La donna nell’Antica Cina: una figura oppressa

La donna nell'Antica Cina

La condizione della donna cinese è cambiata negli anni, durante i diversi periodi storici. Questa figura ha conosciuto periodi in cui godeva di una certa autonomia, ma ci sono state fasi in cui ha avuto un ruolo subordinato all’uomo, in qualsiasi ambito sociale, infatti la donna nell’Antica Cina rappresenta il soggetto oppresso per eccellenza.

Nonostante oggi siamo abituati a vedere le donne cinesi come autonome e indipendenti, non bisogna dare per scontato che non siano  presenti ancora delle vecchie mentalità nate e sviluppatesi durante il periodo dell’Antica Cina. Prima del VI secolo a.C.  la donna nell’Antica Cina godeva di un certo rispetto in quanto era il centro della famiglia, la ragione per cui quella famiglia esisteva poiché era colei che generava la vita: non a caso i membri della famiglia portavano il nome della stirpe materna, infatti anche all’interno del carattere cinese di “cognome“, c’è il radicale di donna (). Con l’introduzione del regime feudale la figura della donna cinese viene completamente declassata: a peggiorare la situazione c’è la visione del confucianesimo, che rappresenta il fulcro dell’Antica Cina.

La donna cinese viene considerata come una figura subordinata all’uomo e questo è possibile vederlo all’interno dei 3 cardini confuciani e delle 3 obbedienze confuciane. All’interno dei 3 cardini confuciani vediamo il sovrano è il cardine per il suddito, il padre è il cardine per il figlio e il marito è il cardine per la moglie. Nelle 3 obbedienze confuciane, la donna da nubile deve obbedire al padre, da sposata deve obbedire al marito e da vedova deve obbedire al figlio. Questa subordinazione della donna nell’Antica Cina rispetto a quella che è la figura maschile si riflette anche nella concezione dello Yin e dello Yang: lo yin rappresenta l’oscurità e il male ed è associato alla figura femminile; lo yang rappresenta la luce e il bene ed è associato  alla figura maschile. 

La differenza uomo e donna nell’Antica Cina è evidente anche nei ruoli che ricoprono all’interno della società e dei luoghi a cui sono relegati: la donna cinese viene vista come una figura che deve stare necessariamente a casa. Non ha diritto a ricevere alcun tipo di istruzione, infatti non sa leggere e nemmeno scrivere, perché il suo unico compito è quello di occuparsi dei lavori domestici. La donna nell’Antica Cina non ha potere decisionale sulla sua vita, dato che tutto ciò che fa è già deciso dalle figure maschili più importanti della sua famiglia.  Alla donna cinese non è nemmeno concesso di scegliere con chi sposarsi: nelle famiglie più povere, la figlia è vista come vera e propria merce di scambio che verrà data alla famiglia del suo futuro sposo; nelle famiglie più ricche, invece, il matrimonio combinato è un patto che si stipula tra due famiglie e la sposa si presente alla famiglia dello sposo con una sostanziosa dote. 

Legata alla figura della donna nell’Antica Cina è anche la pratica della fasciatura dei piedi, definiti anche loti d’oro, introdotta dalla dinastia Han per distinguersi dai mancesi. La pratica consisteva nel fasciarsi i piedi per farli diventare di piccole dimensioni: all’epoca era questo ciò che dava bellezza ad una donna cinese. Quando gli occidentali giunsero in Cina e scoprirono questa pratica, la considerarono una cosa scandalosa.

Bisogna aspettare il ‘900 per fare in modo che la figura della donna nell’Antica Cina acquisisca maggiore libertà: a tal proposito, nascerà la cosiddetta letteratura femminile che avrà lo scopo di riflettere sui problemi della donna in quanto figura che vive in una società fortemente maschilista.

Se vuoi scoprire di più sulla Cina, ti consigliamo anche questo articolo.

 

 

Immagine in evidenza: Pixabay

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