L’Assedio di Port Arthur: cosa accadde?

L'Assedio di Port Arthur: cosa accadde?

L’Assedio di Port Arthur: cosa accadde?

Prima di poter giungere ad uno dei momenti cruciali della guerra russo-giapponese (in giapponese nichirosensou日露戦争), passato alla storia con l’espressione Assedio di Port Arthur, è doveroso presentare, seppur sinteticamente, le origini di quel sanguinoso conflitto e gli antefatti a cui seguì l’inevitabile assedio del porto russo.

La fatidica guerra russo-giapponese ricoprì all’incirca un anno e mezzo (8 Febbraio 19045 Settembre 1905) e scoppiò in seguito a mire espansionistiche e di controllo che le forze imperiali russe cercarono in Asia Orientale, preoccupando l’Impero giapponese, non intenzionato a rinunciare a Stati-cuscinetto ritenuti protettivi, quali la Corea. Vi furono tentativi di contrattazioni fra i due Imperi, ma la Russia non volle riconoscere l’influenza giapponese nella penisola coreana, nonostante da parte della fazione nipponica vi fosse una certa predisposizione a cedere il territorio mancese. Quanto presentato avvenne il 13 Gennaio del 1904, ma fino ai primi giorni di febbraio non vi fu alcuna dichiarazione ufficiale da parte dell’Impero russo.

Una serie di situazioni favorevoli contribuì affinché il Giappone potesse sentirsi libero di avviare un conflitto: una serie di prestiti in dollari molto proficui e il mancato intervento di Germania e Francia a favore della Russia, con la quale stipularono il Triplice Intervento.

A dispetto dell’idea di uno scontro lampo, l’Armata giapponese sperimentò diverse fasi di guerra che si protrassero molto a lungo, e a cui subentrarono innumerevoli perdite.

Adesso, però, cercheremo di comprender meglio, in relazione ad una lunga serie di inimicizie tra i due Paesi, quale siano stati gli antefatti che hanno innescato un tale spargimento di sangue.

Per comprendere l’assedio di Port Arthur:

Cos’è Port Arthur?

Differentemente da come ci aspetteremmo, con l’appellativo di Port Arthur, dal luogotenente britannico William C. Arthur, alludiamo ad una contea cinese, più precisamente dell’attuale città cinese di Dalian, in provincia del Liaoning. Nome ufficiale è Lüshunkou, in cinese semplificato 旅顺口, Lǚshùnkǒu. Dotata di un eccellente porto naturale.

La presenza cinese è un tassello fondamentale per poter comprendere al meglio le dinamiche del nostro argomento trattato. Potremmo riassumere le tre parole chiave in: Russia – Cina – Giappone, in associazione alle rispettive guerre che hanno visto tali nazioni protagoniste e rivali. Il destino di Port Arthur è stato contraddistinto da numerose contese, vista la sua efficiente posizione strategica prossima all’Oceano Pacifico che permetteva di controllare le rotte commerciali verso Cina e Corea senza, tra l’altro, essere ostruite dal ghiaccio per tutto l’anno. La Russia avrebbe tanto voluto rivendicarlo, ma nel 1895 era già sotto la giurisdizione giapponese, che in seguito ad un attacco nel territorio cinese, riportato da diversi critici e giornalisti come il massacro di Port Arthur, divenne a tutti gli effetti parte integrante dell’Impero nipponico.

Il fervore dell’Armata fu breve: da quel momento sarebbero cominciate una serie di umiliazioni a discapito del Giappone che non sarebbero state più dimenticate e che avrebbero segnato un punto di non ritorno:

  • A causa del Triplice Intervento (1895) costituito da Francia, Germania e Russia, il Giappone dovette rinunciare ai suoi possedimenti nel Liaodong, nonostante gli spettassero di diritto visti i punti concordati con la Cina durante il Trattato di Shimonoseki del 17 Aprile 1895;
  • Nel 1897, la Russia non solo si appropriò della penisola cinese del Liaodong, ma avviò una serie di trattative affinché venisse installato un sistema ferroviario che da Port Arthur arrivasse fino alla città cinese di Harbin, con una seguente fortificazione del porto. Quest’ultima divenne poi una branca della ferrovia Orientale Cinese.

Dunque, sommariamente, tale porto a cui, in passato, ci si riferiva come Port Arthur, è stato non solo oggetto di contesa fra i due Imperi, ma sembra esser stato la causa trainante dell’intero conflitto russo-giapponese. La ripresa dell’ormai sottratto porto, rivestiva per il Giappone una funzione estremamente simbolica, visti i precedenti soprusi.

Per non incappare in possibili fraintendimenti, con l’assedio di Port Arthur non bisogna pensare alla battaglia di Port Arthur, che cominciò durante la notte del 9 Febbraio del 1904, da parte del Giappone senza una dichiarazione di guerra: fu dunque un attacco a sorpresa. Questa fu solo la prima fase del conflitto, perché il porto russo cederà ufficialmente il 2 gennaio del 1905, solo in seguito al famoso assedio, che comincerà il 1° agosto del 1904 chiudendo il sipario soltanto alla precedentemente anticipata caduta dello stesso porto.

Al momento dell’attacco, la 3ª Armata giapponese contava varie divisioni ed era guidata dal generale Nogi, vantando di una netta superiorità numerica rispetto alla fazione russa, che poteva però trarre beneficio dal supporto della Marina Imperiale Russa. Nonostante i tentativi di privare il generale russo Stessel’ della sua posizione di comando, quest’ultimo si ostinò a trainare la battaglia, ignorando la propria insubordinazione.

Scopriamo insieme quali sono state le fasi principali del conflitto.

1. Le due Orfane

In seguito al lento avvicinamento della fazione nipponica, tra Maggio e Luglio del 1904, l’assedio poté avere finalmente inizio.

I primi bombardamenti furono avviati il 7 Agosto del 1904, e i primi obiettivi erano due linee fortificate russe, chiamate Takushan (“Big Orphan”) e Hsuaokushan (“Little Orphan”). Così come ogni altro assalto, costò alle truppe giapponesi numerosi morti e feriti.

Alla fine, riusciranno a conquistare le due colline orfane, ma la controffensiva russa si rivelò altrettanto efficace con un fuoco di sbarramento e una diga che fece annegare numerosi soldati nipponici nel Ta.
Altro fattore a svantaggio della 3ª Armata furono pioggia e nuvole di fumo a causa degli spari. Tuttavia, fanteria e artiglieria giapponesi non si arrestarono, e riuscirono a far indietreggiare i russi dalle loro trincee, garantendo la conquista di Takushan e Hsuaokushan, rispettivamente il 7 e 8 agosto.

Naturalmente, come ci si aspetterebbe da un generale d’esperienza, la scelta di cosa conquistare o meno era legato ad un principio di matrice strategica. Quelle due colline servivano ad indebolire fortemente la resistenza russa e il monitoraggio nemico sul porto.

2. La Battaglia per la Quota 174

Quando nel 1894 i giapponesi invasero la Cina, potremmo dire che si trattò di una battaglia lampo, vista la rapidità nel concluderla. L’erronea assunzione che anche per l’assedio di Port Arthur sarebbe stato lo stesso, stravolse certamente le aspettative dell’Armata giapponese. Infatti, in vista della conquista di Quota 174, a cui sarebbe poi seguita la famosa Quota (o “Altopiano”) 203, Nogi ordinò un assalto frontale a causa di continue pressioni circa il concludere in fretta quel conflitto. L’alto costo di vite umane era, tuttavia, più che prevedibile.

Questo momento della battaglia fu davvero aspro, soprattutto per le linee russe, che a causa di mancati rinforzi e continue perdite, dovette lasciare Quota 174 ai giapponesi. Solo in questo assalto si contarono numerosissime vittime: circa 1700 per le truppe di Nogi e 1000 per i russi, guidati, qui, dal generale Tret’jakov. Segue la continua e faticata impresa di prendere il controllo di Forte Wantai, altra postazione fortemente strategica e finalizzata a destabilizzare le trincee russe.

Erano condizioni davvero precarie quelle che si sperimentavano nella fase di trincea: epidemia di malattie, quali dissenteria e scorbuto in carenza di vitamina C, e beriberi per i giapponesi. Stessel’, inoltre, più volte ammonì lo Zar in merito ad una mancanza di cooperazione da parte degli ufficiali della marina. Nonostante i già evidenti massacri e mietitura di soldati, il momento cruciale dell’assedio, che si era deciso di rendere prolungato (sotto decisione del generale giapponese), stava per cominciare.

Fino a quel punto né Nogi, né Stessel’ avevano realizzato l’importanza strategica di Quota 203: dalla sua sommità c’era la vista del porto non era ostruita e avrebbe permesso ai giapponesi (una volta conquistata) di dirigere il fuoco delle artiglierie contro la flotta riparata nel porto. Quanto osservato fu riportato all’attenzione di Nogi il 18 settembre durante l’ispezione del generale Kodama Gentaro, che intuì immediatamente che quella collina era la chiave della difesa russa.

3. Quota 203: la resa dei conti

Probabilmente il momento più emblematico dell’assedio di Port Arthur.

Il 20 settembre fu lanciato un attacco a tre punte contro Quota 203, ma i russi arrestarono le dense colonne di attaccanti con armi da fuoco, inclusi cannoni. L’attacco fallì e giapponesi vennero respinti, lasciando il terreno coperto di morti e feriti. La battaglia per Quota 203 continuò per diversi giorni, i giapponesi la conquistarono più volte solo per essere poi respinti dai contrattacchi russi.

Il 29 ottobre Nogi tentò nuovamente un assalto frontale contro Quota 203, che addirittura aveva intenzione di offrire in regalo all’Imperatore Meiji in occasione del suo compleanno. Ma fu un ulteriore fallimento. L’arrivo della Flotta russa del Baltico innescò paure e tensioni in Nogi, che comprese quanto dovesse essere repentino nell’abbattere le forze russe ancora protette nel porto: Quota 203 doveva essere conquistata.

Infine, alle 10:30 del 5 dicembre, dopo un altro massiccio bombardamento di artiglieria i giapponesi riuscirono a sopraffare Quota 203, catturando solo una manciata di difensori ancora vivi sulla sommità. I russi lanciarono due contrattacchi per riprendere la collina, entrambi i quali fallirono e finalmente Quota 203 era sotto un sicuro controllo giapponese. Dalla cima dell’altopiano gli osservatori giapponesi avevano la piena visuale del porto e potevano ora dirigere con chiarezza il fuoco degli obici contro la Flotta Russa del Pacifico.

Perché c’era anche questo: rinforzi via mare a favore dell’esercito russo erano in procinto di soccorrere i propri alleati, ma i giapponesi avanzarono affinché non vi fosse una tale preoccupazione che avrebbe potuto dare una svolta al corso degli eventi. I generali russi compresero che non ci fosse nient’altro da fare: il 31 dicembre 1904, su iniziativa di Stessel’ fu avanzata una decisa richiesta di resa del proprio esercito. Fu preso anche Forte Wantai, la resa fu accordata e i generali russi furono in seguito processati a San Pietroburgo.

Cos’altro aggiungere? Fu una battaglia, quella dell’assedio di Port Arthur, davvero brutale.

I giapponesi ufficialmente vinsero, ma a che prezzo? Tra le fila della 3ª Armata si contavano oltre 57.000 vittime, di cui 14.000 erano i morti e oltre 30.000 i malati. Quindi fu sì una vittoria, ma ad enormi spese. Gli uomini russi erano in inferiorità numerica, ma tra le loro fila si registrarono oltre 6.000 morti.

Un altro esempio degli orrori e la disperazione che la guerra porta con sé.

Fonte immagine in evidenza: Wikipedia

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