Le tre fasi del fascismo, scopriamo insieme quali furono.
Il fascismo è un movimento politico fondato nel 1919 da Benito Mussolini. Questo movimento si caratterizza come autoritario, nazionalista, razzista, anticomunista, autocratico e totalitario. Il termine fascismo deriva dai fasci littori che in epoca romana simboleggiava il potere di vita o di morte, e che per il movimento fascista veniva a sua volta considerato anche come simbolo di unione dei cittadini. Il movimento futurista fondato dieci anni prima da Filippo Tommaso Marinetti può essere considerato una sorta di precursore del fascismo. L’obiettivo del fascismo era la presa di potere e l’affermazione di una nuova classe dirigente.
Questo movimento può essere suddiviso in vari periodi, per la precisione, vengono riconosciute tre fasi del fascismo: vediamole insieme.
Le tre fasi del fascismo
1. Fase liberista
La fase liberista è la prima delle tre fasi del fascismo, iniziata nel 1922, a seguito della Marcia su Roma, quando Mussolini ottenne le redini del governo dopo le dimissioni del ministro Luigi Fratta. L’obiettivo di Mussolini, durante questa fase, era quello di arrivare al pareggio del bilancio italiano, a cui si è arrivati solo nel 1925 a discapito degli stessi cittadini italiani, che ritrovarono nelle loro mani un potere d’acquisto molto debole, tant’è che il valore della lira cominciò a crollare e il tutto fu compensato solo grazie al commercio con i paesi esteri.
2. Fase dirigista
È la seconda delle tre fasi del fascismo. A partire dal 1925 avvengono profondi cambiamenti all’interno del Partito Nazionale Fascista. Innanzitutto, l’assunzione delle colpe per il delitto Matteotti da parte di Mussolini era l’ultimo gradino al raggiungimento dell’ instaurazione della dittatura, e a partire da questo momento ogni libertà di stampa, parola e pensiero fu proibita, fu ripristinata la pena di morte e non poteva esistere nessun partito politico contrario al regime. Inoltre, Mussolini si dimise dalla carica di presidente del Consiglio e divenne primo ministro segretario di Stato, in modo da dover rispondere solo al re e non al Parlamento. La svalutazione della lira alla quale si era assistita durante la prima delle tre fasi ora sembra riprendersi grazie alla “quota 90”, un provvedimento che rendeva 90 lire equivalenti a una sterlina. Questo provvedimento giovò molto le industrie siderurgiche, metallurgiche e chimiche perché così potevano comprare le materie prime all’estero pagando poco, ma non andò bene ai settori agroalimentari e tessili che furono gravemente danneggiati.
3. Nazionalizzazione implicita
L’ultima delle tre fasi del fascismo si apre con un nuovo crollo economico causato dalla crisi economica del ’29, della quale inizialmente Mussolini non si preoccupava affatto poiché era convinto che essa non avrebbe mai toccato l’economia italiana. Al contrario, l’economia nazionale entrò nuovamente in una crisi profonda che obbligò Mussolini ad aumentare le tasse, e di conseguenza ad abbassare gli stipendi dei lavoratori italiani. Proprio a causa di tutti questi problemi di tipo economico, il governo Mussolini decise di non dare più importanza alla politica economica interna e di spostare la propria attenzione sulla politica estera, prima nella guerra d’Etiopia, poi nella guerra civile spagnola, al fianco del dittatore Francisco Franco, e infine al fianco di Adolf Hitler durante la seconda guerra mondiale. È proprio durante questa fase che in Italia si notano anche i primi segni di provvedimenti razzisti nei confronti degli ebrei, dando vita alla “questione ebraica“. Anche se in realtà Mussolini era contrario a tale questione, portata avanti prima da Adolf Hitler, dopo che una buona parte di ebrei italiani cominciò ad opporsi alle guerre in Etiopia e in Spagna, anche Mussolini cominciò a cambiare idea sugli ebrei, e nel 1938 pubblicò il Manifesto della razza, grazie al quale le leggi razziali furono successivamente promulgate. Dopo l’entrata in guerra nel 1940, il governo Mussolini cadde il 25 luglio del 1943, quando ormai le truppe italiane non riuscivano più a sostenere i ritmi della guerra, e lo stesso giorno Mussolini fu arrestato, dando spazio al governo Badoglio che, pochi giorni dopo, sciolse il Partito Nazionale Fascista.
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