Lina Wertmüller, era una figura influente nel mondo del cinema, ed è rinomata per i suoi contributi unici come regista e sceneggiatrice. La carriera di Wertmüller abbraccia diversi decenni e comprende una vasta gamma di film che sfidano le norme sociali ed esplorano temi complessi. Ha iniziato come assistente alla regia con Federico Fellini. Il suo stile distintivo integrava elementi di commedia e dramma, spesso affrontando questioni politiche attraverso la lente delle relazioni personali. Questa dualità non solo arricchiva le sue narrazioni, ma la posizionava anche come pioniera del cinema femminista.
Era rilevante la sua capacità di fondere umorismo con toccanti commenti sociali. Le sue innovative tecniche di narrazione e le audaci esplorazioni tematiche hanno ispirato le generazioni successive di registi.
Mettendo in primo piano le prospettive femminili e sfidando i tradizionali ruoli di genere, ha contribuito in modo significativo alle discussioni sulla rappresentazione delle donne nel cinema. Lina Wertmüller rimane una figura vitale la cui eredità continua a risuonare negli studi cinematografici di tutto il mondo.
Dal 1995 io ho vissuto per diversi anni a Roma e quando mi trovavo nei pressi di Piazza del Popolo quasi sempre mi recavo a casa di Lina Wertmüller in una stradina laterale appena dietro la piazza. Conoscevo Lina perché aveva firmato delle bellissime prefazioni a due miei libri fotografici: ‘Napoli Donna’ in cui scrisse delle napoletane: “e le sue figliole sono come lei (Napoli) di sapienza antica”, e l’altro mio libro ‘Roma nostra’. In questo appartamento su due livelli Lina spalanca sempre le sue porte soprattutto a chi era napoletano. Amava Napoli e le sue tradizioni. Tra un piano e l’altro c’era una accogliente scala di legno e salendo, a destra sulla parete, mi colpiva sempre un bellissimo, enorme ritratto su tela di San Gennaro fine ‘600, sicuramente attribuibile a Francesco Solimena o a qualcuno assai vicino a lui. Puntualmente con un mezzo sorriso e un’aria complice e sorniona, dopo un po’, la domanda era sempre la stessa:
“Ma le vuoi due pizzelle?”
Sembrava non aspettasse altro che il mio consenso. Ogni volta ordinava delle pizzette con pomodoro, mozzarella e una foglia di basilico, calde e profumatissime. A casa sua erano immancabili. Credo che erano il suo piatto preferito. Così, in una di queste mie visite, le chiesi se potevo farle un ritratto. Mi feci dare uno dei tantissimi e famosissimi suoi paia di occhiali bianchi, andammo sul terrazzo per avere uno sfondo omogeneo e io cominciai a scattare. Lei sorrideva mentre la inquadravo perché non capiva bene cosa facessi con quegli occhiali che mantenevo con la mia mano sinistra avanti all’obiettivo.
Quando dopo qualche giorno le portai la foto mi disse:
“Ma la foto è agli occhiali o a me? Ah, sì, certo… siamo una cosa sola”, e sorrise compiaciuta.
Grande donna.
Augusto De Luca