Lo Yubitsume: il rituale autolesionistico della yakuza

Lo Yubitsume: il rituale autolesionistico della yakuza

Molti ambiti della cultura giapponese sono caratterizzati dalla grande presenza di rituali di ogni genere, dalla celebre cerimonia del tè al seppuku, il suicidio associato alla classe samuraica. Persino nel mondo della criminalità organizzata, che in Giappone è denominata yakuza o boryokudan, esistono atti rituali specifici di tale mondo. Uno di questi è lo yubitsume. Ma cos’è e da dove ha origine? Scopriamolo insieme in questo articolo!

 

Definizione

Con yubitsume (指詰め, letteralmente “accorciamento del dito/delle dita”) si definisce l’atto rituale di auto-amputazione delle falangi o di un dito intero, solitamente il mignolo di una mano. Esso viene compiuto all’interno delle organizzazioni criminali della yakuza come gesto estremo simbolico per espiare una colpa o per esprimere le proprie scuse nei confronti di un superiore e l’intero gruppo. Lo yubitsume è anche indicato con l’espressione yubi wo tobasu (指を飛ばす, che in italiano è traducibile come “far volare le dita”). Esso può essere volontario o involontario: nel primo caso, il membro del gruppo si auto-punisce e decide autonomamente di ricorrere allo yubitsume, mentre nel secondo caso la persona è obbligata a mutilarsi in seguito ad un ordine.

Origini dello yubitsume

Si stima che tale pratica sia nata all’interno dei gruppi di bakuto, scommettitori ed emarginati itineranti dell’epoca Tokugawa, i quali sono spesso indicati come gli antenati delle odierne organizzazioni yakuza. I bakuto introdussero lo yubitsume come metodo di punizione più “leggera”, che non includesse quindi la morte o l’espulsione dalla banda di appartenenza, per coloro che non pagavano i debiti accumulati o i membri che si macchiavano di offese. Evitare di subire lo yubitsume non soltanto preservava i bakuto dal subire un dolore atroce e affrontare brutte infezioni, ma era di fondamentale importanza anche in previsione di eventuali duelli. Infatti, il taglio del dito mignolo avrebbe potuto mettere in serie difficoltà un combattente, poiché senza di esso la presa sull’elsa della spada sarebbe risultata meno stretta e salda e dunque i nemici avrebbero considerato il bakuto debole e dipendente dalla protezione del proprio capo. Anche in epoca moderna, un membro di un clan yakuza con i mignoli amputati finirebbe in svantaggio nei combattimenti corpo a corpo o con l’utilizzo di armi da fuoco. Alla luce di ciò, lo yubitsume sarebbe da considerarsi riflesso della necessità, o meglio del dovere, di rispettare un complesso codice morale e di regole al fine di salvaguardare anche la propria capacità di autodifesa.

Il rituale

Come già descritto in precedenza, lo yubitsume può essere attuato in diverse circostanze e in base ad esse anche il dito tagliato è definito con nomi differenti. Quando il mignolo è amputato volontariamente per risolvere un conflitto e la persona che si sottopone allo yubitsume non è colpevole di alcuna offesa, esso è chiamato ikiyubi (“dito vivo”); nel caso in cui lo yakuza decida di mutilarsi per evitare una punizione più severa, il dito è definito shinuyubi, quindi “dito morto”. La procedura dello yubitsume più diffusa comincia con la stesura di un piccolo panno su una superficie piana, su cui poi viene posizionata la mano sinistra della persona con il palmo rivolto verso il basso. Generalmente, le armi utilizzate sono piccoli coltelli molto affilati o tantō e il dito è tagliato appena sopra la prima nocca. La parte recisa è poi avvolta in un fazzoletto (spesso di seta) e donato al capo clan (chiamato oyabun 親分 o kumichō 組長), che di solito supervisiona l’evento con altri membri dell’organizzazione.

Lo yubitsume oggi

Contrariamente a quanto si possa credere o a quanto mostrato da serie tv o altri media, lo yubitsume è raramente praticato al giorno d’oggi per soddisfare il desiderio della yakuza di rendersi meno visibile e riconoscibile agli occhi della società e delle forze dell’ordine. In sostituzione, le forme di punizione ora vanno dalle sanzioni pecuniarie, il taglio dei capelli, carcere temporario, all’espulsione dai gumi, ma non sono escluse, tuttavia, ritorsioni più violente e sanguinarie, come il linciaggio e ovviamente la morte per le offese più gravi. Secondo alcuni reports dell’agenzia di polizia giapponese e il professor Abe Toshikazu del St. Luke’s International Hospital di Tokyo, oggi molte persone che si sottopongono allo yubitsume ricorrono all’anestesia e spesso si recano in ospedale per essere operati e riattaccare le parti di dita amputate. Ad esempio, Abe ha riportato il caso di un uomo di 51 anni appartenente ad un gruppo yakuza che si era presentato necessitando di soccorso medico a seguito del proprio yubitsume. Il paziente, stando alle parole di Abe, era stato obbligato ad ingoiare la porzione tagliata per dimostrare che non avrebbe in seguito tentato di riattaccarla in ospedale.

 

Immagine di copertina: Wikipedia

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A proposito di Sara Napolitano

Ciao! Sono Sara, studentessa iscritta al terzo anno del corso di laurea Lingue e Culture Comparate presso l'università "L'Orientale" di Napoli. Studio inglese e giapponese (strizzando un po' di più l'occhio all'estremo Est del mondo). Le mie passioni ruotano attorno ad anime, manga, libri, musica, sport, ma anche natura e animali! Da sempre un'irriducibile curiosa.

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