Edvard Munch (1863-1944) è stato uno dei più famosi pittori norvegesi. “L’urlo” è il suo quadro più famoso, diventato iconico nel panorama artistico; di grande interesse, però, sono anche i molteplici quadri che hanno come protagoniste figure femminili. Vediamo quindi la figura della donna nella pittura di Edvard Munch.
Sin da piccolo, Munch ha dovuto convivere con il lutto e la malattia; la sua infanzia fu molto travagliata e complessa a causa di alcuni eventi biografici che lo colpirono particolarmente, quali la morte della madre e della sorella Sophie. Queste perdite, infatti, segnarono profondamente non solo il suo rapporto con le donne, ma anche il modo in cui Munch cominciò a presentare la donna nella sua pittura. Vi sono alcune opere che probabilmente alludono proprio a queste due perdite, come ad esempio “La bambina malata“, che fa riferimento alla morte della sorella, mentre nel celebre dipinto “L’urlo” si pensa che il rosso del cielo rimandi probabilmente al sangue della madre morente.
La memoria infantile della morte della sorella di Munch si materializza anche in “Morte nella camera della malata“, dove la famiglia è riunita sul letto di morte di Sophie; per facilitarle la respirazione, la paziente siede in una sedia dallo schienale alto, girata di spalle. In questo quadro, l’artista vuole ritrarre non la fanciulla malata ma la reazione degli altri membri della famiglia che si trovano faccia a faccia con la morte. Non c’è comunicazione fra le persone, ognuno è rinchiuso nel proprio mondo. Del padre, che era un dottore, è visibile la faccia, e le sue mani sono congiunte in una preghiera. Il gruppo in primo piano comprende le altre due sorelle di Munch: Laura siede con le mani in grembo, Inger è in piedi esattamente come nel ritratto. All’artista preme soprattutto la rappresentazione dell’aspetto psicologico, del fatto che i vari personaggi sono ridotti a mere ombre di loro stessi dall’imminente perdita e sono isolati l’uno dall’altro in una profonda solitudine. I soggetti raffigurati non hanno l’età in cui è morta Sophie ma quella in cui è stato realizzato il dipinto, segno che il lutto si è protratto nel tempo. L’arredamento è minimo, risaltano le superfici vuote del pavimento e delle pareti.
Esperienze dell’artista con la figura femminile
La rappresentazione della donna nella pittura di Edvard Munch dovette fare i conti anche con la società norvegese bigotta e restrittiva in cui l’artista si trovava. Come molti artisti norvegesi del periodo, anche lui sviluppò un atteggiamento misogino, accentuato soprattutto in seguito alla delusione amorosa vissuta con il suo primo ed unico amore Milly Thaulow: anche parecchio tempo dopo la fine della loro storia, Munch non riuscì togliersi dalla testa la donna. Lei non ricambiava il suo sentimento e sposò un altro uomo; l’artista fu inoltre particolarmente amareggiato quando lei, molto più tardi, divorziò e si sposò nuovamente senza mostrare alcun interesse per lui.
Per tutta la sua vita, Edvard Munch fu combattuto tra la sua passione per la dannata figura femminile e la paura di essere respinto. Infatti, egli considerava il matrimonio incompatibile con le sue ambizioni artistiche e non si sposò mai, fino alla sua morte avvenuta nel 1944, all’età di 80 anni. Le sue esperienze con il mondo femminile, quindi, si riducono a flirt e amicizie.
Un esempio emblematico è Ingse Vibe (1886 – 1945), che si dice si rivolse a Munch appoggiandosi alla staccionata di legno che circondava la sua casa studio a Åsgardstrand quando lei aveva solo 16 anni, nel 1903. Coltivarono un’amicizia che sarebbe durata per decenni, documentata da lettere e cartoline conservate; si dice che Munch l’avrebbe anche ampiamente disegnata e dipinta.
Dal 1916 fino alla sua morte nel 1944, Munch visse e lavorò a Ekely, una tenuta che era stata un vivaio, nei dintorni di Oslo. Sebbene parecchie donne andarono nella sua casa studio di Ekely per essere ritratte, molte di queste opere sono meno note. Una delle modelle preferite da Munch era Birgit Prestøe, che invertì i ruoli dell’artista e della modella di nudi descrivendolo in questo modo: «Pensavo che fosse piacevole da guardare, bellissimo come un giovane Apollo, saggio come un maturo Zeus.» Posò per molti dipinti di Munch e divenne famosa più avanti, quando accettò in diverse occasioni di parlare alla stampa e ad altri della sua esperienza come modella, una professione che a quel tempo era spesso considerata come inaccettabile.
Edvard Munch: concezione della donna nella sua pittura
Edvard Munch vedeva la figura della donna come un “mistero sessuale”, profondo ma allo stesso tempo impossibile da analizzare e approfondire. Per Munch, la donna è dunque una creatura malata, morente. Amare una donna significa soffrire; l’artista, infatti, riteneva che la personalità della donna mettesse in pericolo quella maschile, che veniva assorbita da una donna-mantide. Seguendo questa scia di pensiero, allora, la donna nella pittura di Edvard Munch, come si può vedere nei dipinti “Il bacio” e in quello della Donna Vampiro, diventa causa di annientamento dell’uomo e il suo gesto amorevole è solo apparente; l’uomo esce infranto dal loro incontro.
Oltre la donna, per Munch anche la sessualità si presenta come un inganno, un mistero; la donna, nella pittura di Munch, prende anche le sembianze di una Madonna, ma non riprende la sua rappresentazione classica e tradizionale. Nel dipinto intitolato, appunto, “Madonna“, la figura della Vergine viene completamente rivoluzionata: ora è una donna sensuale e provocante, ma cadaverica, da ricongiungere al motivo della donna come portatrice di male e di morte, con l’annullamento di qualsiasi valore religioso.
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