Il periodo coloniale, anni e anni di schiavitù, la tratta degli schiavi, nota anche come Middle Passage, il regime dell’apartheid. Questi sono solo alcuni degli avvenimenti che si sono susseguiti nel corso della storia e che hanno colpito in maniera irreversibile paesi sottosviluppati, in particolare l’Africa, contribuendo alla creazione di un’immagine negativa e stereotipata dell’Altro. Queste popolazioni sono state strappate brutalmente dalle proprie radici, dalla propria terra, dai propri affetti e svuotati della loro identità. Il massacro della nave negriera Zong è solo un esempio degli orrori perpetrati durante il Middle Passage, meglio noto come “tratta atlantica degli schiavi”.
Che cos’è il Middle Passage?
Il Middle Passage (“Passaggio di Mezzo”), meglio noto come “tratta atlantica degli schiavi”, era una rotta commerciale triangolare che univa Europa, Africa e America. Durante questi viaggi, le navi salpavano dall’Europa con beni manufatturieri e, una volta arrivati in Africa, li scambiavano per l’acquisto di schiavi africani. Questi venivano caricati come merce sulle navi (per questo “navi negriere”), trasportati attraverso l’Atlantico in condizioni agghiaccianti e deportati in America, dove venivano acquistati per sopperire all’esigenza di manodopera nelle piantagioni. Il ricavato della vendita veniva adoperato per l’acquisto di altri prodotti da trasportare in Europa e chiudere il cerchio. Uno di questi viaggi fu, appunto, quello intrapreso dalla nave negriera Zong.
La nave negriera Zong: le condizioni in cui viaggiavano gli schiavi
Gli schiavi africani venivano condotti verso le coste ed “esposti” nei barracoons, i luoghi dove avveniva la vendita. Successivamente venivano caricati sulle navi, letteralmente come merce, legati l’un l’altro con delle catene alle caviglie e delle manette ai polsi. Sulla nave viaggiavano sottocoperta, distesi e ammassati per questioni di spazio. In molti perdevano la vita durante la tratta transatlantica e le motivazioni erano molteplici, oltre che deplorevoli: le scarse condizioni igieniche, in cui erano costretti a vivere per settimane, erano la principale causa di diffusione di malattie. Molti dei cadaveri venivano gettati in mare, ma essendo che i membri dell’equipaggio evitavano di scendere in stiva, spesso li lasciavano lì, legati a chi era ancora vivo. Venivano nutriti con un pasto al giorno e con acqua, ma quando i viveri scarseggiavano, i membri dell’equipaggio avevano la priorità. Non trascorrevano tutto il tempo in stiva, bensì periodicamente era consentito loro di passeggiare per un po’ all’aria aperta (era loro interesse farli sopravvivere). Le donne potevano uscire più di frequente, poiché rappresentavano un pericolo minore rispetto agli uomini in caso di rivolte.
Il massacro
La nave negriera Zong salpò da Accra il 18 agosto del 1781, con destinazione Giamaica. Trasportava un carico che andava ben oltre il limite massimo: a bordo vi erano 442 schiavi, ma la nave poteva trasportarne al massimo 193. Le condizioni metereologiche fecero durare il viaggio più del previsto e, come se tutto ciò non bastasse, vi fu un errore di avvistamento e la nave negriera Zong oltrepassò la destinazione di 300 miglia. Si avvidero dell’errore, ma ormai era troppo tardi! Cibo e acqua iniziavano a scarseggiare, causando un sempre più elevato numero di morti. L’avidità dei membri dell’equipaggio li porta a compiere un gesto macabro. L’assicurazione non avrebbe coperto né i morti a terra né i deceduti in mare per “cause naturali”; tuttavia, sarebbero stati risarciti nel caso in cui, in condizioni di estrema necessità, alcuni schiavi fossero stati gettati in mare per salvare il resto del carico. Le urla delle persone gettate vive in mare spinsero gli altri schiavi a ribellarsi, suicidandosi o rifiutando di nutrirsi, ma i membri dell’equipaggio li costrinsero a farlo, utilizzando anche le maniere forti. La nave negriera Zong raggiunse la Giamaica il 22 dicembre del 1781, con soli 208 schiavi a bordo, meno della metà.
La vicenda non passò inosservata. Il 19 marzo 1783, un sopravvissuto alla tragedia decise di raccontare tutto all’attivista Granville Sharp, dando inizio ad una battaglia anti-schiavista che condusse, diversi anni dopo, all’abolizione della schiavitù.
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