Una figura onnipresente: in ogni tempio, casa e preghiera. I simboli che la rappresentano sono il fuoco e il braciere, raffigurazioni della vita domestica che presiede: tutto questo è la dea Estia.
La dea Estia e la sua silenziosa presenza
Nonostante la dea Estia sia una delle figure più importanti della mitologia greca, poche sono le leggende e i miti che ruotano attorno al suo personaggio. Sarà Esiodo, nella sua opera La Teogonia, a raccontarci tutto quello che c’è da sapere riguardo la saga dei Crònidi e la successiva Titanomachia ed è proprio Esiodo a presentarci la dea Estia come figlia di Crono e Rea, il cui ruolo emerge sin da subito marginale se paragonato a quello dei fratelli. Secondo una profezia, Crono avrebbe perso il proprio potere strappato, a sua volta, a suo padre quando sarebbe stato sconfitto da uno dei suoi figli. Ben poco intenzionato a perdere il proprio trono, Crono costrinse la sorella e moglie Rea a consegnargli ogni figlio appena nato, così da poterlo ingoiare; infatti, essendo i suoi figli immortali non sarebbe mai stato possibile ucciderli. Anche Estia, al pari dei suoi fratelli Era, Ade, Poseidone e Demetra, subì questa tragica sorte ed essendo la primogenita, è stata anche la prima a subire questo trattamento. Le cose iniziarono a cambiare solo quando Rea, annientata dal dolore, nascose Zeus a Creta, facendo invece ingerire a Crono un sasso e divenuto grande, Zeus riuscì ad ingannare il padre anche grazie all’aiuto di Rea, che gli fornì un emetico in grado di buttar fuori i figli ingeriti, i quali subito si schierano al fianco del fratello. Rispettando la versione secondo cui la dea Estia era la figlia maggiore fra i suoi fratelli e venendo ella ingoiata per prima è stata anche l’ultima ad essere salvata: Estia sarebbe quindi la prima e l’ultima degli Dei contemporaneamente. La dea Estia sostenne Zeus e i suoi fratelli contro i Titani, nella Titanomachia che vide contrapposti Dei e Titani, ma non v’è traccia di Estia se non semplicemente in maniera indiretta, solo come semplice supporto per i fratelli.
La dea Vergine
La dea Estia dimostrò di essere proiettata sempre verso il mondo interno, al contrario delle sue nipoti Artemide ed Atena che sono sempre state proiettate più verso il mondo esterno. Le tre fanciulle sono considerate le tre dee Vergini, ma se Artemide ed Atena abbracciano la verginità per perseguire i propri desideri o le proprie capacità, per Estia è l’esatto opposto: la dea è costantemente ferma sul Monte Olimpo, raramente mette piede nel mondo esterno poiché le sue attenzioni ricadono sulla casa, il domestico, il familiare. Se le nipoti guardano all’esterno, lo sguardo di Estia è tutto per l’interno.
Nonostante l’approccio della dea Estia fosse di chiusura verso l’esterno, sia Apollo che Poseidone si contendevano la sua mano, così come la bella Afrodite che cercava invano di sedurla, ma Estia decise comunque di far voto di castità: richiese a suo fratello Zeus di poter essere eternamente vergine e il dio accettò la sua richiesta; in cambio dell’eterna verginità, ad Estia si concesse l’onore di esser presente, tramite il fuoco, non solo in tutte le case e nel cuore della città, ma anche con un altare personale in ogni tempio.
I miti che riguardano la dea Estia
La dea Estia è presente in poche storie mitologiche legate a due diverse figure maschili: la prima storia coinvolge Dioniso, la seconda Priapo.
La dea Estia e Dioniso
Dioniso, figlio di Zeus e Semele, nacque come semi dio e solo dopo aver terminato i suoi pellegrinaggi, venne riconosciuto come dio: era infatti l’unico dio con genitore mortale e all’Olimpo erano presenti solo dodici troni, tutti già occupati. Nessuno degli dèi sembrava essere disposto a cedere il proprio trono, tranne la dea Estia: priva di ambizione e decisa ad occuparsi del sacro focolare, decise di rinunciare al proprio trono, lasciandolo nipote. Ed è proprio per questa rinuncia che venne soprannominata Ultima Dea che, pur essendo poco presente, rimane comunque una dea estremamente potente.
La dea Estia e Priapo
Il secondo mito che riguarda la dea Estia coinvolge Priapo, divinità simbolo dell’istinto sessuale. Da sempre Interessato ad Estia, tenta di abusare della dea addormentata, dopo un banchetto e dopo essersi abbandonato all’alcol: è il raglio di un asino a svegliare Estia e anche tutti gli altri dèi, costringendo Priapo alla fuga e bruciando così la sua possibilità di essere accolto sull’Olimpo. L’immagine dell’asino è carica di simbolismo poiché presso i greci esso rappresenta la lussuria, ma nonostante tutto anche l’animale si scaglia a protezione della virtù della dea.
La dea del focolare
La dea Estia è il simbolo del fuoco e della protezione di tutte le città ed è per questa ragione che il fuoco è un elemento centrale in ogni rituale, civile e sacro, perché rappresenta la protezione e la consacrazione di Estia. Nel pritaneo, edificio principale di ogni poleis, vi è il sacro focolare cittadino che non deve estinguersi mai, in segno di continuità e potere cittadino. È proprio nel pritaneo che si svolge la vita politica interna ed esterna ed è qui che si celebrano le cerimonie pubbliche cittadine. Inoltre, ogni tempio greco ha un altare dedicato alla dea Estia con una fiamma accesa in suo onore: mentre il fuoco del pritaneo non poteva mai esser spento, quello dei sacrifici invece veniva lasciato estinguersi, specialmente quando si trovava all’esterno del tempio. La sua accensione rappresentava un momento importantissimo del rituale poiché ne sanciva l’inizio con l’invocazione e assicurava la presenza della dea Estia.
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