Hans Memling, pittore del Quattrocento, è stato uno tra i principali maestri della seconda generazione della pittura fiamminga. Eleganza raffinata e malinconica sono le caratteristiche che meglio descrivono le opere da lui prodotte, ora conservate nei musei più importanti del mondo. Memling si pone come interprete della pittura fiamminga e la sua opera sembra riassumere l’intensa stagione artistica di Bruges, la città che egli adornò delle sue preziose opere.
Chi era Hans Memling? La nascita e l’esordio del pittore fiammingo
L’arte tardogotica del XV secolo è caratterizzata da fermenti di novità che si collocano in due aree geografiche ben precise: la Toscana e le Fiandre. Se da un lato l’arte rinascimentale si sviluppa alla corte dei Medici apportando delle rivoluzioni e delle innovazioni rispetto all’arte medievale, dall’altra la pittura fiamminga si manifesta come l’evoluzione della tecnica artistica precedente, ponendosi come obiettivo la conquista di un maggiore naturalismo.
Proprio nelle Fiandre – area geografica che contiene buona parte degli attuali Belgio e Olanda – nasce e si sviluppa la figura di Memling.
Molteplici furono gli artisti che segnarono questo periodo, primo tra tutti Jan Van Eyck, maggiore esponente della pittura fiamminga nonché inventore del genere.
L’innovazione fiamminga nella pittura ad olio si verifica non tanto per la composizione del colore quanto che per la tecnica della velatura. Strato dopo strato la superficie della tela bianca viene coperta da una pellicola semitrasparente che consente una gamma di colori e sfumature incredibilmente vasta. La stratificazione dei colori ad olio consente l’egregia realizzazione dei panneggi della stoffa, dell’epidermide, del cielo e del paesaggio.
È questo il presupposto per lo sviluppo della dote artistica di Hans Memling che fece tesoro del retroscena culturale, storico e artistico del luogo in cui operò per trarne la bellezza protagonista dei suoi quadri.
Memling nasce in Baviera, per la precisione a Seligenstadt, in un anno vicino al 1435. Si tratta di un completo sconosciuto fin quando egli si trasferisce nelle Fiandre. Le sue cifre stilistiche lasciano ritenere che egli fu allievo a Bruxelles di Rogier van der Weyden, pittore ufficiale della città e destinatario di commissioni dei duchi di Borgogna e dei re di Castiglia.
Dopo la morte del suo maestro, datata 1464, è certo che Memling si sia trasferito a Bruges. Si trattava del più importante centro commerciale e bancario dell’Europa nord-occidentale e di uno degli epicentri culturali delle Fiandre. La presenza di stranieri facoltosi, istituzioni religiose, ricche famiglie borghesi e membri della corte di Borgogna rese Bruges la città perfetta per Memling.
Quando egli vi giunse, la seconda generazione della pittura fiamminga vedeva in quel periodo il declino del celeberrimo Petrus Christus, meglio noto come Pietro Ghirista, pittore fiammingo di fama mondiale. In questo panorama Memling iniziò ad aggiudicarsi commissioni importanti e, dopo aver aperto un laboratorio tra i più versatili e attivi della città, diede avvio ad una vasta produzione di dipinti devozionali, favorito dalla loro crescente domanda.
L’ascesa dell’artista, da Bruges al mondo intero
Il banchiere fiorentino Angelo Tani, direttore del Banco Medici a Bruges, fu tra i primi committenti di Memling. Per lui fu realizzato il monumentale Trittico del Giudizio Universale. Sfortunatamente il vascello che conteneva l’opera diretta a Firenze fu depredato dai corsari e il dipinto finì a Danzica, dove si trova tutt’ora.
La fama di Memling arrivò a Firenze e in Italia, paese dal quale gli furono commissionati molti ritratti. Questo artista fu tra i primi pittori ad usare il paesaggio come sfondo, un elemento che divenne molto di moda nel Rinascimento italiano.
Il Dittico di Maarten van Nieuwenhove (1487), conservato all’ospedale di San Giovanni di Bruges, include uno dei ritratti più accurati del pittore. Il committente è dipinto in un interno mentre prega e dirige il suo sguardo alla Madonna con il Bambino dipinti nella parte sinistra del dittico. La Vergine è però dipinta non come una visione ma piuttosto come una presenza reale; per rendere questo effetto Memling la raffigura riflessa nello specchio in fondo alla stanza del committente, fornendo così anche un’informazione in più per comprendere bene lo spazio del dipinto.
Oltre che per i ritratti il pittore è noto ance per la sua raffinata pittura di narrazione. Il più notevole di questi quadri è il trittico che una volta fungeva da pala d’altare per l’Ospedale di San Giovanni. Nella tavola centrale del trittico è dipinto il Matrimonio Mistico di Santa Caterina, considerato un punto di arrivo della ricerca di Memling per la ricchezza dei dettagli e l’interrelazione che intercorre tra i personaggi.
Paragonando i trittici di Memling con quelli di altri pittori contemporanei si può vedere come egli fosse solito rompere lo schema delle tre tavole per creare uno scenario di insieme e una relazione tra i personaggi.
Altri trittici da ricordare sono il Trittico dell’Adorazione dei Magi, il Compianto e la Sepoltura di Cristo e il Reliquiario di Sant’Orsola, composto da sei dipinti che adornano la cassa e tra cui spiccano delle dettagliatissime riproduzioni dei paesaggi di Colonia.
Nella sua ultima fase artistica Memling assistette all’indebolimento delle Fiandre rispetto alla precedente stagione commerciale e artistica. Di riflesso il suo stile si cristallizzò su spazi sempre più simmetrici ed ordinati e raffigurazioni umane prive di accenti drammatici. Il suo linguaggio fu molto più misurato. La morte lo colse in circostanze non pervenute nell’anno 1494.
Immagine: La passione di Cristo, Hans Memling, 1470