L’addestramento dei ninja oggi è immaginato come una serie di prove impossibili da superare per dei comuni mortali, mentre per questi specialisti dell’arte della dissimulazione era un normale addestramento quotidiano.
Chi sono i ninja? E qual è il vero addestramento dei ninja?
I ninja, anche chiamati shinobi, sono figure nate nel Giappone feudale, propriamente nel periodo chiamato Sengoku, caratterizzato da molti disordini e guerriglie interne in una lotta continua al potere.
Diventa quindi necessario per i feudatari di maggior potere, creare un gruppo segreto di agenti, per controllare e liquidare i propri avversarsi.
L’addestramento dei ninja, a differenza di quello dei samurai, e delle donne ninja era quindi necessario a creare questi uomini-ombra.
In cosa era caratterizzato l’addestramento dei ninja?
L’addestramento dei ninja, anche chiamato Ninjutsu, era caratterizzato da diverse tecniche di spionaggio e strategie militari non convenzionali di guerra.
Il Ninjutsu era composto da arti tradizionali di combattimento corpo a corpo e da tattiche di combattimento con armi. Il corpo umano diventa per i ninja, uno degli argomenti più studiati e approfonditi.
Articolazioni, organi, nervi, apparati, ossa non avevano segreti per questi esperti conoscitori della biologia umana. L’obiettivo era colpire il nemico cercando di conservare quante più energie possibili.
L’addestramento dei ninja parte dall’infanzia, ogni aspirante shinobi, infatti, doveva allenarsi nell’attività fisica: quotidianamente si esercitavano in corse a lunga distanza, arrampicate, nuoto e arti marziali.
Inoltre, dovevano studiare tecniche di sopravvivenza come veleni e antidoti, imparare a riconoscere erbe e i vari territori circostanti e i più lontani.
Saper costruire o disinnescare ordigni esplosivi.
L’allenamento era basato su una preparazione dell’allievo sia fisica che mentale.
La componente mentale nell’addestramento dei ninja era fondamentale: sottoposti a pressioni inumane, questi guerrieri ombra dovevano divenire padroni del controllo delle loro menti, e quindi delle loro emozioni.
Infatti, sottoponendosi a lunghi periodi di meditazioni e controllo del Ki, cioè delle proprie energie, riuscivano ad avere poi maggior controllo anche nelle missioni pericolose in cui venivano impiegati.
Tra gli scopi principali dell’addestramento dei ninja c’era la prerogativa di non essere scoperti o catturati, quindi gruppi di shinobi, collaboravano attraverso varie tecniche di squadra per affrontare i vari ostacoli che le missioni richiedevano.
Le tecniche più conosciute (o quantomeno quelle arrivate fino ai nostri giorni) sono:
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Hitsuke – consisteva nel distrarre le guardie, appiccando un incendio, così da poter farsi strada nel palazzo;
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Tanuki-Gakure – tecnica di camuffamento, in cui i ninja si nascondevano tra le foglie degli alberi;
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Uzura-gakure – altra tecnica di camuffamento, consisteva nel chiudersi con il proprio corpo formando un cerchio e rimanendo immobili, per assomigliare ad una pietra.
Oltre ai fondamentali di addestramento e le tecniche di meditazione, era importante nell’addestramento dei ninja anche le conoscenze delle varie professioni dell’epoca, come i medici, sacerdoti, commercianti, monaci.
Uno dei mezzi con cui operavano lo spionaggio, era proprio il travestimento, che permetteva ai ninja di avvicinarsi indisturbati ai luoghi d’interesse nel campo nemico per raccogliere informazioni e capire come muoversi per l’attacco.
L’addestramento dei ninja, quindi, era per il Giappone feudale una risorsa importante con l’insorgere dei vari disordini e guerriglie interne, soprattutto i Daimyō più potenti crearono dei veri e propri clan segreti dedicati all’arte ninja, che veniva tramandata di generazione in generazione.
Con il tempo, il mondo ninja è stato avvolto in un alone di mistero e fantasie, infatti venivano loro attribuiti poteri sovraumani, come l’invisibilità, la capacità di camminare sull’acqua, l’evocazione di animali.
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