Kojiki: il primo testo scritto giapponese

Kojiki: il primo testo scritto giapponese

Il Kojiki (古事記  – “vecchie cose scritte”) è il più antico testo storico e letterario giapponese pervenutoci.

L’opera si presenta come una cronaca delle origini del Giappone, in stretta relazione con la religione shintoista.

Contesto storico

Il Kojiki risale al 712, ad inizio periodo Nara (710 – 794). Definita come tardo-antica, questa fase è stata fondamentale per lo sviluppo dell’Impero giapponese. Prima dell’VIII secolo, infatti, la capitale variava in base alla sede in cui il nuovo imperatore fondava il suo palazzo. Questa prassi terminò quando si decise di costruire una capitale grande e stabile, sul modello della capitale cinese Chang’an. Nacque così Nara, inizialmente denominata Heijō-kyō (平城京 – “Capitale della pace e della tranquillità”). Il Giappone, d’altronde, deve moltissimo alla Cina, sia da un punto di vista culturale, che linguistico. Per moltissimi anni, infatti, fino all’età classica (periodo Heian, 794 – 1185), è stata prediletta la scrittura cinese. Il Kojiki, quindi, non fa eccezione: si fa uso del kanbun, ovvero l’utilizzo dei caratteri cinesi, ma con la lettura fonetica giapponese.

Lo shintoismo

Il clan Yamato, che ai tempi deteneva il potere, cercò di legittimare la propria egemonia attraverso un’opera che collegasse la loro dinastia agli dèi del pantheon shintoista.

Lo Shintō (神道 – “Via degli Dèi”) si sviluppa in Giappone durante il periodo Yayoi (400 a.C. – 300 d.C.) ed è considerata la religione indigena giapponese. Presupposto di base, è la credenza della manifestazione dei Kami, gli dèi, attraverso fenomeni naturali. I Kami sono divinità benefiche, ma che possono esprimersi in fenomeni disastrosi, motivo per il quale nascono numerosi riti caratteristici (non a caso, lo Shintō si sviluppa contestualmente alla risicoltura).

Struttura del Kojiki

Il Kojiki, dunque, fu commissionato dall’Imperatore Tenmu allo scriba Ō no Yasumaro, che lo consegnò alla discendente del primo, Genmei, nel 712. Il testo, inoltre, presenta poesie che si alternano a registri storici e leggende. L’opera è divisa in tre sezioni:

  • Kamitsumaki – nella prima parte troviamo il mito sulla fondazione del Giappone ad opera di Izanami e Izanagi, che diedero vita ad Amaterasu Ōmikami, la Dea del Sole da cui, secondo l’opera, discende il clan Yamato.
  • Nakatsumaki – la seconda sezione narra del primo Imperatore Jinmu, discendente di Ninigi-no-Mikoto, nipote di Amaterasu, fino al quindicesimo imperatore Ōjin.
  • Shimotsumaki – infine, continua la narrazione della successione degli imperatori, compresa la famosa Imperatrice Suiko

L’affidabilità storica delle leggende è inevitabilmente dubbia, ma, al contempo, il Kojiki è stato estremamente importante dal punto di vista culturale, arrivando anche ad influenzare la storia moderna del Giappone. Durante la fase imperialista, l’elemento che avrebbero reso il popolo giapponese migliore degli altri, sarebbe stata proprio la discendenza divina dell’Imperatore, fino alla cosiddetta Dichiarazione di umanità dello stesso, in seguito alla sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale. Anche da un punto di vista letterario, il Kojiki è stato un importante modello (basti pensare all’alternarsi tra prosa e poesia, elemento che sarà tipico dei monogatari). Il testo ha inoltre descritto la genesi dei tre tesori sacri (che fungono come simboli dell’autorità dell’imperatore) portati da Ninigi, nella sua discesa verso il Giappone.

Fonte immagine: Wikipedia

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