In TV, in radio e soprattutto nel dibattito politico italiano, si sente parlare spesso delle presenze straniere in Italia e di presunte ondate di migranti che premono sulle frontiere dell’Italia.
Stranieri in Italia è una sezione rivolta ai lavoratori stranieri che già si trovano in Italia, o che intendono entrare in Italia dall’estero, e desiderano trovare un’occupazione o intraprendere un’attività autonoma in Italia.
Le presenze straniere in Italia: alcuni dati
Secondo gli ultimi dati raccolti, le presenze straniere residenti in Italia sono oltre 5 milioni pari a circa l‘8% della popolazione residente, stimabili intorno alle 500/800.000 unità, comprese le acquisizioni della cittadinanza italiana (133.236), sempre più spesso a seguito di lungo residenza (42% dei casi nel 2021) .
Se si osserva la provenienza delle presenze straniere in Italia, vediamo che il 50% viene da altri paesi europei; quindi, la maggior parte dall’Unione Europea (un 30% contro il 20% degli extra-UE), il 22% viene dall’Africa, il 20% da Paesi Asiatici – di cui la metà dal subcontinente indiano – e il 7% dal continente americano.
Al livello educativo, possiamo dire che 1 studente su 10 è straniero: gli stranieri sono circa 872.360, oltre un decimo (10,6%) di tutti gli scolari in Italia, e più dei due terzi (67,5%, pari a 588.986) sono nati in Italia. Si tratta in tutto di 21.260 nuove iscritte presenze straniere, di cui la metà è costituita da studenti internazionali, ovvero da giovani che non provengono da percorsi scolastici in Italia, ma arrivano appositamente dall’estero per condurre gli studi accademici nel Paese.
Al livello di lavoro, anche quando è regolarmente impiegata, la manodopera straniera in Italia è spesso relegata a lavori precari, faticosi, sottopagati e rischiosi per la salute. Quasi due occupati stranieri su tre svolgono mansioni operaie o di bassa qualifica (il doppio rispetto agli italiani). Inoltre, tre lavoratori stranieri su quattro in Italia sono impiegati in aziende medio-piccole, per lo più a conduzione familiare, o presso le famiglie, come collaboratori domestici e badanti.
L’Italia occupa le presenze straniere in attività manuali e a bassa qualifica, da cui derivano retribuzioni inferiori; questa compressione dei salari ha ridotto, tra l’altro, anche la loro capacità di risparmio. Questo rigido modello di segregazione occupazionale influisce sulle condizioni di vita e di inserimento degli immigrati.
Che incidenza hanno i cittadini stranieri sulle popolazioni residenti nelle medio-grandi città italiane?
Appena il 9%. Tuttavia, le differenze non mancano: il centro urbano che registra la maggior presenza di stranieri, in rapporto alla popolazione, è Prato con il 21%, città che storicamente vede una forte presenza di immigrati provenienti dalla Cina. Ma vi sono anche altri centri come Milano, Piacenza, Brescia e Cinisello.
Altre città con più di 50.000 abitanti e largamente sopra la media sono Sesto San Giovanni (17%), Bergamo (17%), Parma (17%), Reggio nell’Emilia (16%), Padova (16%), Cremona (16%), Firenze (16%), Bologna (15%), Torino (15%) e Roma (13%).
Mentre nelle città con almeno 50.000 abitanti del Sud Italia e delle Isole l’incidenza delle presenze straniere sul totale degli abitanti è di molto inferiore alla media.
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