La storia di Rasputin: tra misticismo e realtà

storia di Rasputin

La storia di Rasputin è ricca di misteri, dubbi e misticismo ed è una delle figure più controverse della storia russa. La sua figura è stata di estremo successo perché, oltre ad essere stato il consigliere dei Romanov per diversi anni, ha anche influito e quasi sostituito il ruolo dello Zar Nicola II alla sua dipartita al fronte nel 1915, con la Prima Guerra Mondiale. Il carisma di Rasputin è stato tale da riuscire ad arrivare a ricoprire le cariche più alte dello Stato pur partendo da origini molto umili in una provincia siberiana, fuori dalla civiltà. La carica mistica del suo personaggio è dovuta alla sua professione religiosa dei Chlysty e alle sue imprese «miracolose», tra tutte l’aver curato lo zarevic, il figlio della Zarina Aleksandra e dello Zar Nicola II.

Storia di Rasputin: la sua infanzia e le origini

Nel 1867, Grigorij Rasputin nasce in una piccola città della Russia orientale, nella città di Pokrovskoe, da una famiglia contadina. Efim Jakovlevič Rasputin, il padre di Grigorij, era un convinto religioso, devoto a Dio e allo Zar e convinto che la scuola fosse solamente un male perché allontanava gli studenti dalla fede; le convinzioni del padre di Rasputin erano fermamente condivise anche da sua madre Anna Vasil’evna Paršukova. Il giovane, quindi, date le premesse familiari e per curiosità personale si avvicina alla religione e comincia a frequentare lo starec Makarij. La storia di Rasputin si fa interessante proprio da questo punto in poi.

La setta e la crescente fama di uomo di Dio

Dopo aver seguito per anni lo starec Makarij, anche il giovane si avvicina alla figura di starec. Lo starec è un’antica figura russa – non obbligatoriamente religiosa – di un uomo che rinuncia ai piaceri e ai beni materiali per perseguire una via di eremitaggio, presumibilmente dopo una rivelazione di carattere religioso. Dopo non molto dall’inizio del percorso di Rasputin, questi si è unito alla setta dei Chlysty, una setta che vedeva il peccato come un qualcosa da depurare solamente attraverso la piena adesione allo stesso e dopo, con il più sentito pentimento, si poteva affrontare la catarsi. Quindi, per depurarsi dal peccato, era necessario concedersi completamente: per questo, rapporti carnali e alcol erano ormai i metodi di purificazione prediletti degli aderenti alla setta. La storia di Rasputin ha una svolta dopo il suo ingresso nei Chlysty perché, grazie alle sue conoscenze e ai suoi viaggi, era riuscito ben presto a scalare i ranghi della setta e a farsi conoscere sempre di più, anche nella vecchia capitale di San Pietroburgo.

L’ingresso tra i Romanov e il famoso “Miracolo”

Nel 1905, la famiglia dello zar era in forte pena. L’erede al trono, Alessio, era affetto da emofilia, una malattia del sangue che gli provocava forti emorragie interne al primo urto. Lo Zar Nicola II e la Zarina Aleksandra, dopo aver consultato numerosi medici e senza vedere alcun miglioramento del figlio, erano ormai disperati. Rimaneva un’ultima possibilità: affidarsi alla fede e cercare aiuto dall’uomo dalle azioni tanto celebrate, Rasputin. E così avvenne che Nicola II e Aleksandra chiamarono a corte Rasputin, il quale, recitando una preghiera e posizionando le mani sul corpo del bambino, fermò miracolosamente la malattia dello zarevic. La ricostruzione storica ammette che, in verità, la fortuna di Rasputin è stata quella di consigliare lo stop dell’aspirina, assunta dallo zarevic, in quanto questa alimentava le emorragie. Ad ogni modo, la zarina Aleksandra era una donna molto religiosa e la guarigione improvvisa del figlio poteva esser per lei solamente un miracolo. Da quel momento in poi, la storia di Rasputin diventa quasi paradossale: un uomo dalle umilissime origini riesce a diventare tra le figure più autorevoli alla Duma, ricevendo anche un certo odio da parte della classe nobiliare ed aristocratica.

La fine della storia di Rasputin: la sostituzione a Nicola II e la sua morte

Nel 1915, con lo scoppio della Grande Guerra, Nicola II lascia temporaneamente il trono per andare al fronte. Rasputin era ormai diventato una sorta di consigliere e di sicuro era la figura più vicina alla zarina Aleksandra. Tutti alla corte erano preoccupati di questo morboso rapporto, anche lo Zar. Ad ogni modo, il malcontento tra l’aristocrazia e la nobiltà cresceva sempre di più data la concezione ambigua ed occulta della storia di Rasputin e della sua ascesa alla corte. Viene architettato, quindi, il terzo assassinio (dopo i primi due fallimentari): Rasputin era stato invitato ad una cena a mezzanotte dal principe Jusupov, il quale gli offrì numerosi bicchieri di tè, avvelenati col cianuro che, stranamente, non sembrarono sorbire alcun effetto sul malcapitato. Dopo qualche ora, cominciò a sentirsi leggermente debole. Jusupov scappò al piano superiore dell’appartamento, ma Rasputin riuscì a rincorrerlo. Ancora ad oggi, non si sa bene chi, in quel momento gli sparò. Contro ogni anspettativa, Rasputin  era ancora in grado di alzarsi e camminare e cercò di scappare via. Solo dopo l’ennesimo colpo di pistola alla schiena, Rasputin si accasciò a terra morto. dopodiché fu gettato in un lago ghiacciato dall’assassino. Con tremendo rammarico da parte della zarina Aleksandra per la sua morte, la storia di Rasputin diventò così solo una minuscola parte, quasi ignorata, della storia russa del primo Novecento.

Fonte immagine: Wikimedia Commons

A proposito di Ilaria De Stefano

Vedi tutti gli articoli di Ilaria De Stefano

Commenta