Nel rifiorire della storiografia medievale della prima metà del sec. XIX, espressione caratteristica della rappresentazione romantica che si diede allora di quell’epoca fu la leggenda dell’anno Mille.
Partendo dalla nota profezia dell‘Apocalisse di Giovanni, che fissava col compiersi del millennio l’avvento del Regno, si diffuse la credenza che gli uomini dell’anno mille attendessero la fine del mondo. La descrizione a fosche tinte dei terrori di quell’anno ispirò così un’intensa stagione letteraria circa la leggenda dell’anno Mille.
Secondo la leggenda dell’anno Mille, nel periodo immediatamente precedente a questa data, l’Europa medievale cristiana sarebbe stata dominata da una paura superstiziosa circa l’imminente fine del mondo. Il presupposto biblico sarebbe da trovare nei versi in cui Giovanni descrive la visione dell’angelo che gettò Satana «nell’ Abisso, lo rinchiuse e pose il sigillo sopra di lui, perché non seducesse più le nazioni, fino al compimento dei mille anni, dopo i quali deve essere lasciato libero per un po’ di tempo». Questa paura avrebbe causato un ristagno delle attività economiche, sociali, politiche e religiose intorno a quell’anno. La leggenda dei terrori dell’anno Mille, elaborata dopo il suo effettivo passaggio, non coincide con la realtà dei fatti.
Più che riferirsi a sporadici movimenti millenaristici che annunciavano la fine del mondo, la leggenda dell’anno Mille, così come sembra esser stata tramandata fino ad oggi, fa riferimento a un’immagine ben precisa: chi viveva nel Medioevo pensava che il mondo sarebbe finito precisamente nell’anno Mille e nella paura dell’attesa il fervore religioso aumentava, ci si affollava nei conventi, si donavano i propri beni alla chiesa e si riteneva che null’altro avesse più un senso. Queste immagini sono rimaste incastrate non solo nella stessa letteratura medievale, ma addirittura nella letteratura barocca, così legata alle superstiziose paure correlate all’essere umano, che facevano leva sulla spiritualità dell’uomo, e nella letteratura romantica, che prende in considerazione un passato ormai remoto, in cui rifugiarsi, e questo è proprio il Medioevo, con tutti i suoi aspetti.
Tuttavia, revisionando le stesure, e le discrepanze tra di esse, di svariate opere letterarie (ma anche di epistolari) e considerando anche altre varie fonti, si deduce che, in realtà, la paura del presagio dell’Apocalisse nell’anno Mille non era poi così radicata e immobilizzante; era, probabilmente, una semplice superstizione e non un’ansia tangibile e soffocante come fanno intendere le scritture postume. La leggenda dell’anno Mille nasce probabilmente da un’interpolazione anonima del XVII secolo, cavalcando terrori che, con ogni probabilità, non ci sono mai stati poiché se veramente il secolo X fosse stato dominato dalla paura per l’anno Mille, se ne troverebbe anche qualche accenno negli scrittori contemporanei o degli anni di poco posteriori. In realtà, anche nelle epistole e nelle opere la cui datazione è precedente a quella data, non vi si trova menzione riguardo ad eventuali paure per l’incombente fine del mondo.
A lungo si è creduto che, in quella precisa e fatale notte di fine anno del novecentonovantanove, l’umanità avesse vegliato nelle chiese attendendo la fine del mondo, per poi abbandonarsi all’estasi, a canti di giubilo e sollievo ai chiarori del mattino seguente; su questa leggenda si erano dilungati molti storici romantici. La maggior parte degli uomini a quell’epoca non sapeva neppure di trovarsi nell’anno mille, perché la datazione a partire dalla nascita di Cristo non era totalmente affermata.
Fonte immagine: Wikipedia