“Del Kitsch tutti parlano ma nessuno sa bene che cos’è, e non per colpa di chi non sa, ma delle infinite analisi e definizioni che sono state date di questo concetto” (Umberto Eco)
Cos’è il Kitsch? Definizione e caratteristiche
Il Kitsch è un termine utilizzato per descrivere qualcosa di banale, di poco valore estetico e di scarsa qualità artistica. Viene spesso associato a oggetti e immagini che sono stati creati per soddisfare i gusti popolari e commerciali, piuttosto che per esprimere un’idea o un’emozione autentica.
Origini del termine Kitsch e la sua evoluzione
Il termine è stato coniato in Germania nel 1857 dal critico d’arte e scrittore Frederick Stuck. Tuttavia, il fenomeno del Kitsch è esistito per molto tempo prima che venisse formalmente nominato, manifestandosi in molte culture ed epoche diverse, dall’antichità fino ai giorni nostri. Ha avuto una particolare diffusione durante l’epoca vittoriana in Inghilterra, dove veniva prodotto in grandi quantità per soddisfare i gusti popolari della borghesia.
Il Kitsch nell’arte: Jeff Koons e il nuovo realismo americano
“Il kitsch è espressione dell’industria dello svago. il Kitsch diverte, ma non va in profondità, non abbaglia, come la vera arte, che accecando ci mostra la verità.” (Hermann Broch)
Un esempio emblematico di artista associato al Kitsch è Jeff Koons, esponente del nuovo realismo americano degli anni ’80 e ’90. Le sue opere, spesso grandi, colorate e ispirate alla cultura pop e alla pubblicità, sono state spesso definite Kitsch per la loro apparente banalità e il loro richiamo a oggetti di consumo di massa.
Tra i suoi cicli di opere più noti:
- Inflatable Flowers: i suoi primi lavori, composti da fiori gonfiabili e specchi.
- Equilibrium: installazioni con palloni da basket sospesi in teche di vetro.
- Made in Heaven: una serie di opere provocatorie che ritraggono Koons e l’allora moglie Ilona Staller (Cicciolina) in pose erotiche.
- Celebration: grandi sculture in metallo colorato che riproducono giocattoli e oggetti festivi.
- Popeye: una scultura monumentale in bronzo cromato del famoso personaggio dei fumetti.
Koons ha saputo unire la cultura alta e quella popolare, sdoganando il concetto di arte come “oggetto da consumare”, pur mantenendo uno stile che molti critici definiscono Kitsch.
Nella moda e nel design
Nel contesto della moda, può riferirsi a capi d’abbigliamento o accessori progettati per attirare l’attenzione e generare un’emozione superficiale, piuttosto che per esprimere un’idea o un’estetica autentica. Spesso si caratterizza per l’uso di colori sgargianti, materiali economici, stampe eccessive e dettagli vistosi.
Nel design e nella decorazione, questo stile si traduce in un abbandono dell’equilibrio e dell’armonia, a favore di un accumulo di oggetti, colori e stili diversi, spesso senza un criterio preciso. L’unica regola sembra essere l’assenza di regole, con un uso di colori vivaci e accessori originali.
Il Kitsch in letteratura: il pensiero di Milan Kundera
Il romanziere e filosofo ceco Milan Kundera ha dedicato ampie riflessioni al concetto di Kitsch, in particolare nel suo romanzo “L’insostenibile leggerezza dell’essere”. Per Kundera, il Kitsch non è solo una questione di estetica, ma assume sfumature metafisiche e politiche. Lo definisce come “la negazione assoluta della merda”, l’ideale estetico dell’accordo categorico con l’essere, un mondo in cui i sentimenti devono essere esagerati e condivisi da una grande quantità di persone. Kundera arriva a sostenere che la politica stessa può essere considerata una forma di Kitsch.
Tra arte e cattivo gusto
Il Kitsch rimane un concetto ambiguo e sfuggente, che oscilla tra l’arte e il cattivo gusto, tra la provocazione e la banalità. Che lo si consideri una forma di espressione artistica o una manifestazione di cattivo gusto, il Kitsch continua a far parte della nostra cultura e a suscitare dibattito e riflessione.
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