Come tutti sanno, la cultura nell’impero arabo raggiunse altissimi livelli.
Sotto i califfi abbasidi tra l’VIII e il XIII secolo, la cultura araba visse un periodo d’oro: gli studiosi arabi rielaborarono, in una seconda sintesi culturale, le conoscenze delle tradizioni greca, persiana e indiana. Già prima che Maometto fondasse l’Islam, l’Arabia aveva una propria tradizione culturale che si era espressa soprattutto attraverso la poesia.
Ma quali erano i temi ricorrenti di questa antichissima produzione letteraria araba?
I temi dominanti di questa antichissima poesia erano la dura vita del deserto e le gesta più o meno leggendarie delle varie tribù.
Dobbiamo dire che la predilezione per la poesia continuò a caratterizzare la cultura araba anche nei secoli successivi.
Difatti, poeti e letterati di spicco furono attivi in tutta l’area posta sotto il controllo musulmano, dalla Spagna alla Persia, passando per la Sicilia.
I poeti arabi trattarono vari temi nelle loro opere.
Nei loro versi, alla forte presenza di motivi religiosi si affiancarono temi legati all’amore, all’esaltazione dei piaceri della vita nonché alla riflessione sulla condizione dell’uomo.
Queste tematiche nel loro insieme diedero certamente luogo a un intreccio affascinante.
Non ha invece origini arabe, ma indiane, Le mille e una notte, l’opera letteraria forse più conosciuta nella tradizione orientale.
Tale importantissima opera ci offre anche una testimonianza storica di grande interesse sulla società musulmana di quei secoli, sia nei ritratti di figure popolari e quotidiane, sia nella descrizione della vita brillante dei potenti di Bagdad.
Riteniamo opportuno esporre brevemente la trama di tale opera: un immaginario re di Persia, tradito dalla moglie, decide di vendicarsi sull’intero genere femminile trascorrendo ogni notte con un’amante diversa che viene poi uccisa all’alba.
Quando arriva il turno di Sheherazade, la donna adotta un abile stratagemma: ogni notte racconta una storia che interrompe sul più bello, lasciando il re con la curiosità di conoscere il seguito.
Così facendo, la sua esecuzione viene sempre rimandata finché, dopo mille e una notte, il sovrano, deliziato dalle qualità di narratrice della donna, decide di graziarla e di sposarla.
Inoltre, il re prende anche la decisione di graziare tutte le donne che sarebbero ancora dovute morire.
Dobbiamo mettere in evidenza che il periodo d’oro della cultura araba coincise con i secoli VIII-XIII ed è legato soprattutto all’iniziativa di alcuni califfi abbasidi che resero Bagdad un centro culturale di altissimo livello.
Sotto questi califfi mecenati, desiderosi di utilizzare le proprie ricchezze anche per promuovere gli studi e la cultura, da tutto il mondo arabo furono chiamati nella capitale studiosi di grande valore.
Il palazzo imperiale si arricchì di una vasta biblioteca.
Tale biblioteca, chiamata con un nome molto significativo ed emblematico, cioè casa della saggezza, accolse non solo i volumi degli autori arabi ma anche le traduzioni dei libri greci e persiani.
Gli arabi avevano trovato tali libri in grande quantità nelle terre conquistate ed avevano saputo comprendere l’importanza di salvaguardare e conservare tali importantissimi volumi.
Gli arabi mostrarono un grande interesse per la cultura e la filosofia greca, in particolare per l’opera di Aristotele, ma vollero conoscere e tradurre anche gli altri scritti di filosofi, scienziati e medici greci.
In questo modo, essi misero a frutto il meglio della cultura precedente, contribuirono alla salvaguardia di un inestimabile patrimonio intellettuale (alcune opere greche sono giunte a noi solo attraverso le versioni in lingua araba) e al tempo stesso lo utilizzarono come fondamento su cui costruire la loro riflessione originale.
Questa capacità di ereditare e sviluppare conoscenze precedenti è evidentissima in molti campi della cultura araba come la matematica, l’astronomia, la medicina, la geografia.
Non a caso queste scienze erano chiamate in arabo “scienze degli antichi“, a segnalare che i musulmani erano consapevoli di essere continuatori di una ricerca iniziata molto prima di loro.
Proseguiva così il fenomeno che aveva avuto inizio un millennio prima, al tempo delle conquiste di Alessandro Magno: il secondo incontro tra la cultura greca e quella dei popoli che di volta in volta vi entravano in contatto.
Tra le discipline coltivate dagli arabi, vanno menzionate anzitutto la filosofia e la medicina.
In questi campi, la personalità più significativa fu quella del persiano Ibn Sina, uno dei massimi scienziati di tutti i tempi, conosciuto in Occidente con il nome di Avicenna e vissuto a cavallo dell’anno mille.
Egli mise a punto una sintesi di grande rigore scientifico, il “Canone“, in cui la tradizione medica greca è arricchita da quelle di altre culture.
Tale opera di Avicenna divenne il manuale fondamentale per l’insegnamento della medicina in tutto il mondo arabo e cristiano.
Dobbiamo mettere in evidenza che fino al XVII secolo l’opera di Avicenna era inserita anche in Europa nei programmi delle facoltà di medicina.
In campo geografico e astronomico, il vertice del pensiero greco era rappresentato dall’opera di Claudio Tolomeo, vissuto nel II secolo d.C. ad Alessandria d’Egitto.
Tolomeo aveva spiegato i movimenti della Luna e dei pianeti a partire dalla convinzione che la Terra fosse immobile, al centro dell’universo.
Tolomeo aveva scritto inoltre un manuale in cui non solo stabiliva le norme della realizzazione di carte geografiche, ma fissava la posizione di ben ottomila località attraverso l’indicazione della loro latitudine e longitudine.
Gli arabi si affrettarono a tradurre nella loro lingua l’opera astronomica di Tolomeo che, infatti, oggi è conosciuta non più con il suo titolo originale, ma con quello utilizzato dai traduttori arabi: Almagesto.
Al tempo stesso, però, gli arabi apportarono numerose correzioni ai dati forniti dallo scienziato alessandrino, sulla base di nuove osservazioni celesti e soprattutto di una conoscenza diretta dei luoghi da lui studiati.
Fu grazie a quest’opera di traduzione e revisione che il testo di Tolomeo venne preservato e nel XII secolo poté essere tradotto in latino.
In tal modo, quest’opera fondamentale, comporta un millennio prima in Egitto dall’autore greco, poi tradotta in arabo e infine dall’arabo in latino, tornò a circolare in Occidente.
Tale opera di Tolomeo divenne per secoli il testo base dell’astronomia europea.
Non dobbiamo dimenticare che ancora all’inizio del XVII secolo lo scienziato pisano, Galileo Galilei, dovette subire il carcere per avere messo in dubbio il sistema geocentrico sostenuto da Tolomeo.
Tuttavia, alla fine, il sistema geocentrico tolemaico venne sostituito dal sistema eliocentrico sostenuto da Copernico e Galileo.
Agli arabi si deve l’adozione di un sistema di numerazione decimale di origine indiana.
Tale sistema utilizzava per la prima volta anche lo zero.
Inoltre, nel sistema di numerazione decimale, il valore di una cifra era determinato dalla posizione che essa occupava rispetto alle altre (sistema posizionale).
In tal modo nacquero quelli che ancora oggi chiamiamo numeri arabi.
Essi, grazie alle conquiste arabe, si diffusero in tutta Europa sostituendo progressivamente il sistema di numerazione romano.
Sempre agli arabi si deve l’introduzione di nuovi e più avanzati sistemi di calcolo.
Per fare un esempio concreto, citeremo l’algebra, ovvero il metodo per la risoluzione di equazioni complesse.
Prof. Giovanni Pellegrino
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