Massacro di Nanchino: l’eccidio dimenticato

Massacro di Nanchino: l'eccidio dimenticato

Massacro di Nanchino: l’eccidio perpetrato più di 80 anni fa dal Giappone e che ad oggi in pochissimi conoscono.

Mentre il Tribunale di Tokyo, che con la sentenza emessa il 12 novembre 1948 condannò molti criminali di guerra, giudicati di Classe A, a morte o condannati con pene di detenzione di varia durata, nello stesso periodo, in altre città giapponesi e asiatiche (per esempio Yokohama) vennero istituiti tribunali per giudicare crimini classificati come Classe B. Tra questi crimini figurano quelli commessi da militari in battaglia o contro i civili ed il popolo, e crimini di Classe C, ossia i crimini contro l’umanità (classe istituita per condannare i reati dei nazismi contro gli ebrei).

Per quanto riguarda i crimini giapponesi, la cosa non fu mai chiara, nonostante molti criminali (circa 6000) furono comunque condannati.

Tra questi crimini, figura vivo e vivido il Massacro di Nanchino.

Di cosa si parla quando sentiamo nominare il Massacro di Nanchino?

Massacro di Nanchino: l'eccidio dimenticato
Fonte: Wikipedia

Nanchino è una città della Cina orientale, che è stata anche capitale a lungo durante il Regno Wu.

Dal 1927 essa era stata nuovamente eletta come capitale della Repubblica cinese e così fu per tutto il decennio successivo (conosciuto come Decennio di Nanchino), fino a quando arrivò l’esercito giapponese.

Il 13 dicembre del 1937, le truppe dell’esercito giapponese sotto chiaro ordine di Uccidere tutti i prigionieri, entrano a Nanchino, perpetrando uno degli eccidi più orribili della storia dell’umanità.

La seconda guerra mondiale sarebbe scoppiata soltanto due anni dopo, ma nel frattempo era in atto un ennesimo scontro, il secondo, sino-giapponese. 

Se il Terzo Reich viene ritenuto responsabile in generale di tutti i crimini contro l’umanità, questo eccidio è invece tutt’oggi un oscuro e assurdo capitolo della storia mondiale. Il Massacro di Nanchino conta circa 300mila vittime, di cui si dice che unendo proprio le mani di questi caduti si sarebbe potuta raggiungere una distanza di circa 200 chilometri, tanto da unire Nanchino con un’altra città cinese (Hangzhou).

Il Massacro di Nanchino è tutt’oggi un argomento controverso, simbolo di un Giappone che, a distanza di più di ottant’anni, ancora non si è del tutto redento, privando la memoria di quelle vittime di una scusa pubblica o anche solo del parlare di ciò che fu.

Sì, perché il Massacro di Nanchino è tutt’ora omesso dai libri di storia giapponese, i quali, dall’epoca della dittatura militare, sono stati abilmente manomessi con il fine di indirizzare e plasmare le menti dei giovani (stesse tattiche usate poi anche dal nazionalsocialismo).

Proprio le forze armate, che erano al potere al tempo, rispetto all’imperatore che invece deteneva solo un potere nominale, vennero anche accusate di aver preso parte in qualche modo a questo massacro.

Il motivo cardine di questi ordini verso l’esercito giapponese nei confronti della popolazione cinese è riconducibile, ugualmente a tutti i provvedimenti presi poi da Hitler, ad una questione di odio razziale.

I cinesi erano visti come una razza inferiore che doveva essere dunque sterminata anche in onore dell’imperatore giapponese, perché nulla vi era di più nobile che morire per lui.

Nanchino fu presa d’assalto senza preavviso, dapprima bombardata (nel settembre del 1937) ove anche un campo profughi venne preso di mira e sterminato da queste bombe, e, successivamente, nel dicembre 1937 iniziò poi l’assedio.

Un esercito composto da circa 240mila soldati giapponesi affrontò il misero esercito cinese che ne contava a mala pena 80mila. Fu una battaglia persa a priori, nonché un massacro premeditato ed annunciato.

Nonostante fu proposta, all’esercito cinese, la possibilità di arrendersi e anche di una tregua di un giorno, il generale Chiang-Kai-Shek rifiutò categoricamente, segnando così l’epilogo di Nanchino e lo sterminio di migliaia di civili.

L’esercito giapponese perpertrò brutali azioni nei confronti di civili, membri dell’esercito e contro qualsiasi cosa si muovesse, avvalendosi anche della libertà di entrare in case, banche e negozi, dando così vita all’orribile Massacro di Nanchino.

Le seguenti e brutali azioni, furono eseguite sotto l’ordine dell’uccidere tutti i prigionieri di guerra, i quali dovevano essere giustiziati:

  • Vennero istituite gare di decapitazione dei prigionieri;
  • Seppellivano vivi i prigionieri o li lasciavano legati dalla cinta in su al fine di farli sbranare dai cani;
  • Prigionieri fucilati e gettati nelle acque del Fiume Azzurro;
  • Prigionieri legati ad alberi e trafitti con spade e baionette;
  • Nel fosso dei diecimila cadaveri, furono gettati circa 12mila corpi;
  • Le donne, vittime indifese della brutalità dell’esercito giapponese, furono quelle a subire la pena peggiore, perché di fronte ad una morte rapida per fucilazione o decapitazione, a loro spettò quella più orribile di tutte. Si è stimato che circa 80mila donne furono vittime in quello che oggi è conosciuto come lo stupro di Nanchino. Esse vennero dapprima violentate e, solo successivamente, uccise nei modi più brutali.

Solo dopo quaranta giorni di barbarie innominabili, il generale Iwane Matsui arrivato a prendere il posto del suo predecessore, rimase orribilmente spaventato dallo spettacolo che gli si parò davanti agli occhi. Denunciò, inutilmente, i 300 ufficiali che si occuparono di compiere il Massacro di Nanchino, ma fu ben presto trasferito, con il fine di insabbiare il tutto.

Nessuna ripresa video fu fatta del Massacro di Nanchino, perché il governo giapponese vietò categoricamente l’accesso alla zona, se non dopo che fu ripulita dai cadaveri riversi per le strade e i palazzi distrutti dai bombardamenti.

Massacro di Nanchino: l'eccidio dimenticato
John Rabe (Fonte: Wikipedia)

L’unico corridoio umanitario che si venne a creare, con a capo, ironicamente, un tedesco nazionalsocialista di nome John Rabe, che diede asilo politico ai cinesi in fuga dall’eccidio.

Ad oggi, se gli studenti sono consapevoli di cosa sia, a grandi linee,  l’Olocausto perpetrato durante la seconda guerra mondiale e sono anche a conoscenza di chi sia e di cosa abbia vissuto Anne Frank, del Massacro di Nanchino, nessuno conosce invece i volti o i nomi delle vittime e dei carnefici.

Fonte immagine di copertina: Wikipedia

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