Interview Magazine è una rivista americana fondata verso la fine del 1969 da Andy Warhol e dal suo amico giornalista John Wilcock, promotore delle iniziative più importanti della stampa underground anni ’60 e ’70.
Gli inizi di Interview Magazine
New York era in delirio e Interview Magazine stava rivoluzionando l’estetica mondiale. Sulla prima copertina della rivista c’era la Superstar di Warhol Viva, pseudonimo dell’attrice Janet Susan Mary Hoffmaned. Interview è inconfondibilmente warholiana, non è semplicemente una rivista ma un oggetto d’arte da collezionare. Nei primi tempi, Interview Magazine veniva distribuita gratuitamente alla folla ed era ideata e realizzata interamente da Andy Warhol. Punto di forza della rivista erano le interviste: conversazioni intime con le più grandi celebrità del mondo; queste interviste hanno letteralmente fatto la storia, non sono quasi mai state editate, Andy si soffermava sui dettagli delle vite private degli artisti, facendo emergere punti delle loro vite sconosciuti fino a quel momento, ma anche fatti banali tipo cosa preferissero mangiare a colazione; l’artista lasciava il registratore, che definiva come sua moglie, sempre acceso così da catturare fino all’ultima essenza dell’intervistato.
Altro tratto distintivo erano le copertine, curate direttamente da Warhol assieme all’artista Richard Bernstein. Dalla precisa e distintiva identità visiva, esse erano colorate, se non coloratissime, psichedeliche, con un contrasto netto tra lo sfondo e il soggetto. I fotografi prescelti da Andy Warhol per Interview Magazine erano Robert Mapplethorpe, Herb Ritts, Peter Beard, Bruce Weber e, soprattutto, David LaChapelle, tutti capaci di creare foto dall’estetica forte e significativa. Tutti volevano apparire sulle copertine della rivista, da artisti ad attori, perché essere su Interview significava essere arrivati in vetta. Tra i personaggi più celebri apparsi sulle copertine ci sono Liz Taylor, Madonna, Jude Law, Kate Moss e David Bowie.
Dopo la morte di Andy Warhol
Dopo la morte di Warhol iniziarono i primi scandali, ci furono diversi problemi, tra cause legali, sfratti e accuse di molestie. Dal 1989 Interview Magazine divenne di proprietà del collezionista d’arte Peter Brant ed è stata sotto la direzione di Bob Colacello e Ingrid Sischy per ben 18 anni. Tuttavia, sotto la loro direzione, la rivista divenne sempre meno all’avanguardia e audace, iniziò ad appiattirsi e a diventare simile alle altre riviste pop in circolazione.
Il rapporto tra la Sischy e Brant è durato molto poco, sfaldatosi dopo un’intervista rilasciata da Ingrid Sischy al The New Yorker in cui dichiarava di essere lesbica e di avere una relazione con Sandra Brant, ex moglie di Peter Brant. In seguito, entrambe hanno lasciato Interview Magazine, passando il testimone come capo redattore prima a Christopher Bollen, poi nel 2008 a Fabien Baron e Glenn O’Brien, scomparso nell’aprile del 2017, e infine a Karl Templer; tuttavia, in quell’anno, la rivista navigava già in brutte acque. Infatti, a febbraio 2018 Interview venne sfrattata dagli uffici di SoHo e Fabien Baron, direttore editoriale, e sua moglie Ludivine Poiblanc, stilista, citarono in giudizio la Brant Publications rivendicando circa 600mila dollari per consulenze e lavori di styling mai saldati. Inoltre, Karl Templer venne accusato di molestie sessuali sul posto di lavoro.
La fine e il nuovo inizio di Interview Magazine
Dopo quasi 50 anni di attività e oltre 500 numeri, la forza vitale di Interview Magazine si è esaurita e il 21 maggio 2018 la rivista ha annunciato la sua chiusura ufficiale entro la fine dell’anno. Tuttavia, a quanto pare, non era ancora arrivato il momento dei titoli di coda. Infatti, successivamente nello stesso anno, Interview venne rilevata da Kelly Brant e Jason Nikic e il 6 settembre venne annunciato il lancio del 521esimo numero: le famose interviste stile Warhol sono state declassate, ora ci sono delle piccole conversazioni non troppo colorite tra due personaggi celebri; per quanto riguarda le copertine, invece, anche loro hanno perso di spessore, diventando molto più semplici e monotone. Tuttavia, nonostante questi cambiamenti e nonostante Interview non goda più di così tanta fama, essere in copertina resta sempre un grande onore, almeno in memoria del suo fondatore.
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