La leggenda della carpa giapponese Koi, anche detta Nishikigoi, affonda le proprie radici nella cultura orientale sin dal 1200. É un animale particolarmente apprezzato non solo per la sua bellezza dovuta ai colori sgargianti che lo caratterizzano, bensì soprattutto per ciò che simboleggia: la perseveranza.
Le origini della Nishikigoi:
In origine le carpe furono importate dalla Cina e giunsero in Giappone sprovviste della sfavillante colorazione che le ha rese iconiche nell’immaginario comune; esse erano immerse nell’acqua stagnante con lo scopo di tenere il fondo delle risaie pulito e per proteggere le preziose coltivazioni dall’attacco di larve e insetti. Nelle aree montuose del Giappone, a causa delle rigide temperature, i contadini iniziarono ad allevare queste carpe, considerandole una delle principali foni di sostentamento e si accorsero che esse iniziavano a presentare delle curiose macchie colorate sul dorso. Da quel momento, essi diedero vita ad una serie di incroci fino ad ottenere quell’innesto che oggi è conosciuto con il nome di carpa giapponese koi.
Alla scoperta della leggenda:
La leggenda della carpa giapponese descrive questo pesce come un esemplare dotato di grande energia, in quanto esso è in grado di nuotare controcorrente e tale capacità viene interpretata come anticonformismo, ossia la forza di non seguire la corrente, bensì di intraprendere il proprio percorso nonostante le avversità. Le origini della famosa leggenda sono cinesi, così come lo è l’animale diventato in seguito simbolo del Giappone: si narra, infatti, che una carpa fosse stata in grado di risalire controcorrente il Fiume Giallo, al fine di raggiungere la cosiddetta Porta del Drago, oltre la quale si aveva accesso alla Grande Cascata del Fiume Azzurro. Chiunque riuscisse a giungere fin lì otteneva le ali per poter volare e si trasformava in un Drago, il quale aveva in dono l’immortalità. La piccola carpa decise di intraprendere tale impresa, mentre gli altri pesci vi rinunciarono in quanto spaventati dai pericoli del percorso e da ciò che eventualmente la Grande Cascata avrebbe celato. La carpa sfidò anche gli uomini, i quali furiosi per il tentativo dell’animale di addentrarsi in un luogo che le era precluso, posero lungo il tragitto una serie di ostacoli, come ad esempio delle reti, che potessero impedirle di continuare. La carpa koi, la carpa giapponese, superate le maglie delle reti, incappò in acque putride che le offuscavano la vista; a quel punto, il Dio delle Acque venne in suo aiuto, colpito dall’enorme coraggio dell’animale e pose un mulino a vento che potesse spazzare via tutta la sporcizia. La carpa proseguì il proprio percorso imbattendosi in una diga alta fino al cielo, che abbassava il livello dell’acqua, aumentando le difficoltà che si frapponevano tra il piccolo esemplare e il traguardo. Il Dio delle Acque, ancora una volta, stupito dai tentativi della carpa di saltare oltre la diga, decise di aiutarla facendola innalzare dalle onde oltre l’ostacolo e così la piccola carpa giapponese giunse alla Porta del Drago, trasformandosi a sua volta in uno splendido Drago Bianco.
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Il significato di questa leggenda è legato alla forza di volontà, alla determinazione e al cambiamento, sottolineando che è possibile compiere grandi imprese se si è dotati di perseveranza e spirito di sacrificio.
Fonte immagine di copertina per l’articolo sulla carpa giapponese: Pixabay