La Repubblica di Venezia: storia de la Serenissima

La repubblica di Venezia: la Serenissima

La Repubblica oligarchica di Venezia

Venezia fin dal Medioevo costituiva un originale modello di Stato e non si trasformò mai in una signoria: mantenne infatti lo status di repubblica, ma oligarchica in quanto governata da un ristretto gruppo di nobili.

Il passaggio decisivo per l’affermazione di questo assetto istituzionale era avvenuto nel 1297 con la cosiddetta Serrata del Maggior Consiglio, un provvedimento che aveva reso ereditaria la carica di membro della principale assemblea cittadina, il Maggior Consiglio appunto, che eleggeva il doge. Il provvedimento aveva di fatto chiuso l’accesso, riservandolo a poco più di 300 famiglie dell’aristocrazia veneziana. Il carattere elitario della Repubblica fu rafforzato con la costituzione nel 1310 del Consiglio dei Dieci, un organo di governo, formato da 10 persone, a cui accedevano soltanto gli esponenti delle casate dell’aristocrazia mercantile, le quali quindi controllavano tutte le cariche politiche poiché erano le stesse che facevano parte del Maggior Consiglio. Forte della sua solidità istituzionale, la Serenissima aveva costruito le proprie fortune sul commercio navale, diventando crocevia dello scambio tra Occidente e Oriente; nel XV secolo la politica estera della Repubblica si sviluppò lungo due direttrici: il rafforzamento del dominio sul mare e l’espansione sulla terraferma.

Il controllo sui mari: lo Stato da mar

Fin dalla quarta crociata la Repubblica di Venezia si era assicurata la supremazia sui mari e aveva rafforzato la sua posizione strategica nell’asse di comunicazione tra l’Oriente e l’Europa. Alla fine del XIV secolo la storica rivalità con la Repubblica di Genova per il controllo dei traffici nel Mediterraneo sfociò in una serie di scontri armati che culminarono nella cosiddetta Guerra di Chioggia conclusa con la definitiva vittoria della Serenissima. Questo successo militare e la conquista dell’isola di Corfù, preziosa per la sua collocazione all’ingresso dell’Adriatico, ampliarono l’area sotto il controllo veneziano che nel Quattrocento arrivò a estendersi su territori e isole in Dalmazia, in Albania e nell’Egeo fino a Creta.

In un’epoca in cui i rischi del commercio via mare erano molto alti, in primo luogo a causa della pirateria assai diffusa, i veneziani crearono nelle isole e sulle coste sotto il loro dominio una rete di porti, scali e infrastrutture per proteggere le proprie navi e favorire gli scambi commerciali. Dove non aveva il possesso diretto delle coste o delle isole, ad esempio nei Balcani o in Turchia, la Serenissima strinse accordi con i sovrani locali che, in cambio del pagamento di un tributo, permettevano alle sue navi di navigare e di accedere ai porti senza alcuna restrizione o ulteriore esborso di denaro. Questo complesso sistema era definito Stato da mar: l’espressione si riferiva sia al dominio e possesso di territori e infrastrutture, sia alla modalità di gestione del commercio.

L’avanzata dei turchi, la caduta di Costantinopoli e la conseguente fine dell’Impero Bizantino, avvenuta nel 1453, misero in crisi il sistema veneziano. Di fronte all’alternativa se trattare con i turchi o reagire con la forza, la maggioranza della classe politica veneziana si espresse a favore della seconda ipotesi: il ventennio di guerre che ne segui comportò la perdita di diverse isole nell’Egeo, ma non incrinò la potenza della repubblica che, anzi, nel 1489 aggiunse un’altra importante acquisizione. In quell’anno, infatti, la nobildonna veneziana Caterina Corner, membro di una delle famiglie più ricche e influenti della Repubblica di Venezia, rimase vedova del re di Cipro Giacomo II di Lusignano e donò l’isola a Venezia, arricchendone ulteriormente l’impero marittimo.

La Repubblica di Venezia e l’espansione sulla terraferma

Tra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento, Venezia iniziò a consolidare e a estendere il proprio controllo anche sulla terraferma, assoggettando i maggiori centri del Veneto e del Friuli. Nel governo di questi territori la Repubblica adottò una doppia strategia: da un lato mantenne le istituzioni precedenti e confermò il potere delle élite locali, senza sostituirle con esponenti veneziani, dall’altro, però, impedì ai nobili di quelle città di accedere alle massime cariche dello Stato, che rimasero quindi riservate alle famiglie nobili veneziane. Questo ebbe conseguenze rilevanti, perché si rafforzò la vocazione municipalistica dei vari centri sotto il dominio della Repubblica: ognuno di essi coltivò i propri interessi locali, senza integrarsi in un sistema politico più ampio.

L’espansione verso l’entroterra condusse inevitabilmente la Repubblica a scontrarsi con gli altri Stati regionali, e in particolare con il Ducato di Milano con cui confinava. Venezia inizialmente si alleò con Firenze contro i Visconti, riuscendo ad annettere Brescia e Bergamo, Crema e Ravenna, ma poi arrestò la sua avanzata verso la Lombardia e nel 1454 sottoscrisse la pace di Lodi. Il fattore decisivo che la convinse a stipulare l’accordo, così da tutelarsi sul fronte interno, fu la conquista ottomana di Costantinopoli, che minacciava i suoi possedimenti a Oriente.

Le mire espansionistiche di Venezia, tuttavia, si riaccesero nei decenni successivi, quando fu coinvolta nelle guerre che tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento insanguinarono la penisola.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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