Ljudmila Petruševskaja: lo stile e l’opera letteraria

Ljudmila Petruševskaja: lo stile e l'opera letteraria

Nel panorama della letteratura russa contemporanea l’opera di Ljudmila Petruševskaja è facilmente riconoscibile. Gli scritti di questa autrice dallo stile laconico ma efficace evocano il suo senso di frustrazione, ma anche il suo spirito di resilienza, negli anni più bui della storia sovietica.  Nata a Mosca nel 1938, ella ha vissuto durante uno dei periodi di forte censura e repressione politica, distinguendosi poi  come una delle voci più influenti e originali della sua generazione.

Gli inizi 

Ljudmila Petruševskaja è una delle scrittrici sovietiche rimaste a lungo “inedite”. Sebbene sia diventata famosa alla fine degli anni Ottanta, iniziò ad approcciarsi alla scrittura già dalla fine degli anni Sessanta, ma solo pochi dei racconti e delle fiabe di questa prima fase letteraria furono effettivamente pubblicati. Infatti, i  redattori di riviste e di case editrici sovietiche/russe consideravano i suoi racconti troppo pessimistici. Per di più, veniva etichettata come una delle autrici della  cosiddetta chernuha , la “prosa nera“, che raccontava i lati negativi della società sovietica, temi che non potevano essere affrontati liberamente.

Lo stile

L’opera di Ljudmila Petruševskaja si distingue per la sua franchezza e il suo realismo spietato. Le sue storie, spesso ambientate nella sua città natale, a Mosca, descrivono con forte immediatezza la vita nel mondo sovietico, oltre che sulle dinamiche di potere nella società russa, offrendone una visione piuttosto ‘disturbata’ in termini psichici. Petruševskaja si riferisce con molta crudezza a quegli anni bui e disagianti, mettendo in rilievo come la vita difficile di quel periodo condizionasse visivamente gli individui anche sul piano psicologico. Non a caso, le sue storie sono spesso pervase da un senso di disillusione e disperazione, ma sono anche intrise di una sorta di ironia beffarda.

La prosa

La prosa di Ljudmila Petruševskaja, pur trattando spesso la materia dell’onirico e del fantastico, è sempre visceralmente reale ed è un viaggio che ripercorre le sue esperienze autobiografiche: Petruševskaja ha raccontato una prima infanzia straziante trascorsa in case famiglia, per strada e, successivamente, in appartamenti comuni. Afferma in La ragazza dell’hotel Metropole (edito in italiano da Brioschi, 2019) che proprio durante quel periodo si guadagnò il soprannome di “fiammifero moscovita” a causa della sua magrezza.

I racconti brevi

Oltre ai romanzi, l’opera di Ljudmila Petruševskaja è anche nota per i suoi racconti brevi, che spesso affrontano temi simili con riferimenti alla sfera dell’horror e del soprannaturale, rendendo l’autrice una delle esponenti più interessanti dello stile del Realismo magico. I suoi racconti sono stati tradotti in numerose lingue ed esercitano un’influenza duratura sulla letteratura contemporanea. Einaudi ha pubblicato una serie di questi racconti nella raccolta C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina del 2016. Brevi, concise, intense e inquietanti, queste storie abitano il confine tra il mondo terreno e quello soprannaturale, un luogo dove la misericordia e la vendetta esistono, ma sembrano dimorare soltanto nei sogni tormentati dei protagonisti.

Nonostante il successo internazionale e il riconoscimento da parte della critica, soprattutto negli Stati Uniti, l’opera di Ljudmila Petruševskaja ha mantenuto un profilo relativamente basso nella scena letteraria russa, forse per una serie di fattori “politici”, tra cui il suo stile narrativo molto diretto, spesso risultato controverso in madrepatria, mai pienamente apprezzato e valorizzato, o comunque compreso, dal pubblico russo. Può inoltre essere interessante osservare come la sua decisione di affrontare temi cupi e dolorosi, insieme alla sua franchezza nel trattare argomenti tabù della cultura e della società sovietica, hanno contribuito a renderla una figura ulteriormente controversa all’interno della comunità letteraria russa, nonostante l’innegabile rilevanza delle sue opere all’interno del panorama letterario contemporaneo russo. Il suo lavoro continua a offrire una prospettiva della realtà di quegli anni che è pienamente diversificata dai racconti nostalgici che caratterizzano alcune testimonianze del periodo sovietico. Ma la spontaneità e l’autenticità della sua scrittura non può che provocare infinite riflessioni su una vasta gamma di temi, tra cui molto spesso di carattere psicologico e introspettivo.

Fonte immagine: copertina del libro C’era una volta una donna che cercò di uccidere la figlia della vicina, pubblicato per Einaudi nel 2016

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