Marchesini: teorie della traduzione e strategie traduttive

Marchesini: teorie della traduzione e strategie traduttive

Nel saggio Teorie della traduzione e strategie traduttive, Giancarlo Marchesini si interroga sull’efficienza delle teorie traduttive: secondo lo scrittore, i traduttori non seguono delle regole precise ma è un lavoro prettamente individuale, dunque, sarebbe più corretto parlare di strategie traduttive.

Marchesini affronta la questione della traduzione letterale (source-oriented) e traduzione libera (target-oriented). Lo scrittore critica, in particolare, quella che secondo le teorie della traduzione, viene definita traduzione libera.

 A prescindere dalla libertà che si ha nel non tradurre il testo parola per parola, il traduttore in realtà deve seguire comunque il contenuto del testo originale, così da non compromettere il messaggio che si vuole trasmettere al lettore. Dunque, definisce il traduttore, in questo caso, limitato in quanto vincolato dal contenuto e dalla forma (che potrebbe trasmettere un messaggio).

Tra i vari tipi di traduzione libera, Marchesini fa riferimento a quella che è definita la traduzione sopra le righe in cui il traduttore dice qualcosa in più rispetto al testo originale: ciò accade nel doppiaggio cinematografico.

In questo campo, il traduttore deve cercare di adattare il testo al labiale e di inserirci anche tantissimi elementi come musiche o rumori che caratterizzano la scena. Quando manca un lavoro attento in questo settore, vi è la possibilità di compromettere il prodotto di partenza. Un esempio è ciò che è accaduto a molti titoli di opere.

Ciò succede anche quando il traduttore non recepisce il messaggio che l’originale vuole trasmettere. In questo caso, non avendo conoscenze pregresse, il traduttore agisce in base alle proprie conoscenze, sbagliando nell’intento e apportando informazioni nuove, e che in realtà il testo di partenza non intende dare.

Ci sono altri casi in cui il traduttore manipola il testo per permettere al lettore di comprendere al meglio il contenuto. Spesso avviene quando bisogna seguire delle regole grammaticali precise, in cui si deve riformulare la frase affinché sia corretta. Oppure a livello concettuale con espressioni metaforiche, detti, proverbi tipici della lingua di partenza.

Marchesini definisce questo tipo di libertà della traduzione come libertà vigilata, in cui il traduttore propone delle ipotesi traduttive: se l’ipotesi trova giustificazione in tutto il testo allora segue tale ipotesi, in caso contrario, se ne formula una nuova fino a confermarne una. Dunque, il fatto che non esista una specifica strategia traduttiva limita il traduttore, portando Marchesini a definire la traduzione libera come libertà vigilata.

Il discorso, in realtà, è ripreso da un precedente studio di Jiří Levý che propone delle istruzioni sul processo traduttivo. Nella prima si definiscono le alternative di traduzione e nella seconda si sceglie una delle alternative. In questo caso, Levý sostiene che è un processo che permette di definire la traduzione libera, in quanto, il traduttore ha una possibilità di scelta, ma questa libertà è comunque vigilata, poiché, il traduttore deve comunque scegliere delle alternative che cambiano in base all’intenzione del testo, limitando il suo operato.

Fonte immagine: Freepik

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