Lingue native americane: un patrimonio in estinzione

Lingue native americane: un patrimonio in estinzione

Le lingue native americane, anche conosciute come lingue indigene o amerindie, un tempo popolavano il vasto territorio del Nuovo Mondo fino all’arrivo degli europei. L’impatto della colonizzazione fu devastante, non solo per le popolazioni indigene, ma anche per le loro lingue.

Diversità linguistica: un mosaico di lingue e famiglie

Queste lingue native americane hanno una grande diversità linguistica e oggi si contano circa 60 famiglie linguistiche principali, alle quali vanno aggiunte molte altre lingue isolate, per un totale di diverse centinaia di lingue parlate in tutto il continente americano. Si stima che, prima dell’arrivo degli europei, in Nord America si parlassero più di 300 lingue diverse, raggruppabili in circa 29 famiglie. Tra le famiglie linguistiche più diffuse, si possono citare: l’algonchina, l’irochese, la siouan, l’uto-azteca, la na-dene e la salishan.

Colonizzazione e genocidio: le cause del declino delle lingue native

Secondo molti esperti, le lingue native americane sono a rischio estinzione. Questo perché, a seguito della colonizzazione degli europei nel continente americano, molte persone hanno smesso di parlare la propria lingua nativa per adattarsi a quelle nuove come, per esempio, l’inglese e lo spagnolo, ma anche il francese e il portoghese. La colonizzazione ha avuto un impatto devastante sulle lingue native americane, attraverso guerre, massacri, deportazioni, malattie e l’imposizione forzata della lingua e della cultura dei colonizzatori.

Orange Shirt Day: ricordare per non dimenticare

In Canada esiste un evento annuale che si celebra il 30 settembre, chiamato Orange Shirt Day (Giornata della maglietta arancione). Una giornata che serve a ricordare centinaia di bambini indigeni morti nelle scuole residenziali, ovvero una rete di collegi per gli indigeni canadesi, per riflettere sul trauma causato e sulle orribili conseguenze per bambini e comunità indigene, per ricordare il loro dolore, ma anche per portare avanti la cultura e le lingue native americane. L’obiettivo di queste scuole residenziali era quello di allontanare i bambini indigeni dalla propria cultura, dalla propria lingua e dalla propria religione, dicendo loro cosa sia giusto e cosa sbagliato. Ma perché si parla di Orange Shirt? La sopravvissuta Vivian Timmins ha raccontato in diverse interviste che in queste scuole residenziali ai bambini indigeni veniva portato via qualsiasi cosa li legasse alla propria comunità indigena, poteva essere una maglietta o qualsiasi oggetto che rappresentasse la loro identità. La maglietta arancione è diventata il simbolo di questa giornata in ricordo di un episodio avvenuto nel 1973, quando a una bambina indigena di nome Phyllis Webstad fu confiscata la sua maglietta arancione nuova il primo giorno di scuola.

Le lingue native americane oggi: tra sopravvivenza e rivitalizzazione

Cosa n’è rimasto delle lingue native americane oggi? A prescindere da tutto, negli Stati Uniti è ancora possibile incontrare comunità indigene che parlano le lingue native americane. Sono circa 350.000 le persone che parlano le lingue indigene. Questa cifra è stata data dall’American Community Survey che ha condotto una ricerca tra il 2009 e il 2013.

Le lingue più parlate: Navajo e Yupik

Più precisamente, le lingue parlate sono circa 150, chiaramente alcune vicine all’estinzione. E quali sono le lingue indigene più parlate ad oggi? La lingua nativa americana più parlata è la lingua navajo (circa 170.000 parlanti), diffusa soprattutto in Arizona, Nuovo Messico e Utah. La seconda è, invece, la lingua yupik (circa 20.000 parlanti), parlata in Alaska. Questo, però, non toglie che a seguito della colonizzazione la lingua ufficiale parlata anche dalle comunità indigene sia l’inglese.

Iniziative per la salvaguardia delle lingue native

Molte associazioni hanno creato delle organizzazioni e programmi per far sì che questo patrimonio non vada perso per sempre. Tra queste, si può ricordare la Native Languages of the Americans, un’associazione non profit il cui obiettivo principale è quello di permettere la sopravvivenza delle lingue native americane anche grazie all’utilizzo di internet. Negli ultimi anni, si stanno moltiplicando gli sforzi per rivitalizzare le lingue native americane, attraverso programmi di educazione bilingue, la creazione di materiali didattici e l’uso delle nuove tecnologie per la documentazione e la diffusione di queste lingue.

La perdita delle lingue native: un danno culturale inestimabile

Ecco qual è la maggior preoccupazione delle comunità indigene: hanno paura, la propria lingua, la propria religione e la propria cultura viene strappata dalle loro mani, com’è accaduto in passato e anche questa volta la storia si sta ripetendo a discapito delle minoranze. Con la perdita di molte lingue native americane sono andate perse anche molte opere di letteratura orale mai riprodotte su carta. Quindi, ciò che si perde non è solo la lingua, ma qualsiasi cosa legata ad essa. L’insediamento degli europei nelle terre degli indigeni ha portato questo patrimonio di lingue verso l’estinzione attraverso guerre, atrocità e il genocidio dei nativi americani, che da un giorno all’altro si sono ritrovati senza casa, senza terra e quasi senza nemmeno una lingua propria. L’estinzione delle lingue native americane è la dimostrazione dell’orrore provocato dagli europei non appena hanno messo piede nel nuovo continente. La scomparsa di una lingua rappresenta una perdita irreparabile per l’intera umanità, in quanto con essa svanisce un patrimonio unico di conoscenze, tradizioni, canti, storie e modi di vedere il mondo.

Fonte immagine: Pexels

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