Kosztolányi Dezső: Ebbrezza dell’alba

Kosztolányi

La poesia filosofica e asciutta di Kosztolányi si può accostare alla poesia di Leopardi. Kosztolányi è stato l’autore in lingua ungherese più influente, è un poeta, un traduttore, un prosatore, insomma si occupava di tante cose e la sua esistenza fu quasi interamente dedicata alla pratica delle lettere. È un membro di spicco della Prima Generazione dell’Occidente, una rivista fondata nel 1908. Kosztolanyi non credeva nel ruolo sociale e nel potere mobilitante dell’arte; quindi, semplicemente non si occupava più di tanto di politica e nemmeno di fede, non è un poeta credente. “L’art pour art” (l’arte per arte).

La semplicità lo caratterizzava anche per quanto riguarda la sua vita privata. Il suo obiettivo era quello di far deliziare il lettore e di trovare gioia nella quotidianità. Ebbe ammiratori all’estero, ma fu offuscato dai suoi contemporanei vivendo in un’epoca piena di poeti competitivi. L’eterno studente di filosofia e simbolista Kosztolányi è un pacato e sobrio rappresentante della borghesia decaduta di fine secolo ed è amante del latino, dell’Italia e di Marco Aurelio; senza impetuosità è nemico della prolissità.

Ebbrezza dell’alba

L’opera è divisa in modo monomiforme, il numero dei versi varia, ci sono versi un po’ più lunghi e versi più brevi. Il poeta vuole creare l’impressione che i pensieri scritti nascano nella poesia nel momento della scrittura. Questo può essere anche il motivo per cui si interrompe la continuità del discorso, infatti troviamo quest’effetto un po’ mosaico. La poesia è molto lunga perché questa grande lunghezza consente un’esposizione più complessa del tema. Ormai il suo intento è quello di provare a sopravvivere, quindi tutto è incentrato su questo argomento.

L’ebbrezza dell’alba è un’interpretazione specifica dell’esistenza, affronta il passare del tempo e tenta una sorta di comprensione universale. I motivi sono: l’universo, le stelle, le altezze. Dunque, si interroga sul significato dell’esistenza, iniziando a livello del quotidiano: lui che lavora, lui che beve il caffè, lui che non riesce a dormire. Da questo quotidiano poi raggiunge le stelle, meditando sulla vita desolata di tutti i giorni. Quindi, parte dalla vita umana, la vita disgraziata di tutti i giorni e si eleva quasi al di sopra.

L’opera ha 2 dimensioni: una è l’alba, quando lui non riesce a dormire; l’altra è la vita stessa. La voce è onesta, è come se scrivesse a un amico. Non c’è cinismo, anche se sembra che inizi così, non c’è nemmeno autoironia e umorismo, il suo tono è vario, diretto all’inizio e poi elevato; anche dal punto di vista dell’umore si alternano eccitazione, indifferenza. Il tema è una visione abbagliante che risveglia il poeta alla bellezza del significato della vita. La poesia può essere suddivisa in tre unità strutturali:

  1. La prima parte si svolge sulla terra alle tre del mattino, dove lui lavora e non dorme. La poesia inizia con una situazione ordinaria, dove l’io lirico non dorme e sta alla finestra contemplando ai propri problemi e a quelli problemi degli altri. Una prima riflessione che fa è che il destino delle persone è meccanico e patetico, quindi questa prima parte descrive la vulnerabilità, il disorientamento e il vuoto.
  2. Nella seconda parte l’ambientazione è il cielo, la svolta si ha guardando il cielo stellato. Poi c’è la visione, l’immagine di un ballo celeste, dove gli ospiti si stanno salutando. Qui i versi sono molto più brevi, l’esperienza mistica del ballo celeste è collegata topos del carnevale, quindi alla felicità, al ritorno dello stato originario della creazione.
  3. La terza parte si svolge di nuovo sulla terra, che è l’alba che si sta svegliando, e il poeta scopre un segreto (il senso della vita e l’esistenza stessa). Bisogna distinguersi dall’ordinario e notare la bellezza.

Il finale è incredibilmente felice perché egli ha scoperto il segreto; ma è anche infelice, dal momento che deve morire presto.

Il messaggio della poesia

É la risposta del poeta al significato dell’esistenza, cioè la vita umana è un passaggio tra senzatetto e casa, estraneità e familiarità; quindi la vita terrestre è un passaggio. Questo stato temporaneo però non è negativo, anzi aiuta a superare il trauma causato dalla vita e dal pensiero della morte e aiuta anche a vedere i miracoli della vita.

Fonte dell’immagine in evidenza: Pixabay

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