in diversi modi: impegno, diligenza, sforzo, perseveranza. L’energia, in questo contesto, non è intesa come agitazione, ma come una determinazione costante e un impegno attivo nel cammino spirituale. Viriya è la forza trainante che ci permette di superare l’inerzia e la pigrizia.

Gioia (Piti): coltivare la felicità interiore nel sentiero buddista

La gioia è un sentimento che si può sviluppare all’interno della propria mente anche senza il bisogno di qualcosa di concreto che la provochi, il che è benefico per la mente e per il corpo. La gioia (Piti) nel contesto buddista non è un’euforia superficiale, ma una serena contentezza che nasce dalla pratica e dalla comprensione. Questa gioia sorge naturalmente quando la mente è calma e concentrata.

Tranquillità (Passaddhi): trovare la pace nel cammino verso l’illuminazione

La tranquillità, in questo caso, non deriva da un’assenza di problemi, ma dal riuscire a “lasciar andare”, svuotare la mente e prendere la vita con serenità. Tranquillità (Passaddhi) significa coltivare una calma interiore profonda, sia a livello fisico che mentale, che permette di affrontare le sfide della vita con maggiore equilibrio. Questa calma è il risultato della riduzione dello stress e dell’ansia.

Concentrazione (Samadhi): focalizzare la mente per il risveglio

La concentrazione è la capacità di focalizzarsi pienamente su qualcosa ed è necessaria al fine di ottenere la consapevolezza. La concentrazione non è sempre benefica, ad esempio se utilizzata nella meditazione per sfuggire dalla realtà. Nel contesto del risveglio, la concentrazione (Samadhi) è la capacità di mantenere la mente focalizzata e stabile, libera da distrazioni. Una mente concentrata è essenziale per la pratica della meditazione profonda.

Equanimità (Upekkha): l’accettazione radicale nel percorso verso l’illuminazione

Equanimità vuol dire amare tutti allo stesso modo anche in situazioni in cui risulta difficile, impegnarsi a non provare mai emozioni come ira, fastidio o odio e, quindi, mostrarsi benevoli anche con chi non lo è con noi. Upekkha è la capacità di mantenere una mente equilibrata e imparziale di fronte a tutte le esperienze, sia piacevoli che spiacevoli. È una forma di accettazione radicale della realtà così com’è.

Come praticare i sette fattori del risveglio nella vita quotidiana

I sette fattori del risveglio non sono concetti astratti da meditare solo sul cuscino di meditazione. Possono e devono essere integrati nella vita di tutti i giorni. Ecco alcuni suggerimenti pratici:

  • Consapevolezza: Presta attenzione al tuo respiro durante il giorno, nota le sensazioni del tuo corpo mentre cammini, ascolta attentamente quando qualcuno ti parla. Porta la consapevolezza in ogni attività, anche la più banale.
  • Investigazione del Dharma: Leggi libri sul buddismo, ascolta discorsi di Dharma, partecipa a ritiri di meditazione. Rifletti su come gli insegnamenti si applicano alla tua vita.
  • Energia: Stabilisci una routine di pratica regolare, che includa meditazione, studio e servizio agli altri. Sii costante e determinato nel tuo impegno.
  • Gioia: Pratica la gratitudine, apprezza le piccole cose della vita, coltiva relazioni positive. Cerca di trovare la gioia nelle attività che svolgi.
  • Tranquillità: Dedica del tempo ogni giorno alla meditazione e al rilassamento. Impara a gestire lo stress attraverso tecniche di respirazione e mindfulness.
  • Concentrazione: Pratica la meditazione regolarmente per allenare la tua mente a rimanere focalizzata. Riduci le distrazioni nella tua vita, come l’uso eccessivo dei social media.
  • Equanimità: Osserva le tue reazioni emotive alle diverse situazioni. Cerca di non giudicare te stesso o gli altri. Accetta le cose così come sono.

L’illuminazione nel buddismo moderno e il suo impatto

L’illuminazione buddista, sebbene radicata in antiche tradizioni, rimane un obiettivo rilevante e accessibile anche nel mondo moderno. Molti insegnanti buddisti contemporanei hanno adattato gli insegnamenti tradizionali per renderli più comprensibili e applicabili alla vita occidentale. La pratica della mindfulness, ad esempio, è diventata un fenomeno globale, utilizzata in contesti terapeutici, educativi e aziendali per ridurre lo stress, migliorare la concentrazione e promuovere il benessere generale. L’illuminazione buddista, in questo contesto, può essere vista come un processo continuo di crescita personale e spirituale, piuttosto che come un traguardo finale irraggiungibile.

Fonte immagine per l’Illuminazione buddista: Pixabay

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