La fiaba della fanciulla col mantello rosso è sempre stata una delle prime ad essere raccontata ai piccoli sognatori, svelti ad addentrarsi in un mondo singolare dove fate, licantropi, streghe, re e regine animano regni lontani e nascosti. Tali racconti magici aiutano i bambini ad ottenere insegnamenti simbolici della vita: il bene, il male, la morte e le disavventure, tutto ha un motivo e uno schema ben preciso. Non solo, la fantasia lavora il doppio, dando una mano ad immedesimarsi nella storia e ricavare il lieto fine. La vera storia di Cappuccetto Rosso, però, è ben diversa rispetto a quella che tutti abbiamo ascoltato prima di fare bei sogni, oppure prima di dare la buonanotte alle persone care. Siete pronti per una scoperta fiabesca terrificante? State bene a leggere!
Cosa rende la vera storia di cappuccetto rosso così raccapricciante?
La fiaba del lupo cattivo ha origine già nel tardo medioevo francese, quando la tradizione orale abitua le storie ad avere molteplici versioni. In tal caso, le prime testimonianze presentano temi davvero macabri, vietati ed eliminati nel corso dei secoli. Ricordate la narrazione dei nostri giorni? Farete meglio a dimenticarla, poiché la vera storia di Cappuccetto Rosso cela particolari che potreste non conoscere.
Innanzitutto, quando la bambina incontra il feroce antagonista, quest’ultimo le chiede la strada che preferisce percorrere: quella degli aghi o quella delle spine. Tali elementi espongono un significato non casuale, siccome in alcuni villaggi francesi dell’era medievale le bambine solevano apprendere il ruolo di sarta e conservare diversi spilli. In questa versione orale, i due oggetti appuntiti simboleggiano la seduzione e la cura domestica, dando inizio al terribile sviluppo della vicenda.
La vera storia di Cappuccetto Rosso conserva anche particolari riguardanti il piano malefico del licantropo, il quale, dopo aver ucciso la nonna, versa il sangue in una bottiglia e lega le viscere alla porta, sostituendo il catenaccio. Poche ore dopo, la bambina dal mantello rosso entra nella casa afferrando incoscientemente gli incriminati organi interni. L’animale non solo costringe la fanciulla a mangiare le carni della nonna, ma la invita a coricarsi in sua compagnia, donando alla vicenda allusioni sessuali e raccapriccianti. Purtroppo, nelle diverse versioni orali, il lieto fine cede il posto ad uno sviluppo tragico, dove Cappuccetto Rosso è obbligata a percorrere la strada della morte.
Morale della storia? Mai fidarsi degli sconosciuti. Le versioni originali, quindi, raccontano motivi fin troppo cruenti per la Francia del ‘600, cosicché lo scrittore Charles Perrault stravolge la storia (1687 “Le petite chaperon rouge”), eliminando particolari come il cannibalismo, ma lasciando l’atroce finale. La motivazione è semplice: i bambini dovevano provare lo spavento e percepire il pericolo che avrebbero potuto affrontare in una medesima situazione.
La vera storia di Cappuccetto Rosso è stata completamente rinnovata dai famigerati Fratelli Grimm nel 1812, i quali introducono la figura del cacciatore, nonché eroe della vicenda. Così facendo, i promotori delle fiabe più celebri donano un meritato lieto fine alla piccola creatura che, insieme alla nonna, sarà salva dalle grinfie dell’animale feroce.
Fonte immagine: illustrazione di Gustave Doré su Wikipedia
Fonte immagine in evidenza: dipinto di Carl Larsson- Little Red Riding Hood su Wikipedia