L’intellettuale Mario Bambea conquista il web, e sono sempre più numerosi coloro che riflettono su una figura così enigmatica e interessante al tempo stesso.
Dov’è Mario (Bambea)?
La serie si compone di quattro puntate, scritte da Guzzanti e Mattia Torre e dirette da Edoardo Gabbriellini, trasmesse lo scorso maggio, di martedì. Più che una commedia, quella di Guzzanti è stata definita una “serie lunga” e sul web c’è chi ha definito Mario Bambea “un insopportabile intellettuale di sinistra”, altri invece lo hanno adorato, o meglio, in realtà impazzivano per Bizio, l’altra faccia della medaglia, il comico coatto che, tra le altre cose, nutre un profondo odio per i centri commerciali.
Mario Bambea, interpretato da Corrado Guzzanti, è l’alter ego di Bambea, un rozzo comico romano ironico e tremendamente volgare, reduce da uno sdoppiamento della personalità, che si palesa a seguito di un incidente stradale. Secondo la dinamica, probabilmente a causa di un improvviso colpo di sonno, l’intellettuale Mario Bambea, rimane vittima di un incidente stradale, mentre rincasava, dopo un convegno.
Bambea non è esclusivamente un intellettuale, la sua figura racchiude in sé, anche l’identità del filosofo, del politico, dello scrittore e anche dell’opinionista, naturalmente polemico.
Un uomo molto intelligente, considerato di sinistra, a tratti insopportabilmente coerente, troppo, in crisi con se stesso e con i propri ideali, quelli in cui con convinzione crede ma che al contempo sono pressoché labili, specchio della società culturale attuale.
Dopo l’incidente in cui è coinvolto, Bambea, entra in coma, anche se non si sa per quale preciso motivo, gli amici (o presunti tali) lo credono già morto, come se fosse assente.
Trascorso relativamente poco tempo, l’intellettuale pignolo e polemico, si risveglia, ma deve fare i conti con un aspetto ben radicato nel suo ego, qualcosa che non poteva considerare, Bizio.
Il personaggio dal nome buffo, rappresenta la sua perfetta contrapposizione, tutto ciò che egli in realtà non è, o meglio, probabilmente crede di non essere. I suoi atteggiamenti, considerati strani dalla famiglia, vengono fuori di notte, quando Fabrizio, ossia Bizio Capoccetti, girovaga per Roma, nelle vesti di un comico notevolmente apprezzato.
Naturalmente tutto ciò prende vita da una patologia nota, ossia, lo sdoppiamento della personalità, con la quale, l’amato e odiato protagonista, oramai scisso in due entità diverse, deve fare i conti.
Un particolare da non sottovalutare, all’interno di questa vera e propria commedia dai toni intellettuali e dalle sfumature socio-culturali, è che solo Dragomira, l’infermiera che segue la riabilitazione di Mario Bambea, è a conoscenza della doppia vita dell’intellettuale e prova a tenerla nascosta, soprattutto agli occhi dell’opinione pubblica.
Una vera e propria “commedia sociale”
Una commedia pungente con un protagonista altrettanto tale, sia nelle sue vesti “normali”, sia tramutato in ciò che probabilmente non è mai venuto fuori della propria personalità.
Per la caratterizzazione dell’intellettuale, nel corso delle riprese, tra il mondo intellettuale e quello comico, più dispersivo e ovviamente meno serio, i critici hanno notato una possibile somiglianza fisica (non voluta e del tutto casuale) con Vittorio Sgarbi, che rende il personaggio ancor più complesso, seppur inserito all’interno di una commedia.
Ricordiamo che la commedia è sempre un genere amato e particolarmente d’effetto, colpisce e coinvolge il pubblico, che impara a familiarizzare con i personaggi, nella maggior parte dei casi genuini, puri e senza troppe pretese.
Grazie al personaggio di Mario Bembo, Guzzati, costruisce un’identità che piace, calata in una sfera bidimensionale, che riprende i caratteri propri dell’epoca in cui viviamo. Culturalmente è come se quasi sempre ci fosse un dualismo, anche nella stessa ideologia politica che molti professano di avere, lo sdoppiamento è tipico.
Ed infatti, l’intento della commedia è proprio quello. Sdoppiare le due identità, per mostrarne le caratteristiche, e per aiutare a comprendere che spesso dietro ad un’apparenza rigida e noiosa, si nasconde in realtà, qualcos’altro.
Guzzanti crea, attraverso quattro episodi di circa quaranta minuti ciascuno, una netta divisione tra la figura dell’intellettuale, che crede di rivolgersi esclusivamente ad una casta, e il comico, che senza troppi peli sulla lingua, spiega la società in cui vive, con battute di varia natura. In una visione complessiva della commedia, appare chiaro che oltre al tema dello sdoppiamento, l’autore riesce a sottolineare anche il profondo malessere dato dalla distanza che intercorre tra l’assetto politico e la società. Il pensiero preponderante è quello di non capire quanto detto dagli intellettuali e quindi non impegnarsi affinché si possa in qualche modo comprendere. Ciò è l’incarnazione del personaggio di Mario Bambea, che con pensieri e citazioni altolocate, senza mai sbagliare un verbo, un periodo, con una sensibile “r” moscia, riesce a distanziarsi dal mondo comune, in modo presumibilmente inconscio, secondo il tipico atteggiamento da studioso altezzoso, e in quello che sembra un incidente (in realtà potrebbe essere un tentativo di suicidio) viene fuori la parte che egli stesso considerava peggiore, quella pronta a dire le cose come stanno.
Dunque, personalità a confronto e tanti, tantissime opposizioni, in una commedia nella quale bisogna ricordare, così come ha ribadito più volte l’autore che: “Mario Bambea non è un mostro, è un intellettuale che ha bisogno di tempo”.
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