La cabala, cabbala o kabbalah, dall’ebraico “ricevuta”, “tradizione”, è l’insieme degli insegnamenti esoterici dell’ebraismo rabbinico, diffusi a partire dal XII – XIII. Tali intendono svelare il rapporto tra il misterioso e inconoscibile mondo infinito o infinità, chiamata “Ein Sof”, e il mondo mortale e finito, ossia la creazione di Dio. Non si tratta di un’autentica confessione religiosa, ma è alla base dell’interpretazione religiosa del testo sacro. La kabbalah cerca di definire la natura dell’universo e dell’essere umano, così come la natura e lo scopo dell’esistenza, insieme ad altre questioni ontologiche. I suoi insegnamenti sviluppano inoltre metodi per raggiungere una realizzazione spirituale e di benessere.
La definizione di kabbalah non è univoca nel tempo e nello spazio, pur restando fedele ai princìpi definiti nell’ebraismo rabbinico: varia a seconda delle tradizioni e dei fini di coloro che ne seguono i precetti, ciò a partire dalla sua origine religiosa quale parte integrale dell’ebraismo, fino ai successivi adattamenti cristiani, New Age e occultisti.
Ma andiamo ad approfondire il concetto.
Kabbalah. Origini
La kabbalah si sviluppa nell’ambito della tradizione ebraica, e i cabalisti tradizionali, chiamati “Mekubbal”, usano le fonti ebraiche classiche per spiegarne e interpretarne i precetti esoterici. Tali sostengono che la kabbalah definisca il significato profondo della Bibbia ebraica o Tanakh, a partire dalla Torah, che ne costituisce l’anima. L’esegesi dei testi sacri confluisce nello Zohar (splendore), il libro che diviene punto di riferimento per la diffusione della visione cabalistica, pubblicato intorno al XIII secolo.
Alcuni praticanti tradizionali reputano la conoscenza cabalistica quale parte integrante appunto della Torah orale, data da Dio a Mosè sul Monte Sinai. Altri praticanti invece credono che le prime origini della kabbalah precedano le religioni del mondo, essendo stata trasmessa da Dio direttamente ad Adamo e ad Abramo, e solo successivamente intrecciata negli scritti religiosi ebraici.
Le conquiste straniere portano i capi spirituali del tempo, ossia il Sinedrio, a nascondere la conoscenza, rendendola segreta, temendone un uso improprio nelle mani sbagliate. Ecco il suo carattere esoterico.
Una volta cifrata all’interno dei vari scritti, la conoscenza cabalistica viene indicata come Ma’aseh Merkavah e Ma’aseh B’reshit, rispettivamente “L’atto del Carro” e “L’atto della Creazione”. Il primo allude alla conoscenza criptata nel libro del profeta Ezechiele, che descrive la sua visione del “Carro Divino”; il secondo si riferisce al primo capitolo del Libro della Genesi nella Torah, contenente segreti sulla creazione dell’universo, sulla vera natura di Adamo ed Eva, sulla divinità stessa, sul Giardino dell’Eden, sull’Albero della conoscenza del Bene e del Male, sull’Albero della Vita e sull’interazione di queste entità con il Demonio.
Per secoli lo studio della kabbalah è stato condotto solo da studiosi ebrei di oltre quarant’anni, proibendolo agli altri. Tali restrizioni terminano nel XX, quando Rav Berg diviene il primo direttore del Kabbalah Centre. Il maestro insiste, insieme alla moglie, sulla necessità di diffondere la saggezza della kabbalah a tutti, a prescindere da razza, età, sesso e religione. Tutti devono poter partecipare della saggezza dello spirito. Nonostante le difficoltà, lo studio della kabbalah si diffonde sempre più ampiamente e il Kabbalah Centre, nato come piccola organizzazione presente solo sul territorio di Israele, diviene nel tempo un’entità mondiale, fornendo istruzione a circa quattro milioni di studenti.
Kabbalah. Pensiero cabalistico ebraico
Secondo lo Zohar, come accennato, un testo fondamentale del pensiero cabalistico, lo studio della Torah procede su quattro livelli di esegesi, chiamati Pardes, dalle consonanti che costituiscono il termine “PRDS” (in ebraico, “frutteto”). Tali sono:
- Peshat (semplice): esegesi letterale del significato.
- Remez (allusione): esegesi allegorica, allusiva.
- Drash (esposizione): esegesi omiletica, con paragoni immaginativi.
- Sod (segreto): esegesi esoterica, con significati esoterici e metafisici espressi nella kabbalah.
La kabbalah è considerata dai suoi seguaci come parte necessaria dello studio della Torah, essendo questo un dovere per gli ebrei osservanti.
Dal Rinascimento in poi, i testi cabalistici raggiungono la cultura non ebraica, studiati e tradotti da ebraisti cristiani e occultisti ermetici. Entrambe le tradizioni adattano liberamente i concetti ebraici, esulando dall’esegesi ebraica, fondendoli con altre teologie e associazioni magiche. Attraverso queste ultime, collegate poi all’alchimia e alla divinazione, la kabbalah acquisisce connotazioni occulte, vietate all’interno dell’Ebraismo, dove la kabbalah tradizionale resta consentita solo ad una ristretta élite.
Tra le considerazioni cabalistiche ebraiche vi è la questione teologica circa la natura e l’origine del male. Secondo alcuni cabalisti il male sarebbe una qualità di Dio, essenziale per giungere al completamento della propria essenza. In tale ottica si concepisce che l’Assoluto abbia bisogno del male per essere ciò che è, per “esistere”.
Inoltre la dottrina cabalistica dà all’uomo un ruolo centrale nella Creazione, in quanto anima e corpo corrispondono alle supreme manifestazioni divine. Nella cabala cristiana tale considerazione viene universalizzata per descrivere harmonia mundi, ossia l’armonia della Creazione nell’uomo.
Kabbalah. Modelli e concetti
In base alla natura del Divino, i cabalisti distinguono due aspetti di Dio:
- “Dio in essenza”, trascendente, inconoscibile, senza limiti.
- “Dio nella manifestazione”, attraverso la sua creazione e relazione con il genere umano.
I due aspetti sono in relazione, e non certo in contraddizione: il primo è l’Ein Sof infinito, sopra accennato, e il secondo è accessibile alla percezione umana. Si completano vicendevolmente con le emanazioni che rivelano il mistero nascosto all’interno della Divinità.
In questo senso, per i cabalisti tutte le cose sono collegate a Dio e Dio è tutto ciò che esiste realmente. Si approda così al “panteismo monistico”, secondo cui l’esistenza di Dio è superiore a ogni cosa, e al contempo comprende tutte le cose di questo mondo.
La kabbalah, oltre a descrivere la natura di Dio, postula tre elementi di cui l’anima sarebbe costituita:
- Nefesh, la parte “animale” e inferiore dell’anima, quella connessa agli istinti e ai desideri corporali, che è innata.
- Ruach, lo “spirito”, che contiene le virtù morali e l’abilità di distinguere tra bene e male.
- Neshamah, l’anima “superiore”, che distingue l’uomo da tutte le altre forme di vita. È correlata all’intelletto e consente all’uomo di godere dell’aldilà.
Kabbalah. Cos’è, cosa studia, insegnamenti
La saggezza della kabbalah rivela la forza universale della realtà. Conoscendo questa si è in grado di sapere dove va il mondo, dove l’uomo e come occorre agire. Se si paragona la forza universale della realtà ad un ricamo su tela, davanti si leggerà chiaramente il disegno, ma dietro si intrecciano tutti i nodi che concorrono a creare quel disegno. I nodi della Natura sono il fulcro dello studio della kabbalah, la cui saggezza svela la forza agente sulla realtà e il modo di controllare le forze che agiscono sull’uomo.
Praticamente la kabbalah è un’antica saggezza che svela i segreti del cosmo e della vita. È lo studio della possibilità di raggiungimento dell’appagamento nella propria vita. Tale appagamento non consiste nel provare felicità o senso di benessere per un periodo limitato e circoscritto. Si intende piuttosto un’unione con l’energia dell’appagamento, una fusione permanente. La kabbalah insegna che tutti i rami della vita (salute, relazioni, carriera) provengono dal medesimo ceppo e dalla medesima radice. La kabbalah aiuta a comprendere le leggi del cosmo, spesso ritenute ermetiche e inconoscibili, offrendo strumenti utili per capire perché accadono determinate cose e come si può entrare in sintonia con la luce del Creatore e di se stessi, ottenendo l’appagamento tanto bramato.
In quest’ottica, la kabbalah può essere considerata il primo grande manuale d’istruzioni della vita. In anni recenti, uomini e donne di tutto il mondo che si sono accostati allo studio della kabbalah, hanno rivoluzionato le proprie vite. Attraverso essa si scopriranno validi strumenti per eliminare il caos, sostituendolo con l’armonia, l’amore e l’appagamento. E gli stessi strumenti aiuteranno a vivere senza lasciarsi sopraffare dal caos, dalle incertezze e dalla negatività, apportando invece miglioramenti nella quotidianità.
La kabbalah aiuterà persino a percepire lo stato di benessere nella sofferenza, in quanto anche il dolore ha motivo d’essere, e comprenderne il significato aiuterà ad affrontarlo e superarlo.
Nell’ottica cabalistica nulla accade per caso: ogni aspetto della vita, ogni sfumatura, incontro, evento e decisione è interconnesso con il cosmo. Perciò diviene fondamentale comprendere le leggi universali, così da essere in grado di decifrare il significato simbolico degli eventi che accadono, di cogliere e leggere i “segnali” che l’universo inoltra all’anima.
Sempre più spesso ci si abitua ad accettare passivamente la realtà circostante, accusando la sfortuna e lo stesso Dio delle proprie sventure, dei propri drammi esistenziali. In realtà tutto dipende da noi, dalla volontà, dai desideri inconsci e inespressi, che spesso proiettiamo all’esterno, dirottandoli su persone e situazioni per il timore di affrontarli, per il timore di guardarci dentro e trovarci faccia a faccia con il vero io.
Qui agisce la kabbalah: tale instabilità emotiva, tali frustrazioni e negatività possono essere trascese, accedendo ad una consapevolezza interiore maggiore, atta a migliorare la propria vita terrena e spirituale. Tutto ciò è possibile per la saggezza cabalistica, in quanto essa non studia il mondo terreno, bensì indaga tutto ciò che esiste al di là di questo mondo, ossia i “Mondi Superiori”, creati dalla “Forza Superiore” (Dio), e divisi da quello terreno da una barriera chiamata “Machsom”.
La kabbalah insegna un assoluto importante, spesso posto in ombra da routine e paura: si ha sempre la possibilità di cambiare il proprio destino e realizzare il proprio autentico potenziale. E non si è mai né troppo giovani né troppo vecchi né troppo convenzionali. Tutti possediamo l’incredibile potere di dare un senso alla nostra vita, raggiungendo un appagamento che supera sogni e fantasie. La kabbalah insegna a rinunciare ad un’esistenza da automi o da vittime di confusione. Insegna che l’anima umana non ha limiti, può volare. Inoltre l’uomo, per sentirsi veramente appagato, non può far prevalere in sé la sola ragione, bensì mettersi totalmente in gioco, rischiare, osare, sbagliare, accettando anche la propria parte illogica, spirituale, quella più mistica ed emozionale.
L’Albero della Vita
La sintesi degli insegnamenti cabalistici si rinviene graficamente nel noto e meraviglioso “Albero della Vita”. Si tratta di un diagramma simbolico costituito da dieci entità, dette “Sefirot”, disposte su tre pilastri quali la Forza (a sinistra), l’Amore (a destra) e la Compassione (al centro). L’Albero rappresenta simbolicamente il cammino di discesa e risalita delle anime, percorrendo il quale è possibile ricongiungersi con l’Unità. E percorrendo la via mediana, ossia la “via regale”, è possibile giungere all’unione degli opposti, ovvero alla taoista conciliazione dello Yin e Yang, del maschile e femminile insiti in ognuno e nella stessa realtà. Come in una relazione, anche per l’universo è necessario che le due polarità dell’esistenza, luci e ombre, bianco e nero, maschile e femminile, collaborino anziché contrastarsi. L’universo e l’uomo necessitano di entrambe le energie, una espandente e l’altra accogliente. Solo così sarà possibile raggiungere quell’equilibrio interno ed esterno che sottende il ricercato benessere.
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