Se si alza lo sguardo, in una notte ben illuminata del mese di aprile, si potrà osservare un gruppo di stelle, tanto modeste quanto affascinanti, dalla particolare forma a V, denominate “Chioma di Berenice”. Si tratta di una costellazione antica situata nell’emisfero Boreale, a sud-est dell’Orsa Maggiore, a nord-est del Leone e a nord della Vergine. Dopo essere stata identificata vagamente fin dall’antichità, divenne una costellazione ufficiale nel 1551 per opera del cartografo olandese Mercator.
La fama di Berenice
La fama della costellazione di Berenice si deve al fatto che il suo nome fa riferimento ad un personaggio, ed in modo particolare ad una storia, realmente esistiti.
La chioma di Berenice è il titolo convenzionale di una delle elegie dell’autore greco Callimaco. La particolarità del poema è la voce narrante, il racconto è infatti narrato in prima persona dalla chioma stessa, contribuendo a donare al poema un punto di vista straniante, che lo caratterizza.
La Storia
Berenice fu una regina egiziana dalla straordinaria bellezza, dai lineamenti delicati e caratterizzata soprattutto dai lunghissimi e lucidi capelli, da sempre motivo di ammirazione o invidia. Fu, inoltre, sposa del Faraone Tolomeo III Evergete. Il mito narra che nel 246 a.C., poco dopo le nozze, Tolomeo dovette partire per una spedizione militare molto pericolosa, contro Seleuco II di Siria.
Berenice, estremamente innamorata e preoccupata per le sorti del giovane sposo, arrivò a chiamare in causa la dea Afrodite facendole un voto solenne. Offrì alla dea greca i propri splendidi capelli, se si fosse dimostrata benevola nei confronti del proprio amore e avesse, dunque, fatto ritornare Tolomeo sano e salvo dalla battaglia.
Il destino volle che, dopo cinque lunghissimi anni di separazione e attesa, il re egiziano tornasse trionfante dalla campagna e Berenice, mantenendo fede alla parola data, racchiuse i propri capelli in una lunga treccia che portò in dono al tempio di Afrodite.
Quando Tolomeo rincontrò la moglie fu stranito di vedere la sua chioma, tanto amata, raccolta in un velo e fu ancora più stupito quando, rimasti soli, Berenice sciolse quel velo mostrando il suo capo rasato e spiegando il suo voto d’amore, rassicurando l’amato del fatto che i suoi bellissimi capelli si trovassero al tempio della dea dell’amore.
Tuttavia, la treccia dal tempio scomparve. Ciò suscito grande scompiglio, Tolomeo arrivò ad ordinare che venissero chiuse tutte le porte del regno fin quando non si fosse ritrovata.
Intervenne, alla fine, Conone di Sarno, grande saggio, matematico, astrologo e astronomo di corte. Forse per consolare l’amata regina, o forse per salvare le vite dei sacerdoti del tempio, egli indicò con un dito il firmamento e affermò che non c’era da preoccuparsi perché gli dèi avevano così gradito il dono di Berenice da aver innalzato la treccia al cielo, fissandola nel firmamento come nuova costellazione.
La chioma di Berenice in letteratura
Callimaco fu il primo a narrare questa storia, di cui sono giunti solo 40 versi su due papiri; tuttavia, non fu l’unico autore, nel corso della storia della letteratura, a rendere omaggio a questo grande e commovente gesto d’amore.
Il testo fu encomiabilmente tradotto dall’autore latino Gaio Valerio Catullo, che lo inserì tra le sue opere come Carme LVXI. Addirittura, l’autore preromantico italiano Ugo Foscolo ne compose una versione in italiano volgare.
Ad affascinare è sicuramente la forza dell’amore provato da Berenice, disposta a sacrificare ciò che più amava di sé stessa, i suoi lunghi e splendidi capelli, per la vita del proprio sposo.
Una storia, quella raccontata, che fa ancora sperare nell’esistenza di un sentimento tanto forte e puro verso l’altro, un sentimento che rende disposti a mettere da parte il proprio io per essere meno egoisti, perché poi, forse, l’amore è proprio questo: altruismo puro.
Al giorno d’oggi è possibile regalare, grazie ad una serie di shop, una stella del firmamento. Conoscere la storia dietro questa piccola e malinconica costellazione potrebbe essere d’aiuto nella scelta dell’astro con cui omaggiare qualcuno per il quale metteremmo da parte l’egoismo in nome di un amore puro ed infinito, in questa vita e nelle prossime.
E tu, o regina, quando, guardando le stelle, placherai
nei giorni di festa Venere santa,
non lasciare ch’io resti senza sacrificio, di nuovo
rendimi tua con generose offerte. Riprendano gli astri
il loro cammino di un tempo, e io torni una chioma regale:
Orione tornerebbe a risplendere accanto all’Acquario!
(Catullo, Carmi, LXVI, 89-94)
Immagine di copertina: Wikipedia