Assai più che in casa o in famiglia, la vita pubblica nella Roma antica si svolgeva in luoghi aperti. Se da piccolo il cittadino romano frequentava le scuole pubbliche, da adulto imparava ad apprezzare il piacere di recarsi alle terme, diffusissime nel mondo romano, a teatro dove poteva assistere agli spettacoli, e soprattutto al circo, dove si appassionava alle corse dei carri e alle lotte cruente che avevano come protagonisti i gladiatori.
La vita pubblica nella Roma antica: l’educazione dei giovani
L’educazione ha sempre giocato un ruolo di fondamentale importanza nella vita pubblica nella Roma antica; tuttavia, lo Stato romano non organizzò mai scuole elementari e inferiori pubbliche: le famiglie, quindi, dovevano in linea generale provvedere da sé a insegnare ai figli a leggere, a scrivere e a contare. Le famiglie più povere si affidavano a scuole private in cui era normale che il maestro, pagato poco e direttamente dalle famiglie, usasse la frusta. Le famiglie più ricche al contrario educavano in casa i loro figli, affidandoli alle cure di uno schiavo istruito. A partire dal II secolo a.C., intorno ai sette anni, i bambini cominciarono a frequentare scuole pubbliche che avevano sede nel foro, dove un grammaticus impartiva loro una severa disciplina e insegnava a leggere, scrivere e far di conto. Tra i dodici e i tredici anni, i ragazzi venivano affidati a un altro maestro, un rethor, per imparare l’arte dell’eloquenza. Anche le bambine andavano a scuola, ma dopo i dodici anni la loro educazione continuava in casa, ed era rivolta soprattutto alla musica, alla danza e all’economia domestica.
Le abitudini dei romani
La vita pubblica nella Roma antica era caratterizzata dalla pratica di svariate attività: tra le abitudini di un giovane romano c’era nuotare nel Tevere o esercitarsi con le armi al campo di Marte, ma anche passeggiare nei giardini della città oppure frequentare i locali pubblici dove non era difficile trovare compagnia e giocare d’azzardo coi dadi o alla morra. Un gioco molto diffuso era la dama, così come il gioco delle noci, simile al nostro gioco delle biglie. Un divertimento che andò affermandosi col tempo era la caccia a orsi, lupi e cinghiali, praticata in genere nelle grandi proprietà dei più facoltosi, e la pesca, praticata con lenze e ami. Diffusa soprattutto tra le donne, perché considerata una pratica effeminata, era la danza.
Il divertimento maggiore per un romano era senz’altro costituito dai ludi, spettacoli pubblici organizzati dallo Stato, ma anche dai privati, in particolari occasioni e festività soprattutto a carattere religioso. Si trattava in genere di tre tipi di spettacoli: teatrali, ludi circenses cioè spettacoli da circo, e spettacoli di gladiatori. Tra gli spettacoli più apprezzati che si tenevano nei circhi – a Roma il Circo Massimo o il Circo Flaminio – vi erano le gare di cocchi trainati dai cavalli e guidati da aurighi, ma soprattutto i combattimenti tra gladiatori, già diffusi nel V secolo a.C. I munera gladiatoria si tenevano anch’essi nei circhi finché Cesare non fece costruire un primo anfiteatro di legno nel 46 a.C., poi sostituito da uno in pietra fatto costruire da Augusto nel 29 a.C., e successivamente dal grande Anfiteatro Flavio, il Colosseo.
Al centro della vita pubblica della Roma antica vi erano anche le terme. I Romani, dopo aver sbrigato i propri affari, nel pomeriggio amavano passare molte ore alle terme, luoghi in cui ricercavano il benessere fisico e avevano occasione di incontrare gli amici o di stabilire rapporti di affari. Le terme erano bagni pubblici, ma offrivano anche tutti i servizi che oggi potremmo trovare in un centro estetico: palestre, massaggi, depilazione, taglio dei capelli, uso di olii e saponi, ma offrivano anche sale di lettura e ambienti destinati a vere e proprie conferenze o a spettacoli di intrattenimento musicale. Nella tarda età imperiale Roma arrivò ad avere 11 terme pubbliche e oltre 800 terme private.
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