La Napoli del Seicento, dominata dal viceregno spagnolo, fu teatro di una delle rivolte popolari più celebri e significative della storia italiana: la rivolta di Masaniello. Guidata da un giovane pescivendolo, Tommaso Aniello d’Amalfi, detto Masaniello, la rivolta scosse il potere spagnolo e infiammò gli animi del popolo napoletano, oppresso da tasse e ingiustizie. Scopriamo insieme la storia, le cause, lo svolgimento e le conseguenze di questa ribellione, e l’eredità di Masaniello, figura controversa e carismatica, diventata un simbolo di Napoli.
Chi era Masaniello? Da pescivendolo a capo del popolo
Le umili origini di Tommaso Aniello d’Amalfi
Masaniello, il cui vero nome era Tommaso Aniello d’Amalfi, nacque a Napoli nel 1620.
Proveniva da una famiglia umile: suo padre era un pescatore e lui stesso, insieme al fratello, svolgeva l’attività di pescivendolo.
Le fonti storiche ci restituiscono l’immagine di un uomo del popolo, semplice ma dotato di un grande carisma e di una forte eloquenza.
Il carisma di Masaniello e la sua ascesa a leader popolare
Nonostante le sue umili origini, Masaniello divenne ben presto una figura popolare e rispettata nel suo ambiente, grazie alla sua personalità carismatica, alla sua capacità di parlare al popolo e alla sua audacia.
Queste qualità, unite al crescente malcontento popolare nei confronti del governo spagnolo, lo portarono a diventare il capo della rivolta.
Le cause della rivolta di Masaniello: oppressione fiscale e malcontento popolare
Il viceregno spagnolo a Napoli nel XVII secolo
Nel diciassettesimo secolo, Napoli era una delle città più grandi e popolose d’Europa, ma anche una delle più povere e oppresse.
La città era governata da un viceré spagnolo, che rappresentava il potere della corona spagnola nel Regno di Napoli.
La Spagna, impegnata in numerose guerre in Europa, aveva bisogno di ingenti risorse finanziarie, e per questo motivo imponeva tasse sempre più pesanti alla popolazione napoletana.
La gabella sulla frutta: la scintilla che fece scoppiare la rivolta
Il malcontento popolare era già diffuso a Napoli, ma la scintilla che fece scoppiare la rivolta fu l’imposizione di una nuova gabella (tassa) sulla frutta, un alimento fondamentale per la dieta dei ceti popolari.
Secondo alcuni racconti, a scatenare l’ira di Masaniello fu l’incarcerazione della moglie, accusata di non aver pagato una tassa.
Lo svolgimento della rivolta di Masaniello: dalla Piazza Mercato al potere
L’assalto ai simboli del potere e la nascita di un esercito popolare
Il 7 luglio 1647, a Napoli, scoppiò la rivolta di Masaniello, nota anche come rivolta dei Lazzari (termine che indicava i ceti popolari napoletani).
La rivolta ebbe inizio in Piazza Mercato, il centro economico e commerciale della città, dove venivano riscosse le tasse.
I rivoltosi, guidati da Masaniello, presero d’assalto i palazzi dei nobili e dei gabellieri (coloro che riscuotevano le tasse), saccheggiandoli e incendiandoli.
Masaniello divenne il capo di un vero e proprio esercito popolare, composto da migliaia di persone.
Masaniello e le trattative con il viceré
La fama e il potere di Masaniello crebbero a tal punto che il viceré spagnolo fu costretto a scendere a patti con lui e ad accettare alcune delle richieste popolari, tra cui l’abolizione di alcune gabelle.
Masaniello ottenne il titolo di “Capitano generale del fedelissimo popolo napoletano”.
La fine di Masaniello: tradimento, follia e morte
La paranoia di Masaniello e il complotto
Il potere e la fama, però, ebbero un effetto negativo su Masaniello, che iniziò a mostrare segni di squilibrio mentale e di paranoia.
Si convinse di essere vittima di un complotto ordito dai suoi nemici, e iniziò a comportarsi in modo sempre più dispotico e violento.
L’assassinio di Masaniello e la sua eredità
In realtà, un complotto per eliminare Masaniello era effettivamente in atto, ordito da alcuni nobili e dallo stesso viceré.
Il 16 luglio 1647, dopo soli dieci giorni di potere, Masaniello fu assassinato a colpi di archibugio durante una sommossa.
Il suo corpo fu decapitato e trascinato per le strade della città.
Dopo la sua morte, la rivolta continuò per alcuni mesi, ma alla fine fu repressa dalle truppe spagnole. Il corpo di Masaniello, inizialmente sepolto fuori dalle mura, fu poi riesumato e sepolto nella Basilica del Carmine, a testimonianza del suo legame con il popolo napoletano.
Masaniello: un simbolo di Napoli tra storia e leggenda
Nonostante la sua breve e tragica parabola, Masaniello è diventato un simbolo di Napoli, un’icona della ribellione popolare contro l’oppressione e l’ingiustizia.
La sua figura è stata celebrata in numerose opere letterarie, teatrali, musicali e artistiche, ed è ancora oggi ricordata e invocata come un eroe popolare.
Il termine “Masaniello” è diventato sinonimo di capopopolo carismatico, ma anche di leader che, una volta raggiunto il potere, si lascia travolgere dalla follia e dall’ambizione. La sua figura è stata omaggiata con l’intitolazione di vie e piazze, ed è stato anche menzionato in diverse canzoni, anche da cantanti napoletani.
La rivolta di Masaniello rimane un episodio fondamentale della storia di Napoli, un momento di grande fermento popolare e di lotta per la libertà e la giustizia, che continua a ispirare e a far riflettere.
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