L’eroe romano, una breve disamina
L’eroe è il protagonista dei miti: né dio né uomo ma un essere la cui caratteristica è data dalla diversità delle condizioni mitiche e dalla funzione fondamentale che gli viene attribuita. Si distingue quindi l’eroe culturale, che fonda istituzioni civili o economiche, l’eroe antenato, che fonda una stirpe o un popolo, e l’eroe eponimo, che qualifica una realtà d’origine geografica. Nella storia della cultura delle civiltà la rilevanza dei miti è fondamentale, sia per quel che riguarda le credenze popolari, sia in relazione alla storiografia e all’annalistica, che li rapporta alla realtà storica. In particolare, svolge un ruolo fondamentale nella cultura italica la mitologia romana, di certa derivazione ellenistica ma con uno sviluppo proprio. L’eroe romano, diversamente da quello greco, non appare come uomo soggetto alle debolezze e alle difficoltà: è completamente dedito all’amor di patria, al coraggio militare, alla semplicità e all’onestà. É, quindi, la personificazione degli aspetti fondanti del mos maiorum, il nucleo della morale tradizionale della civiltà romana. Tutta la tradizione romanza nasce facendo riferimento a due eroi: Romolo e Remo. Figli di Rea Silva e Marte e concepiti per volere divino, appena nati, vennero espulsi da Alba perché nipoti del re Numitore, spodestato dal fratello Amulio. Nel timore che crescendo potessero rivendicare il trono, Amulio ordinò che i gemelli fossero annegati nel fiume Tevere; tuttavia, riuscirono ad evitare la morte ancora una volta, grazie all’intervento divino: dapprima, una lupa li allattò, poi Faustolo, pastore delle greggi di Amulio, e la sua compagna Acca Larenzia accolsero i gemelli e li allevarono. Divenuti adulti, Romolo e Remo uccisero Amulio e, secondo il volere degli déi, fondarono una città proprio sul colle Palatino, nel luogo dove la lupa li aveva trovati e salvati. Fu Romolo a scegliere il nome della città, Roma, e a tracciare il solco che nessuno poteva attraversare armato. Remo, però, invidioso del fratello, decise di varcare il solco con le armi in pugno. Fu così che Romolo uccise il fratello Remo e divenne il primo re dei sette re di Roma. Era il 21 aprile del 753 a.C.
Enea, un eroe romano?
In realtà, proprio le teorie sulla fondazione di Roma fanno da sfondo alle avventure dei più importanti eroi latini. Enea è sicuramente il più rilevante. Il mito dell’eroe Enea esisteva anche prima del periodo augusteo ma assunse un ruolo fondamentale in quel momento storico, proprio per la necessità di ricavare un collegamento con la cultura e la società greca: così Enea, dopo la sconfitta di Troia, fonderà una nuova città per vendicare il tranello del cavallo e la vittoria degli Achei. Inoltre, di particolare importanza, è la figura di Ascanio Iulio, figlio di Enea e progenitore della gens Iulia, cioè la stirpe originaria di Giulio Cesare e di Ottaviano Augusto. L’Eneide è la storia di una missione voluta dal fato, che renderà possibile la fondazione di Roma e la conseguente salvazione della stessa da parte di Augusto. Enea è il protagonista di questa missione straordinaria, completamente dedito alla stessa, tanto da cedere realmente alle sue debolezze solo nell’episodio celebre della morte di Turno, quando alla vista del balteo di Pallante, preso da uno slancio di ira, uccide il nemico, che, secondo la sua educazione, sarebbe dovuto invece essere risparmiato perché ormai assoggettato. A partire dall’Eneide si sviluppano ancora le figure di una serie di miti. Tra questi Eurialo e Niso, due giovani guerrieri profughi di Troia, che costituiscono un grande esempio di amicizia e di valori; e Serrano, giovanissimo guerriero italico famoso per la sua bellezza, condottiero dell’esercito di Turno. L’influenza della mitologia e l’idea degli eroi romani sarà fondamentale nell’elaborazione più moderna del culto del caduto, del soldato simbolo di una nazione intera e della solidarietà per i vinti.
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