L’arte erotica coreana, correnti ed opere

arte erotica coreana

L’arte erotica coreana si sviluppa in due correnti diverse: una più esplicita e una allusiva, che necessita di essere interpretata in base al pensiero dell’epoca. L’eros all’interno delle opere erotiche allusive è spesso velato perché la castità delle donne e l’autocontrollo degli uomini erano due principi centrali della vita confuciana del tardo periodo Joseon (XVIII secolo), in cui si credeva che la carica sessuale e l’eccessiva partecipazione alle attività di svago portassero alla corruzione morale. L’arte erotica coreana esplicita invece è chiamata Chunhwa (춘화春畵) termine che venne erroneamente accostato alla pornografia e che causò la scarsa diffusione del genere pittorico.

Arte erotica coreana allusiva

Il principale artista legato all’arte erotica coreana è Sin Yun-bok, meglio conosciuto con il nome d’arte Hyewon, che divenne famoso per le sue rappresentazioni realistiche della vita dell’epoca e che utilizzava l’eros all’interno della pittura di genere per creare una satira sulla classe aristocratica degli yangban. L’elemento principale delle sue opere sono le donne, in particolare le kisaeng, che nell’immaginario dell’epoca avevano una forte carica erotica. Furono proprio questa audacia e mancanza di decoro confuciano a causare la sua espulsione dal Dohwaseo, l’ufficio reale di pittura.

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Sin Yun-bok (1758 c), Sa Si Jang Chung, 사시장춘(四時長春) – 27.2×15.0, National Museum of Korea, Seoul.

Uno dei principali esempi di arte erotica coreana allusiva è “Sa Si Jang Chun”, un’opera di Sin Yun-bok che, nonostante non presenti elementi erotici, è ricca di simbolismi sensuali che hanno una funzione narrativa. La vallata sulla destra, attraversata da un ruscello, sembra infatti ricordare i genitali femminili, mentre i rami sulla sinistra che protendono verso la vallata rappresentano la virilità maschile. La natura rigogliosa lascia intendere che la scena sia ambientata in primavera, la stagione della prosperità e fertilità per eccellenza. A confermare questa impressione vi è l’iscrizione “四時長春” sul pilastro ligneo, un’espressione metaforica usata per intendere “essere sempre felici insieme come lo si è in primavera”. Il primo elemento che suggerisce un atto erotico all’interno della stanza è la bambina, probabilmente serva di una famiglia facoltosa, che sembra esitare prima di portare il vassoio all’interno dell’edificio. Tuttavia l’elemento che maggiormente suggerisce l’incontro amoroso sono le scarpe posizionate sullo scalino. Sicuramente esse appartengono ad una coppia di classe sociale elevata perché in seta, contrariamente a quelle in paglia utilizzate dalla gente comune, e quelle maschili disposte in maniera disordinata suggeriscono che l’uomo fosse così preso dalla passione per la sua compagna da non preoccuparsi neppure di riporle ordinatamente.

Il più celebre dipinto di Sin Yun-bok, “Donne nel giorno di Dano”, è forse uno dei maggiori esempi di pittura di genere coreana della dinastia Joseon. In questa scena un gruppo di kisaeng celebra il giorno di Dano (una festa legata alla stagione della semina nella società agraria) facendo il bagno, intrecciando i capelli e giocando su un’altalena in un realistico paesaggio coreano rappresentato fedelmente. Ancora una volta, pur non essendo un dipinto di arte erotica coreana è presente il tema del voyeurismo con la presenza di due giovani monaci che spiano le donne nascosti tra le rocce, con totale inosservanza della gerarchia confuciana. A dominare la scena ci sono infatti le kisaeng in alto a destra e quella sull’altalena, che indossano abiti dai colori sgargianti. Il movimento della cortigiana sull’altalena è enfatizzato da grandi

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Sin Yun-bok (1758 c.), Donne nel giorno di Dano, 단오풍정 (端午風情), 28.3×35.2, Kangsong Art Museum, Seoul.

e piccole diagonali, che si creano tramite le linee delle rocce e la forma degli alberi, che portano l’osservatore a puntare lo sguardo verso quattro donne che fanno il bagno e che sono l’aspetto più scioccante del dipinto. Esse infatti sono seminude, seppur coperte dalla posizione delle braccia, ed intente a lavarsi nel ruscello. Anche se le azioni della donna in piedi non sono effettivamente erotiche, il suo atteggiamento risulta sconvolgente poiché lo sguardo punta verso l’osservatore, come se fosse ignara di dover provare vergogna per la sua nudità ed è una figura unica all’interno della pittura di genere coreana dell’epoca. Un altro elemento importante sono le espressioni facciali delle donne che, nonostante sia un giorno di festa, non sono gioiose ma rassegnate. Dipingendole così Sin Yun-bok vuole mettere in contrasto la libertà delle kisaeng con la loro perenne instabilità sociale. Nei dipinti di arte erotica coreana e non, Sin Yun-bok critica la società del periodo Joseon e il doppio standard di comportamento che gli yangban avevano stabilito per le donne. Le donne appartenenti ad una classe sociale più alta, contrariamente alle altre, erano legalmente e socialmente subordinate agli uomini a causa dell’etica confuciana. Le kisaeng invece facevano parte della classe più bassa, la classe chonmin a cui appartenevano i servi e gli schiavi, ma la loro occupazione gli permetteva di avere una maggiore libertà. Esse aveva accesso a eventi pubblici, non dovevano seguire rigide forme di abbigliamento e non erano tenute a sopprimere emozioni o sessualità. A differenza delle donne comuni le kisaeng studiavano alcuni dei classici cinesi, la musica, la danza e altre forme d’arte ma, allo stesso tempo, erano relegate in fondo alla gerarchia sociale. Inoltre esse non erano tenute a proteggere la loro castità e proprio questa presunta mancanza di pudore le rendeva un soggetto erotico all’interno delle rappresentazioni. Esse non erano costrette ad elargire favori sessuali, tuttavia spesso era necessario per garantirsi un mecenate o addirittura per diventare concubine di un uomo ricco ed elevare la loro posizione sociale. 

Un metodo tramite cui Sin Yun-bok criticava il doppio standard comportamentale degli yangban era la creazione di un sistema di duplice simbolismo all’interno delle sue opere. Il miglior esempio dell’uso del dualismo di Sin si trova nell’opera “Una serata allo stagno delle ninfee”. In questa scena tre yangban e tre kisaeng siedono in un giardino a godersi la musica vicino a uno stagno con fiori di loto. Quest’ultimo è il primo elemento duale dell’opera: esso simboleggia sia il sacro che l’uomo che rappresenta perfettamente gli insegnamenti confuciani ma, accostato alle kisaeng, il fiore di loto rappresenta il profano e la sessualità femminile.

Sin Yun-bok (1758 c.), Una notte allo stagno delle ninfee, 청금상련 (廳琴賞蓮), Kangsong Art Museum, Seoul.

 Lo strumento suonato dalla cortigiana rappresenta l’amicizia intima all’interno della pittura tradizionale ma qui, accostato all’idea di intrattenimento, assume una sfumatura immorale. Lo yangban stesso è un simbolo duale: si presenta come letterato appartenente alla classe aristocratica e ligio ai doveri confuciani ma, godendosi la compagnia femminile, si dimostra uno pseudo letterato, un uomo che finge e cede come tutti gli altri alle tentazioni. La scena rappresentata è molto sensuale perché dimostra la libertà sessuale delle kisaeng, in particolare nella coppia di sinistra che suggerisce desiderio romantico e sessuale in cui l’uomo ha rimosso il cappello e siede con la donna in braccio cingendole la vita. Gli yangban sono qui presentati come ipocriti che partecipano ad attività che il loro stile di vita non supporta e quindi ad essere criticato è il loro doppio standard comportamentale. All’interno dell’arte erotica allusiva coreana l’eros non è il fine ultimo delle rappresentazioni, ma il mezzo tramite cui artisti come Sin Yun-bok hanno cercato di creare una critica satirica alla società corrotta del tardo periodo Joseon.

Arte erotica coreana esplicita

Con il collasso del sistema sociale confuciano nel tardo periodo Joseon, molti artisti iniziarono a creare opere Chunhwa su ordinazione e il loro commercio avveniva in segreto. Gli autori di tali dipinti sono incerti ma molti sono stati attribuiti a Sin Yun-bok e Kim Hong-do, oppure ad artisti in grado di imitare il loro stile pittorico. Purtroppo solo pochissimi esempi di arte Chunhwa sono giunti fino a noi e solo nel 2013 furono esposte al pubblico, in una mostra alla Hyundai Gallery di Seoul, una quindicina di opere senza titolo, appartenenti a collezioni private e provenienti da “Unudocheop” (Album dei dipinti delle nuvole e della pioggia) attribuito a Kim Hong-do e “Geongonilhoecheop” (Album dell’unione del Paradiso e della Terra) a Sin Yun-bok. Questi dipinti di arte erotica coreana sono caratterizzati da una particolare armonia tra l’incontro amoroso e la natura che circonda la coppia. 

Opera attribuita a Kim Hong-do

In diverse opere attribuite a Kim Hong-do sono presenti azalee in fiore, pini o altre piante che, svettando verso l’alto, rappresentano la virilità maschile mentre le rocce ricordano le forme del corpo femminile come a voler rappresentare una scena sessuale effettiva all’interno di un’altra simbolica rappresentata dagli elementi naturali e un’armonia tra maschile e femminile. Altre due opere attribuite a Kim Hong-do presentano dei soggetti fuori dal comune: in una è rappresentato l’incontro amoroso di una coppia in età avanzata, l’altra invece contiene la rappresentazione di un triangolo amoroso ed è l’unico esempio di bisessualità femminile nelle opere Chunhwa giunte fino a noi (non sono pervenute opere con esempi di omosessualità maschile).

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Opera attribuita a Sin Yun-bok

Le opere attribuite a Sin Yun-bok invece presentano particolare attenzione e realismo verso l’ambiente in cui avviene la scena sessuale, contrariamente alla tradizionale pittura di genere che tende a lasciare gli sfondi bianchi, tramite la rappresentazione particolareggiata di mobilio, sfondo e oggetti vari. Il successo che ebbero questi due artisti probabilmente risiede nell’aver fuso la sessualità con elementi artistici dell’epoca e proprio quest’attenzione ai particolari ci permette di non ridurre la Chunhwa a mera pornografia ma a considerarla arte a tutti gli effetti.

Fonte immagini: Wikipedia, National Museum of Korea, Google Arts & Culture

A proposito di De Fenzo Benedetta

Benedetta De Fenzo (1995) studia Coreano e Giapponese presso l'Università di Napoli L'Orientale. Nel tempo libero si dedica alle sue passioni principali: la cucina, la musica, gli animali e la letteratura.

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