Affondiamo le radici nella meravigliosa Campania, sottovalutata da molti ma, in realtà, covo di antiche tradizioni e tesori del passato. Regione del sud-ovest dell’Italia, conserva un patrimonio culturale sconfinato, in particolar modo origini poco conosciute, come la storia della Fabula Atellana.
L’arte dell’improvvisazione forma la storia della Fabula Atellana
Essendo la Campania una regione con un forte flusso greco, divenne il luogo ideale per una compenetrazione di caratteri greci e italici nella concezione della commedia d’arte. La nuova opera prende vita nella cittadina osca di Atella (probabilmente l’attuale Acerra). Giunta a Roma nel III secolo a.C., trattava spettacoli buffoneschi, organizzati secondo un criterio di improvvisazione. Il gioco, quindi, era nelle mani dell’attore, il quale arrangiava gesti e battute giocose e grottesche. Nella storia della Fabula Atellana, nondimeno, si prediligeva il genere farsesco, ovvero la messa in scena di situazioni e personaggi fuori dalle righe, sempre pronti a scatenare la risata del pubblico. Non era la trama, infatti, a essere il fattore principale, poiché gli attori si dilettavano a girare su un carro per le fiere mercantili di Atella e a recitare canovacci. L’obiettivo? Ammaliare i passanti e dare il via allo spettacolo. I romani furono affascinati da tali rappresentazioni poiché la comicità incontrata rappresentava un gusto immediato e grossolano, già incontrato nella tradizione teatrale del grande impero.
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I personaggi tipici e le maschere
Cosa rendeva speciale la storia della Fabula Atellana? Ebbene, un carattere essenziale era l’utilizzo di personaggi tipici sul palco, definiti da caratteristiche ben riconoscibili e rappresentati da maschere fisse. Tali capolavori di corteccia d’albero o terra cerata davano vita a personalità con diverse psicologie e fattezze: dal contadino stolto al padrone spilorcio, i caratteri inglobati creavano scene esilaranti e gesti esagerati. Iniziamo con Maccus (dal greco maccoa, “fare il cretino”), uomo ingordo e stupido, definito da un naso prominente e beffato per le sue disavventure amorose. Molti studiosi hanno individuato le origini della famigerata maschera di Pulcinella in quelle che sono la storia della Fabula Atellana e le fattezze dell’esilarante Maccus. A seguire Buccus, dal latino ōs-ōris (uomo dalle grosse mascelle), domina con la tirannia e la sua inclinazione a vantarsi di gesta che non è assolutamente capace di compiere. La particolarità della sua maschera risiede nella bocca esageratamente larga e nel naso prorompente. Non meno importanti sono Dossennus (in latino dossum–dorsum, “gobba”) e Pappus (dal greco pappos, “nonno”). Il primo indossa le vesti della malizia, mentre il secondo è un vecchio credulone, sempre deriso nelle situazioni più scomode. Dossennus, tra l’altro, nasconde un’acuta astuzia che sviluppa le trame più complesse del teatro.
Dal 1874 il Museo Provinciale Campano di Capua preserva una ricca e documentata testimonianza della civiltà campana, mostrando anche le statuette dei nostri comici personaggi e promuovendo la storia della Fabula Atellana con uno spiccato orgoglio.
Fonte immagine in evidenza: Wikipedia (autore: Carole Raddato)