Jippensha Ikku (1765-1831) è stato un autore di kokkeibon di grande interesse, ovvero un genere di letteratura comica-umoristica che discende da un altro genere che si chiamava dangibon (pseudo-sermoni), cioè opere che sotto la forma di un sermone buddhista trattavano altri temi di tipo più umoristico.
Jippensha Ikku è considerato il primo scrittore professionale del Giappone, ovvero il primo scrittore che ha fatto dello scrivere una professione e che quindi gli ha permesso di mantenersi semplicemente con le sue opere
Prima di lui, infatti, questa professione non esisteva perché, quando la maggior parte dei libri venivano pubblicati, chi li scriveva riceveva soltanto un piccolo compenso. E proprio con Jippensha Ikku cominciano ad esservi dei contratti che anticipano quelli moderni, ovvero quelli con i diritti d’autore. Prima di Ikku, moltissimi autori non si dedicavano solo alla scrittura ma avevano anche un altro mestiere, oppure svolgevano delle mansioni al fianco di coloro che li mantenevano (consiglieri, protettori) e, appunto per questo, nessuno di loro poteva essere completamente autonomo soltanto attraverso la scrittura.
Le opere di Jippensha Ikku
Jippensha Ikku ha scritto una serie di opere, alcune con un discreto successo e altre con un immenso successo, ma una di queste si rivela essere un importante svolta, ovvero il Tōkaidōchū hizakurige (A piedi lungo il Tōkaidō). Quest’opera viene pubblicata nel 1802, dopo il periodo della censura. Tōkaidōchū è la strada che conduceva da Tōkyō a Kyōto (lett. “Lungo il Tōkaidō”) e hizakurige viene tradotto con camminare. L’opera narra la storia di due personaggi, Yajirobe e Kitahachi, conosciuti e abbreviati di solito come Yaji e Kita, che sono diventati dei veri e propri personaggi proverbiali del mondo giapponese, perché erano due personaggi privi di qualsiasi presunzione intellettuale, uomini del tutto comuni dell’epoca con gusti molto grossolani e privi di raffinatezza. Le loro avventure posso far pensare a dei veri e propri film comici con la presenza di questi due amici che si destreggiano nel combinare guai. I due appartengono alla classe dei chōnin, hanno una mentalità molto edonistica e sono rivolti al piacere e alla conquista delle donne.
Il primo libro, uscito nel 1802, ebbe un grandissimo successo tanto che spinse Jippensha Ikku ad andare avanti (lo stesso meccanismo che si crea quando un autore scrive un’opera di successo e dovendo assecondare le richieste del pubblico è costretto ad andare avanti con la serie anche involontariamente e ne rimane imprigionato). Infatti, l’opera non era nata pensando che i personaggi dovessero intraprendere un viaggio così lungo, tanto che Jippensha Ikku si stancò interrompendo la pubblicazione, ma dovette riprenderla viste le enormi richieste del pubblico, e così andò avanti con la pubblicazione per circa vent’anni (1802-1822).
L’opera è importante sotto molti punti vista, inizialmente per la storia editoriale (visto che Jippensha Ikku ha creato questo rapporto di dipendenza nel pubblico dei lettori), successivamente per lo sviluppo di questo tipo di romanzo, ovvero il viaggio da un luogo all’altro che finisce col diventare quasi una vera e propria guida di viaggio, anche se vi è in dubbio l’attendibilità di ciò che incontravano i due personaggi. In passato l’opera veniva vista come una vera e propria guida di viaggio dell’epoca, riportando anche i nomi dei locali, i prezzi e così via, diventando anche un modo per pubblicizzare i luoghi descritti. Le battute descritte non erano di un livello particolarmente elevato, però questo punto non lo si deve prendere troppo in considerazione in quanto l’opera di Jippensha Ikku può anche esser considerata come la prima grande opera popolare, ovvero quella che ha sancito che leggere fosse qualcosa alla portata di tutti, purché alfabetizzati. L’opera ha avuto un grande successo tanto da aver anche successivamente ricevuto riproposizioni di vario genere come adattamenti cinematografici oppure illustrazioni sotto forma di manga, e i personaggi sono diventati un prototipo di figure giapponesi diverse da quelle del passato (come i samurai), dei veri e propri personaggi da commedia.
Jippensha Ikku ha scritto anche un kibyōshi dal nome Bakemono yomeiri, dove bakemono si può tradurre come mostro e yomeiri come sposa , quindi una ragazza che va in sposa ad un mostro. I kibyōshi sono delle forme pre-manga che non hanno le vignette ma hanno già una struttura simile. Si tratta di un’opera particolare, perché tutti i personaggi sono dei mostri, senza esser però i protagonisti di una storia dalla trama paurosa, in quanto non ci troviamo nell’atmosfera seria, per esempio, dell’Ugetsu Monogatari, ma in un clima molto più spiritoso e rilassato.
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