Miliardi di persone nel mondo hanno la fortuna di non aver mai vissuto sulla propria pelle l’orrore di una guerra; altri non hanno questo privilegio, e sono costretti a mettere da parte sogni, obiettivi e felicità in attesa di un futuro migliore. Con le seguenti poesie sulla guerra – alcune famose altre meno – s’intende rafforzare la consapevolezza che vede nella pace non un traguardo e una conquista fine a se stessa ma una condizione da rinnovare giorno dopo giorno attraverso le nostre azioni.
Poesie sulla guerra: le nostre 6 proposte
San Martino del Carso
Di queste case
non è rimasto
che qualche
brandello di muro
Di tanti
che mi corrispondevano
non è rimasto
neppure tanto
Ma nel cuore
nessuna croce manca
È il mio cuore
il paese più straziato.
Valmorbia
Valmorbia, discorrevano il tuo fondo
fioriti nuvoli di piante agli asòli
Nasceva in noi, volti dal cieco caso,
oblio del mondo.
Tacevano gli spari, nel grembo solitario
non dava suono che il Leno roco.
Sbocciava un razzo su lo stelo, fioco
lacrimava nell’aria
Le notti chiare erano tutte un’alba
e portavano volpi alla mia grotta.
Valmorbia, un nome, e ora scialba
memoria, terra dove non annotta.
Io vado, madre
Io vado, madre.
Se non torno,
sarò fiore di questa montagna,
frammento di terra per un mondo
più grande di questo.
Io vado, madre.
Se non torno,
il corpo esploderà là dove si tortura
e lo spirito flagellerà,
come l’uragano, tutte le porte.
Io vado…madre…
Se non torno,
la mia anima sarà parola …
per tutti i poeti.
Di Abdulla Goran, poeta curdo.
Poesie sulla guerra, altre proposte
Fino a quando avrò
Fino a quando avrò pochi palmi della mia terra!
Fino a quando avrò un ulivo…
un limone…
un pozzo…un alberello di cactus!
Fino a quando avrò un ricordo,
una piccola biblioteca,
la foto di un nonno defunto… un muro!
Fino a quando nel mio paese ci saranno parole arabe…
e canti popolari!
Fino a quando ci saranno un manoscritto di poesie,
racconti di ‘Antara al-’Absi
e di guerre in terra romana e persiana!
Fino a quando avrò i miei occhi,
le mie labbra,
le mie mani!
Fino a quando avrò… la mia anima!
La dichiarerò in faccia ai nemici!
La dichiarerò… una guerra terribile
in nome degli spiriti liberi
operai… studenti… poeti…
la dichiarerò… e che si sazino del pane della vergogna
i vili… e i nemici del sole.
Ho ancora la mia anima…
mi rimarrà… la mia anima!
Rimarranno le mie parole… pane e arma… nelle mani dei ribelli!
Di Samih al-Qasim, poeta palestinese.
Promemoria
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola,
a mezzogiorno.
Ci sono cose da far di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
orecchie per sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
Di Gianni Rodari.
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più di un elefante.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
Fonte immagine per l’articolo “Poesie sulla guerra: le nostre 5 proposte” Pixabay