Le Ama: le leggendarie pescatrici in apnea del Giappone
Le Ama giapponesi sono delle custodi di una grande tradizione giapponese: la pesca subacquea in apnea. Il termine Ama si traduce letteralmente con donna del mare, e rappresenta nella tradizione giapponese una figura dalla storia antichissima, di circa duemila anni. Queste donne sono quindi famose per essere delle pescatrici, e le loro immersioni, oltre ad essere note per la ricerca di perle, vengono sfruttate anche per prendere alghe, polpi, ricci di mare, abaloni e ostriche. Oggi, questa figura così affascinante e misteriosa rischia di scomparire, ma il suo ricordo rimane vivo nella cultura e nell’immaginario collettivo giapponese.
Chi sono le Ama: storia e tradizione delle donne del mare
Le Ama sono pescatrici subacquee che si immergono in apnea per raccogliere perle, alghe e molluschi. Una tradizione che si tramanda da secoli, e che ha sempre visto le donne come protagoniste. In base alla zona in cui svolgono questo lavoro, si identificano con diversi nomi. Ad esempio, ad Okinawa sono chiamate Uminchu, mentre nella penisola di Izu sono chiamate Kaito. Nell’antichità, per le loro immersioni, le Ama indossavano solo un leggero panno, che copriva le parti intime, senza alcuno strumento per la respirazione sott’acqua. Questa pratica era dettata non solo dalla povertà, ma anche dalla convinzione che le donne fossero più adatte a questo tipo di lavoro, grazie a una diversa distribuzione del grasso corporeo che permetteva loro di resistere più a lungo al freddo. Con l’evolversi dei tempi, dal solo perizoma si è poi passati ad un intero abito bianco che le ricopriva dalla testa ai piedi. La tradizione le vuole vestite di bianco, poiché era una credenza comune che questo colore allontanasse gli squali.
Immersione in apnea: le tecniche e i segreti delle Ama
Le Ama sono abituate fin da bambine a vivere in simbiosi con il mare, sviluppando una straordinaria capacità di apnea. Sono donne abituate fin da bambine a vivere nel mare, delle vere e proprie sirene. Durante le loro immersioni, che possono durare circa un’ora e mezza, quando le pescatrici risalgono a galla per prendere fiato, emettono un fischio (ama isobue) simile a un lamento.
Il fischio: un richiamo ancestrale
Questo suono, chiamato anche “richiamo delle sirene”, è una tecnica di respirazione che permette alle Ama di recuperare le forze prima di immergersi nuovamente. Si tratta di un suono unico e suggestivo, che contribuisce a creare un’aura di mistero attorno a queste donne. Infatti, questo lavoro può durare fino all’anzianità, alcune tra le Ama più anziane avevano tra i settanta e gli ottant’anni. In tempi moderni anche le Ama si sono evolute e in alcune zone indossano la maschera, le pinne, la tuta da sub; anche se in questo modo la tradizione sta lentamente scomparendo. Oggi, le Ama sono sempre di meno, e la loro età media è piuttosto alta.
Le Ama nella cultura giapponese: letteratura, arte e cinema
La più antica menzione alle Ama la si può trovare nella raccolta poetica del Man’yoshu, in cui si trova un riferimento ad una remota pescatrice Ama delle isole di Okinawa. Nella letteratura moderna è Yukio Mishima, nel suo romanzo La voce delle onde ad accennare alla lunga tradizione delle Ama. Mishima, con la sua prosa elegante e raffinata, descrive la vita di queste donne, la loro forza e la loro profonda connessione con il mare.
Hokusai e “Il sogno della moglie del pescatore”: erotismo e leggenda
Uno dei più importanti esempi in cui vengono rappresentate le Ama, è la stampa ukiyo-e di Hokusai denominata Il sogno della moglie del pescatore. In giapponese questa stampa è chiamata Tako to ama che si può tradurre con I polpi e la ama. Fa parte di una raccolta di opere shunga (ossia di stampe erotiche) ed è stata pubblicata per la prima volta nel 1814. Hokusai nella sua opera, diventata la più famosa, ha ritratto una giovane pescatrice di perle intenta in un rapporto sessuale con due polpi.
La principessa Tamatori: una storia di amore, coraggio e sacrificio
Quest’opera, secondo alcuni studiosi, è stata ispirata dalla storia della principessa Tamatori, molto popolare nel periodo Edo. Tamatori è una giovane pescatrice di perle e si sposa con un uomo del Clan Fujiwara, il quale sta cercando una perla che gli è stata rubata dal Dio del mare. La donna per aiutare suo marito, si immerge fino al regno marino e ruba la perla, ma viene scoperta e per questo sarà inseguita dall’esercito marino del dio del mare, tra cui ci sono anche dei polpi. La povera donna morirà alla fine della storia, ma riuscirà a portare la perla al marito. Questa leggenda, intrisa di elementi fantastici e simbolici, testimonia l’importanza delle Ama nella cultura e nell’immaginario giapponese.
Okinawa e Izu: le diverse tradizioni delle pescatrici Ama
Come abbiamo visto, le Ama non sono tutte uguali. A seconda della regione in cui operano, il loro nome, le loro tecniche e le loro tradizioni possono variare. Ad esempio, le Uminchu di Okinawa sono note per la loro abilità nella pesca subacquea e per la loro profonda conoscenza del mare. Le Kaito della penisola di Izu, invece, si distinguono per le loro tecniche di immersione e per la loro resistenza al freddo. Queste differenze regionali arricchiscono ulteriormente il patrimonio culturale legato alle Ama, rendendo ogni comunità unica e speciale.
Il futuro delle Ama: tra modernità e salvaguardia della tradizione
Oggi, la tradizione delle Ama è minacciata da diversi fattori, tra cui l’inquinamento, i cambiamenti climatici e lo spopolamento delle aree rurali. È fondamentale preservare questo patrimonio culturale immateriale, non solo per il suo valore storico e antropologico, ma anche per il suo potenziale in termini di turismo sostenibile. Le Ama rappresentano un esempio di come l’uomo possa vivere in armonia con la natura, traendo da essa sostentamento senza danneggiarla. La loro storia ci insegna il rispetto per il mare e per le sue risorse, un valore quanto mai attuale in un’epoca di crescente attenzione alla sostenibilità ambientale. Tra i riferimenti culturali alle Ama, c’è anche il film Agente 007 – Si vive solo due volte, in cui appare una pescatrice di perle, interpretata dall’attrice Mie Hama.
Turismo e Ama: assistere alle immersioni in Giappone
In alcune località costiere del Giappone, è possibile assistere alle immersioni delle Ama e scoprire da vicino questa antica tradizione. Si tratta di un’esperienza unica, che permette di entrare in contatto con una cultura affascinante e di conoscere un aspetto del Giappone meno noto al grande pubblico. Ad esempio, nella baia di Ago, nella prefettura di Mie, ci sono ancora villaggi di Ama, e qui è possibile non solo osservare le donne durante le loro immersioni, ma anche degustare i frutti di mare appena pescati in apposite capanne, e ascoltare i racconti delle Ama, custodi di un sapere antico e prezioso.
Fonte immagine di copertina: Wikipedia
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