Donne in Gustav Klimt: la figura femminile nella sua arte
L’universo femminile è stato sempre uno dei temi più rappresentati nell’arte. Nel corso della storia gli artisti hanno interpretato la figura della donna in modi differenti, influenzati dalle proprie esperienze, fantasie e idee. In questo articolo andremo ad analizzare il ruolo che la figura femminile ha avuto nella pittura di Gustav Klimt, e come le donne in Klimt siano il soggetto prediletto. Uno “spartiacque” nella rappresentazione della figura femminile è segnato proprio dalle opere dell’artista, in quanto è con lui che si abbandona completamente la figura della donna-angelo, una donna in armonia con la natura in simbiosi con essa, come si poteva notare nei dipinti di Monet. Klimt, esponente di spicco della Secessione Viennese e protagonista del cosiddetto Periodo Aureo, è infatti uno degli artisti che meglio ha saputo rappresentare l’universo femminile, cogliendone la complessità e le contraddizioni. Le sue opere, intrise di simbolismo ed erotismo, hanno contribuito a modificare radicalmente l’immagine della donna nella società a cavallo tra Ottocento e Novecento, la cosiddetta Vienna 1900. Contemporaneo di Egon Schiele e in qualche modo vicino alle teorie di Sigmund Freud, Klimt ha lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte, influenzando anche movimenti artistici successivi come l’Art Nouveau.
La figura femminile in Klimt: l’addio alla donna-angelo
Klimt passa ad una rappresentazione più realistica della donna. Egli sembra aver rappresentato quella parte della figura femminile che era stata finora nascosta, ovvero la consapevolezza della propria individualità, della propria forza e dell’influenza che lei può avere sugli altri. La donna in Klimt è più libera, decisa e cosciente del proprio fascino, come si vede in quadri come Giuditta o Danae, ma anche ne Il Bacio e L’Albero della vita, dove l’elemento femminile è centrale. La sua compagna, Emilie Flöge, una delle prime donne stiliste, è stata probabilmente di grande ispirazione da questo punto di vista. Klimt coglie l’aspetto della figura femminile in tutte le sue sfaccettature, che sia un volto angelico, casto, perverso, sensuale o tentatore.
Giuditta: l’emblema delle donne in Klimt
In Giuditta, la donna non è l’eroina coraggiosa, è una femme fatale, che si fa rispettare e che possiede un potere seduttivo, esaltato dal fatto che la donna occupa verticalmente tutta la tela. Il suo potere è così grande da poter spingere l’uomo, Oloferne, al margine del dipinto.
Adele Bloch-Bauer: la musa delle donne di Klimt
La donna che funse da modella per la realizzazione di Giuditta I e Giuditta II è Adele Bloch-Bauer, unica modella ritratta più di una volta da Klimt. Questa donna dell’alta società viennese condivideva con Giuditta la brama di libertà e di determinazione. Infatti, Adele era una donna tanto intelligente, quanto infelice, dal momento che non poteva frequentare l’università, inammissibile per le donne a quel tempo.
Donne in Klimt: il lato erotico e non solo
La lunga indagine che Gustav Klimt condusse sull’universo femminile ha spinto alcuni critici a pensare che i suoi quadri fossero una rappresentazione del suo lato femminile. Il ritrovamento di alcuni disegni erotici che ritraevano donne in tutte le posizioni e in incontri lesbici, ha fatto pensare che questo fosse il modo dell’artista di liberarsi dalle fantasie erotiche che lo perseguitavano. Non erano donne belle e sensuali ad essere i soggetti dei dipinti di Klimt, ma anche donne anziane, obese, rinsecchite, incinte, come si vede in “Le tre età della donna” e in “Speranza”. Il rapporto di Klimt con la figura femminile è stato indubbiamente determinato dalla sua vita privata, sia in famiglia, poiché crebbe con quattro sorelle, sia in atelier. Egli era considerato un voyeur ed un seduttore seriale, soprattutto delle sue modelle: il suo atelier era praticamente un luogo di malaffare pieno di donne nude, anche quando non era a lavoro.
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