L’alfabeto brahmi: origini, caratteristiche e sviluppo

L’alfabeto brahmi: origini, caratteristiche e sviluppo

L’alfabeto brahmi è una scrittura asiatica caratteristica delle lingue indoeuropee ma anche lingue dravidiche presenti in India e, in generale, di altre lingue presenti in Asia. In questo articolo andremo a scoprire questa famiglia di scritture.

L’alfabeto brahmi: origini e sviluppo

Per quanto riguarda l’origine dell’alfabeto brahmi,  due sono le ipotesi principali: la prima, secondo la quale si tratterebbe di una scrittura derivata dalle scritture di tipo semitico, ma tra i sostenitori di questa ipotesi c’è anche chi sostiene un contributo di altri alfabeti (aramaico, greco, fenicio). La seconda ipotesi invece considera l’alfabeto brahmi una scrittura autoctona e quindi non da altri alfabeti.

Nella mitologia viene narrato che l’origine di questa scrittura è da attribuirsi a Brahmā, la divinità preposta alla creazione dell’universo.

Le prime attestazioni dell’alfabeto brahmi ci sono pervenute attraverso le iscrizioni del re Aśoka, ovvero gli “Editti di Aśoka” (circa III secolo a. C.) e si ritiene, ad oggi, che dall’alfabeto brahmi si siano originati gli alfabeti devanāgari, punjabi, tailandese e molti altri. La scrittura brahmi è nota soprattutto per via dell’indiano antico, denominazione comune che include il vedico, la lingua degli Inni vedici, e il sanscrito. Oltre al sanscrito, che vuol dire ‘lingua perfetta’ troviamo, a partire proprio dal III secolo a. C. con le iscrizioni Aśoka, lingue indoarie diverse dal sanscrito e denominate perciò pracriti, ossia ‘lingue genuine, naturali’. 

Le caratteristiche

Le scritture dell’alfabeto brahmi sono scritture organizzate in alfasillabari, cioè alfabeti organizzati in maniera sillabica. Per dirla meglio, si tratta di un alfabeto organizzato in grafemi che corrispondono a sillabe. Prendendo nello specifico la scrittura devanāgari, che vuol dire ‘(scrittura) urbana sacra’ (deva- ‘dio’), scrittura usata nella lingua hindi, abbiamo i grafemi che indicano vocali (es. अ ‘a’, आ ‘ā’, इ ‘i’, ecc.) che sono rappresentati in maniera indipendente (anche se hanno tutti una variante dipendente legata alle consonanti). I grafemi che indicano le consonanti non rappresentano però solo il suono consonantico, ma il suono consonantico accompagnato da una vocale breve a: क ‘ka’ (e non ‘k’) ख ‘kha’ e non ‘kh’, ecc.  È interessante notare anche il fatto che, mentre l’ordine in cui è disposto il nostro alfabeto è arbitrario, l’alfabeto brahmi è organizzato con un criterio ben preciso: dalla consonante più arretrata a quella più avanzata, in ordine di sonorità crescente (sorde – sorde aspirate – sonore – sonore aspirate). Oltre alla devanāgari abbiamo anche la scrittura kharoṣṭhī che, a differenza della devanāgari, si scrive da destra verso sinistra.

L’alfabeto brahmi, che nel corso del tempo ha generato numerose altre scritture, ci permette di gettare un occhio sul mondo orientale, solo apparentemente molto lontano da noi.

Fonte immagine: Pixabay

Altri articoli da non perdere

A proposito di Di Puorto Paolo

Appassionato di film (di quelli soporiferi, sia chiaro, non di quelli interessanti) ma anche studente di lingua tedesca e russa all'università di Napoli "L'Orientale".

Vedi tutti gli articoli di Di Puorto Paolo

Commenta