“Troncato d’oro e di rosso”. È così che la scienza araldica descrive lo stemma della città metropolitana di Napoli. Si tratta di uno scudo diviso in due orizzontalmente e colorato di oro e rosso. La nascita di questo stemma è ancora in dubbio e con esso lo sono anche i significati di alcuni degli aspetti che lo caratterizzano. Un’origine incerta, dunque, avvolta ancora oggi da un alone di mistero e fascino.
Cos’è l’araldica: storia e regole di una disciplina antica
Quando si descrive la composizione di uno stemma lo si sta “blasonando“. La blasonatura descrive quindi uno stemma civico utilizzando il dizionario e le regole dell’araldica. La blasonatura segue un ordine preciso e rigoroso, utilizzando una terminologia specifica e complessa, frutto di secoli di tradizione.
L’araldica è proprio la disciplina che riguarda gli stemmi e si interroga sulla loro storia, con origini e sviluppi, fino al decadere del loro uso. L’araldica è anche una materia con regole ben precise riguardo la forma e le proporzioni, le forme, le figure e gli ornamenti. Si tratta di un codice complesso, che permette di identificare con precisione la famiglia o l’ente rappresentato dallo stemma.
Nel XII secolo apparvero alle feste e ai tornei delle persone dagli abiti lunghi e colorati che assolvevano le funzioni che sarebbero state prese un giorno dagli araldi. Questi uomini portavano gli inviti ai forestieri, eseguivano ambasciate e si occupavano di regolare i tornei. All’epoca erano chiamati garzoni, poi scudieri ed infine araldi; questa figura acquistò sempre più importanza, tanto che gli araldi erano scelti tra i nobili o nobilitati. Questi uomini indossavano una divisa con un abito ampio che arrivava al ginocchio ed era ornata sul fronte e sul retro dallo stemma del signore che rappresentavano. Era un modo per identificare immediatamente l’appartenenza e il rango dell’araldo.
Uno dei compiti degli araldi era lavorare con gli stemmi, esaminando minuziosamente le figure sulle armi, gli elmi e gli scudi dei partecipanti al torneo e assicurandosi che fossero conformi alla famiglia rappresentata. Gli araldi conoscevano quindi le regole della disciplina e ricordavano numerosissimi stemmi familiari. Sono stati proprio loro a tramandarci le storie e le caratteristiche degli stemmi tramite libri e taccuini, preziosissime fonti di informazioni per gli studiosi moderni.
Uno dei temi principali dell’araldica è lo stemma. La parola stemma viene dal greco e significa benda, corona e in particolare corona d’alloro. Siccome le corone venivano usate per onorare gli antenati, con i Romani lo stemma passa a significare albero genealogico, stirpe. In seguito, per analogia, furono detti stemmi anche le tessere di forma circolare su cui erano segnati i nomi degli avi. Nel Medioevo per estensione si iniziarono a chiamare stemmi anche gli scudi portati dai familiari nei tornei, simboli di appartenenza e di identità familiare.
Nel XIX secolo si credeva che gli stemmi avessero origine antichissima nei popoli dell’antica Grecia e dell’antica Roma. Oggi è opinione comune che essi siano derivati dalle bandiere o dai drappi degli eserciti medievali, periodo in cui si sviluppò proprio l’araldica. Una volta, i vessilli militari consistevano in una lunga asta in cima alla quale era collocato un simbolo rappresentato plasticamente. Sotto questo simbolo era spesso attaccata una stoffa assai costosa. Ad un certo punto si iniziò a ricamare il simbolo sulla stoffa stessa, un modo per rendere ancora più visibile e riconoscibile l’insegna. Solo in seguito le figure e i colori passarono sugli scudi e sugli abiti, dando vita agli stemmi come li conosciamo oggi.
Il più celebre dei vessilli è sicuramente la croce dei crociati che era di colore diverso a seconda della provenienza dei guerrieri: rosso per i francesi, bianco per gli inglesi, verde per le fiandre, giallo per i tedeschi. Ogni colore aveva un suo preciso significato simbolico e identificava immediatamente la nazionalità del combattente.
Lo stemma della città di Napoli: analisi araldica
Lo stemma è dominato dalla presenza di uno scudo sannitico diviso a metà. Si tratta del comune scudo francese moderno, di forma rettangolare e con gli angoli inferiori stondati. Al centro, in basso, c’è una punta formata da due archi di cerchio. Questo scudo è usato frequentemente anche nell’araldica spagnola. è una forma a noi familiare perché è lo stesso scudo che troviamo nell’araldica civile e militare italiana nelle dimensioni ufficiali di 9×7 moduli, proporzioni che garantiscono una buona leggibilità e un’estetica equilibrata.
Lo scudo nello stemma partenopeo è diviso in due metà: la parte superiore è d’oro, quella inferiore di colore rosso. Questa divisione, detta “troncato”, è una delle partizioni più semplici e diffuse nell’araldica. I colori, oro e rosso, sono tra i più utilizzati e hanno un forte valore simbolico.
Sullo scudo campeggia una corona particolare. È la cosiddetta “corona muraria” – o “corona turrita” – che era utilizzata come simbolo di onorificenza nella Repubblica e nell’Impero Romano. Un tempo questa corona esprimeva il massimo grado di valore militare e spettava al primo uomo che avesse scalato le fortificazioni nemiche. Ecco perché questa corona è caratterizzata dalla presenza di cinta muraria e torri, elementi che richiamano le fortificazioni cittadine.
Nell’araldica la corona muraria è simbolo di province, città, comuni ed enti militari, a seconda di come è composta. Nel caso della città Napoli la corona è caratterizzata da 8 punte – di cui solo 5 visibili – a forma di torre e da 8 porte – di cui solo 5 visibili – con due cordonate a muro sui margini, a sostegno delle torri riunite dalle mura. La corona muraria, dunque, simboleggia l’autonomia e la forza della città.
Lo stemma appare anche sul gonfalone, il drappo rettangolare appeso all’asta verticale. Il gonfalone di Napoli è descritto come “Troncato d’oro e di rosso, caricato dello stemma civico, con l’iscrizione in oro “Comune di Napoli”. Il gonfalone è un importante simbolo civico, utilizzato nelle cerimonie ufficiali e nelle manifestazioni pubbliche.
I colori dello stemma di Napoli: ipotesi e leggende
Diverse leggende tentano di spiegare il perché dei colori dello stemma della città di Napoli. La più diffusa di queste vuole che oro e rosso sono stati i colori con i quali vennero accolti in città l’imperatore Costantino I e sua madre Elena nell’anno 324 d.C., anno in cui la popolazione si convertì dal paganesimo alla religione Cristiana. I due colori potrebbero alludere proprio al culto del Sole e della Luna che si professava in quel momento in città. Chiaramente ci risulta difficile immaginare il rosso associato alla luna, ma alcuni affermano che il caldo colore cromatico ricorda i colori della luna all’alba, una spiegazione suggestiva ma non supportata da fonti storiche certe.
Secondo altre ipotesi i colori rosso e oro potrebbero risalire alle lotte combattute dal Ducato di Napoli contro il Principato di Benevento. Il rosso e l’oro potrebbero quindi rappresentare i colori delle due fazioni contrapposte in questo conflitto, un’ipotesi plausibile ma che necessita di ulteriori conferme storiche.
Ancora, i colori dello stemma di Napoli potrebbero discendere dallo stemma degli Aragonesi: le famose barre d’Aragona. In realtà sono stati trovati dei documenti antecedenti, di origine Angioina, che potrebbero anticipare ulteriormente la nascita dello stemma. Nel documento “Regia carmina” del secolo XIV, un panegirico in onore di re Roberto d’Angiò, troviamo una miniatura in cui un vessillo porta due insegne: la bandiera della casa reale di Francia e una più piccolina divisa in due colori, rosso e oro. Inoltre, rosso e oro erano i colori della chiesa cattolica di cui gli Angioini erano i paladini contro l’Impero. Questa ipotesi collegherebbe quindi lo stemma di Napoli alla dinastia angioina e al suo legame con la Chiesa.
Gli altri simboli di Napoli: dal cavallo alla corona turrita
Il cavallo è un simbolo che è molto utilizzato nella città di Napoli; fu utilizzato anche sulle monete dopo Federico II, a metà del XIII secolo. Ritroviamo il simbolo del cavallo nello stemma della provincia di Napoli, a testimonianza del forte legame tra la città e questo animale, simbolo di forza e nobiltà.
Durante altre epoche sono stati utilizzati altri stemmi o simboli per rappresentare la città. Ad esempio, durante la Repubblica Napoletana del 1647, al centro dello scudo fu aggiunta una lettera P come simbolo di supremazia del Popolo, che poi divenne C per Civitas, a sottolineare il carattere civico e repubblicano del governo cittadino.
Nel 1866 fu invece abbandonato l’uso di sovrapporre allo stemma la corona ducale, in ricordo dell’omonimo ducato, per utilizzare invece una corona turrita – attuale – come simbolo di indipendenza municipale della città. Un cambiamento significativo, che sancisce il passaggio da una città legata a un potere feudale a una città autonoma e moderna.
Durante il fascismo allo stemma della città di Napoli fu affiancato il fascio littorio. Caduto il regime e cancellati i suoi simboli, si tornò allo stemma precedente, eliminando ogni riferimento al periodo fascista.
Come alternativa più attuale allo stemma, abbiamo invece il logo del Comune di Napoli, raffigurato dalla società Vpoint vincitrice del concorso indetto nel 2005. Da quell’anno il logo del comune presenta lo stemma con una grafica più minimal e asciutta, e in più il simbolo di un’onda in color ciano e la scritta “Comune di Napoli”, un’immagine moderna e dinamica che si affianca allo stemma tradizionale.
Curiosità: al sito di Araldica Civica è possibile trovare tutti gli stemmi civici, bandiere, gonfaloni e sigilli, catalogati per livelli e in più una raccolta di araldica ecclesiastica. Un’utile risorsa per approfondire la conoscenza dell’araldica e dei suoi simboli.
Fonte immagine: Comune di Napoli