La Corsica è una delle più grandi isole del Mar Mediterraneo e geograficamente è come se fosse una grande montagna in mezzo al mare, essendo interamente attraversata da un notevole sistema di catene montuose che ha sempre diviso il paese in due: Haute-Corse (Corsica del Nord) e Corse-du-sud (Corsica del sud). In questo articolo vedremo la storia della Corsica e le radici del suo irredentismo.
Storia della Corsica
L’isola mediterranea, durante i secoli, è stata invasa e posseduta da tantissime potenze e popoli stranieri, dall’ antica epoca dei romani e dei bizantini fino all’epoca moderna con gli Aragonesi, i genovesi e, per ultimi, i francesi (contro cui oggi la Corsica prova un sentimento di irredentismo). Geograficamente e culturalmente legata alla Sardegna, la storia della Corsica è una storia caratterizzata dalla forzata coesistenza tra la popolazione e cultura locale e gli occupanti di turno delle varie epoche storiche.
Possiamo affermare con certezza che le radici dell’irredentismo in Corsica possono essere ritrovate tra il 1720 e il 1730 quando l’isola si trovava sotto il dominio dei genovesi, che decisero di imporre delle tasse sul porto d’armi (all’inizio temporanee ma che alla fine vennero prorogate ogni 5 anni) alla popolazione corsa. Nel 1730 cu fu una vera e propria rivolta contro i genovesi, che ben presto divenne un affare europeo e attivò il fiuto delle potenze straniere in cerca di opportunità; durante tutto il decennio successivo non c’è stato altro che un susseguirsi di rivolte e messe in ordine e le figure più importanti a spiccare (che ancora oggi sono figure importanti per l’irredentismo corso) sono state Giacinto Paoli, Luigi Giafferi e Sebastiano Costa.
In questo contesto in cui avremo una Corsica spaccata, con gli insorti al centro dell’isola e i genovesi bloccati sulle zone costiere, possiamo vedere come Genova, stanca e in difficoltà, accetta con molte riluttanze l’aiuto del re di Francia che non nascondeva la sua aspirazione a mettere le mani sulla Corsica. La Francia, dunque, invia degli aiuti militari e finanziari che Genova non riuscirà mai a ripagare.
L’irredentismo in Corsica e la figura di Pasquale Paoli
Pasquale Paoli, il figlio del sopracitato Giacinto, è una delle figure più importanti per l’irredentismo corso e ad oggi viene ricordato dalla popolazione corsa come “U babbi di a patria”. Famoso e iconico il suo discorso quando arriva a Napoli nel 1750 in cui rivendica il sentimento di appartenenza all’Italia che tutto il popolo corso prova:
<<Noi còrsi, siamo italiani per nascita e sentimenti, ma prima di tutto ci sentiamo italiani per lingua, costumi e tradizioni…>>
Tornato in patria nel 1755, Paoli, promulgò la Costituzione di Corsica, anche grazie all’aiuto chiesto a Rousseau in persona. Questo portò Pasquale Paoli ad essere famoso in tutti gli ambienti illuministi d’Europa, rappresentò un importante passo avanti nella lotta all’Ancien Régime, e divenne molto popolare tra gli insorti delle colonie britanniche in America che diedero vita agli Stati Uniti d’America
La Francia e la situazione odierna
Tuttavia, la Francia, uscita sconfitta dalla guerra dei sette anni e che aveva perso tutti i suoi possedimenti nel continente americano a favore degli inglesi, puntava ad avere dei possedimenti nel Mediterraneo. Fortemente interessati alla Corsica, i francesi costrinsero Genova a firmare un trattato dove cedeva l’isola a Parigi a causa dei debiti non saldati. I corsi, nonostante la grinta e la tenacia dimostrata durante la resistenza alle incursioni francesi, furono sconfitti dal grande esercito di Parigi e Pasquale Paoli fuggì a Londra, dove venne accolto in esilio onorario.
Ad oggi nelle città corse è molto comune un sentimento di odio, di irredentismo e rancore nei confronti della Francia e, in particolar modo, di Parigi. Ogni giorno il popolo corso combatte contro l’etichetta di “francesi” che gli viene attribuita e sono molto contrari al contemporaneo governo di Macron, accusandolo di utilizzare la Corsica come se fosse una colonia; nel periodo recente sono esistiti anche dei gruppi ribelli che hanno danneggiato alcune case che i francesi possiedono in Corsica e che utilizzano soltanto per andare in vacanza, lottando ancora una volta contro questa mentalità transalpina di vedere la Corsica come una colonia di cui usufruire soltanto all’occorrenza.
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