La Llorona: il mito coloniale della donna dal pianto eterno

La Llorona: il mito coloniale della donna dal pianto eterno

Il mito della Llorona è un elemento emblematico del folklore messicano e della cultura chicana. In particolare, per cultura chicana si intende l’identità scelta dalla popolazione di origine messicana residente nei territori del sud-ovest degli Stati Uniti, che prima dell’occupazione statunitense (1848) appartenevano al Messico.

Nella letteratura e mitografia coloniale è molto forte l’idea del territorio, inteso come madrepatria e inevitabilmente connesso al tema della madrelingua. Il senso d’appartenenza territoriale viene, quindi, metaforizzato attraverso l’immagine della donna, spesso intesa come figura materna. Questo spiega il motivo per cui all’interno della produzione artistica chicana e messicana la figura femminile abbia una rilevanza significativa. In particolare, un mito femminile che compare spesso all’interno di tale produzione è proprio quello della Llorona. Si tratta di un mito di origine mista, che presenta sia degli elementi appartenenti alla tradizione europea spagnola, che elementi provenienti dalla tradizione preispanica. In spagnolo, il verbo llorar significa “piangere”, per cui la traduzione italiana de La Llorona è letteralmente “la donna piangente”.

La leggenda della Llorona

Secondo la leggenda, la Llorona è una figura materna, tradita o abbandonata dal suo uomo, che per vendetta, o disperazione, uccide i suoi stessi figli annegandoli. Si racconta che la donna vaghi di notte, spesso accanto a delle fonti d’acqua (simbolo della vita), alla disperata ricerca dei propri figli. Vestita di bianco, quasi come se fosse un fantasma, la Llorona seduce gli uomini che incontra da soli per strada e con i suoi lamenti disperati li conduce alla pazzia, o addirittura alla morte.

È attraverso queste azioni che la donna riesce ad ottenere la sua vendetta per le eterne ingiustizie subite. La Llorona, prima ancora di essere un fantasma, è una donna reale, ferita e maltrattata, ma soprattutto una vittima. L’infanticidio rappresenta per lei il risultato di una scelta obbligata, in quanto, privata di ogni cosa, non può che farsi giustizia attraverso la vendetta, sacrificando l’unica cosa che ha: i suoi figli. Le conseguenze di quest’atto sono un dolore e un senso di colpa eterni, che la donna manifesta agli altri attraverso il suo pianto senza fine e la ricerca continua dei suoi figli. Allo stesso tempo, i suoi lamenti sono un costante promemoria ai suoi aguzzini delle violenze che le sono state inflitte.

Il pianto della Llorona esprime non solo una perdita personale, ma anche una perdita sociale. Di conseguenza, il suo lamento diventa un simbolo dell’eterna ingiustizia a cui sono state, e sono ancora oggi, sottoposte le donne e tutto il popolo chicano. Per questo motivo, il mito della Llorona non è solo un mito femminista, ma rappresenta anche il mito del colonialismo e dell’espropriazione territoriale.

Il mito della Llorona, tuttavia, ha in sé anche i semi della rivoluzione. Attraverso l’omicidio degli uomini che l’hanno maltrattata, la donna, con i suoi poteri sovrannaturali, riesce a ripristinare un mondo fatto d’amore, in cui gli uomini sono assenti. Tale esclusione simbolica risolve strutturalmente il problema iniziale creato dall’uomo che l’ha tradita e abbandonata. In tale nuovo mondo, la Llorona è l’unica ad avere il potere e ritorna ad essere in pieno contatto con sé stessa. Attraverso le fonti d’acqua in cui cerca incessantemente di riportare in vita suoi figli, la Llorona ricostruisce il suo legame materno e diventa simbolo della rinascita, della rivoluzione, di un nuovo ordine sociale in cui gli uomini sono esclusi.

 

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A proposito di Lisa

Classe ’98. Laureata in Lingue Letterature Europee e Americane presso l’Università degli Studi di Napoli “L'Orientale”. Appassionata di: letteratura, arte, viaggi, buon cibo e commedie romantiche anni '00.

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