Parafrasando le parole della Treccani, artigiano è “chi esercita un’attività (anche artistica) per la produzione (o anche riparazione) di beni, tramite il lavoro manuale proprio e di un numero limitato di lavoranti, senza lavorazione in serie, svolta generalmente in una bottega“. Una professione che, dopo essere stata il centro dell’economia per svariati secoli, si è ritrovata a fare i conti con consumatori sempre più impazienti e disposti a sacrificare anche la qualità in nome della quantità. Nonostante tutto, l’artigianato resiste, soprattutto nei piccoli centri; ancora oggi, centinaia di borghi portano avanti la propria tradizione artigiana, organizzando spesso feste e sagre per la loro promozione. Un esempio di questi è proprio la bottega di Maestro Vincenzo.
A Pomigliano d’Arco, in provincia di Napoli, c’è chi dell’arte dell’artigianato ne ha fatta una missione di vita. Si tratta di Maestro Vincenzo, per tutti Mastu Vicienz’, considerato l’essenza dell’arte calzolaia pomiglianese. A 96 anni, dopo oltre 70 anni di attività, ha smesso definitivamente di progettare, creare e realizzare scarpe, continuando tuttavia ad aprire la bottega e a farla vivere. Maestro Vincenzo racconta con orgoglio e tanta emozione la sua storia, dagli inizi in versione dopolavoro fino al vero e proprio innamoramento per il mestiere, seguito dai decenni d’oro in termini di popolarità e soddisfazione personale.
Si tratta degli anni ’60, dove il benessere derivante dal boom economico si riflette, come uno specchio, nel viavai di persone che affolla la bottega di artigianato di Maestro Vincenzo per comprare un paio di scarpe fatte a mano e dunque uniche. Ancora oggi, nel laboratorio regnano sparsi progetti e modelli per ricordare il passato che fu. A distanza di quasi tre quarti di secolo, l’artigiano novantaseienne continua ad associare l’arte calzolaia a un moto passionale, un sentimento viscerale che non scema nel tempo ma si autoalimenta diventando più intenso. Per decenni Maestro Vincenzo ha immaginato, creato bozze su carta, scelto pelli e infine realizzato scarpe. Tutto con la propria mente e mani, con una soddisfazione immensa per ogni risultato finale. Un’arte complessa quella dell’artigianato, genuinamente lenta, che ci ricorda la direzione in cui dovremmo prendere la vita.
L’artigianato, che abbraccia una lunga serie di arti, da quella calzolaia come quella di Maestro Vincenzo a quella sartoriale, passando per la falegnameria o la liuteria, è il settore che più ha risentito della liberalizzazione del commercio mondiale e dunque del processo di globalizzazione. Le importazioni da Paesi che producono in serie, e dunque a costi ridotti (sacrificando spesso la qualità), hanno dirottato la domanda interna dei beni, rendendo impopolare agli occhi del consumatore l’artigianato. Tuttavia, negli ultimi anni si è registrata una breccia nella tendenza che ha dominato gli ultimi tre decenni: la sensibilizzazione verso la produzione e il consumo sostenibili. Il maggiore interesse si è manifestato nei confronti della moda artigianale, che si intreccia con l’arte della riparazione. Due fenomeni necessari per contrastare la deriva della fast fashion, settore cresciuto durante gli anni della pandemia alle cui spalle si nascondono però sfruttamento dei lavoratori e inquinamento.
Fonte immagine in evidenza e nell’articolo Maestro Vincenzo: archivio personale